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EX DG SAMP A FV, Il mio incontro con Commisso...

di Luciana Magistrato


Rocco Commisso potrebbe finalmente approdare nel calcio italiano dopo tanti tentativi, tra cui quello di prendere la Sampdoria ai tempi di Mantovani, nel 2000. In America, negli uffici del magnate italo-americano, andarono l'allora dg doriano (ora agente di calciatori tra cui i viola della Primavera Dutu e Longo) Emiliano Salvarezza e l'esperto di finanza Nick Volpi per trattare l cessione. Proprio Salvarezza racconta in esclusiva a Firenzeviola.it i ricordi di quell'incontro con il probabile futuro proprietario della Fiorentina: "Parliamo ovviamente di 20 anni fa, le premetto, ed io e Volpi andammo in America dopo che funzionari dell'advisor Chase erano stati a Genova per studiare la documentazione. Noi avevamo anche inviato un'informativa e arrivati nel New Jersey dove allora c'era Mediacom, fummo praticamente interrogati su tutto. Questo per dirle che le persone, anche molto giovani, di cui era circondato Commisso erano molto competenti ed avevano studiato tutto nei particolari".

Come fu l'accoglienza?
"Ci misero subito a nostro agio e il clima fu molto informale, ma nel senso che ci trovammo di fronte a persone meno 'ingessate' di quanto ci saremmo aspettati allora e molto alla mano ma, ripeto, molto preparate dal punto di vista tecnico-finanziario e per fortuna Volpi, lo stesso che aveva redatto il memorandum, fu in grado di rispondere su tutto. Anche Rocco Commisso era ovviamente presente".

Che impressione le fece il magnate italo-americano?
"Fu molto cordiale e già allora mi fece un'impressione positiva, di persona non presuntuosa o snob, ma entusiasta e appassionata di calcio. Ovviamente non entrò nei particolari tecnici ma presenziò alla riunione. L'advisor incaricato tra l'altro ne aveva un'opinione molto alta".

Allora forse la quotazione in borsa o altri impedimenti non permisero a Commisso di prendere la Samp, ora pensa che sia pronto?
"Per quanto riguarda Rocco Commisso, essendo passati 20 anni da quell'incontro, non so dirglielo in realtà. Non voglio entrare nello specifico e parlando più in generale penso solo che le proprietà americane hanno un business model diverso dal nostro e ormai consolidato, avanti come marketing e comunicazione in particolare, ma non sempre adattabile in Italia, dove si punta più al risultato. Parlo in generale, sia chiaro, ma quando i contesti sono diversi non sempre la concentrazione di queste proprietà è sugli stessi aspetti nostri".