FOSCHI A FV, PROTOCOLLO DA BUTTARE: MODELLO BUNDES. CHIESA VIA? COLPO DI ROCCO
Ripartenza della Serie A col freno a mano tirato. Insomma, una ripartenza all’italiana. Il Governo con il protocollo emanato ieri ha dato il via libera per la ripresa degli allenamenti collettivi a partire dal prossimo 18 maggio ma i paletti posti all’interno della documentazione girata ai club del massimo campionato stanno incontrando più di una perplessità all’interno dell’ambiente calcistico. Per parlare di questo ed altro, Firenzeviola.it ha chiesto un parere ad un dirigente di lungo corso come Rino Foschi, ex direttore sportivo di - tra le altre - Verona e Palermo.
Direttore Foschi, la convince il protocollo emanato dal Governo?
“Premetto una cosa: io sono sempre stato contrario alla ripartenza del calcio in Italia. La vedevo come una cosa affrettata ed ingiusta, contrariamente a quanto sostiene Lotito. In situazioni come quella che stiamo vivendo il mio primo pensiero va alle scuole e alle fabbriche che sono ancora chiuse. Poi se mi chiede se il protocollo mi ha convinto, le rispondo di no”.
E perché?
“Perché in base alle norme che sono state poste non mi pare che ci sia tanta voglia di ripartire. Ma si immagina cosa accadrebbe se durante la stagione forse trovato un calciatore positivo? Dovrebbe essere messa in quarantena tutta la squadra e l’intera stagione andrebbe di nuovo a rotoli. La soluzione migliore è fare come ha deciso la Germania, ovvero isolare soltanto l’atleta o il membro dello staff che risulta positivo e proseguire, altrimenti non ne caviamo le gambe. Questo protocollo non va preso in considerazione, servono regole meno ferree. Le faccio un esempio…”
Prego.
“Se in una fabbrica un operaio viene contagiato, tutti dipendenti della fabbrica vengono messi in quarantena? Oppure soltanto l’operaio sta 14 giorni a casa per guarire? Ecco, lo stesso principio dovrebbe essere usato nel calcio”.
Crede che eventualmente la Serie A possa concludersi nell’arco di un mese e mezzo e basta?
“La vedo molto difficile, se il campionato ripartirà è solo per una questione di interesse economico, sennò non ci sarebbe altro motivo. Le dico la verità, a me non piace il calcio fatto così, con i giocatori costretti a farsi il tampone ogni tre giorni e senza pubblico sugli spalti. In questi due mesi a casa mi sono riguardato tante partite del passato e mi è venuta molta nostalgia: a quel tempo i presidenti erano davvero appassionati, spendevo i soldi di tasca propria senza guardare agli introiti televisivi. Mettiamoci una mano sulla coscienza: fermiamoci e pensiamo a come programmare in modo serio la stagione 2020/21”.
Che idea si è fatto del lavoro svolto fino ad oggi non Rocco Commisso a Firenze?
“Conosco bene il proprietario viola, così come il suo braccio destro Barone, poiché entrambi erano interessati qualche anno fa all’acquisto del Palermo ed io ero in stretto contatto con loro: era quasi tutto fatto ma poi alcune cose non quadrarono e Commisso disse di no. Sicuramente Rocco vuole fare qualcosa di importante ma il punto di svolta saranno le strutture. Lo stadio nuovo per il presidente americano è fondamentale”.
Crede che la Fiorentina riuscirà a tenere Chiesa in estate?
“È molto difficile, le dico la verità: se Chiesa resterà, Commisso farà un colpo per la città ma se dovesse essere ceduto Commisso farà un colpo per se stesso perché con i soldi che otterrà riuscirà a costruire una grandissima squadra”.
E del suo ex allenatore Iachini cosa pensa, Foschi? Merita una riconferma?
“Non potrei mai parlare male di un amico come Beppe, che per me è quasi un figlio. Iachini è un allenatore particolare che in corsa ha sempre fatto bene e anche a Firenze la sua mano si è vista, però se la Fiorentina ha intenzione di confermarlo deve seguire alla lettera quelle che sono le sue idee di calcio. Spero tanto che resti, ma non so se è un intoccabile”.