HAMRIN JR: "A Gud il paragone deve far piacere. Dura rimanga nove anni in viola. Uccellino? Spero resti un nomignolo unico"
Fonte: A cura di Andrea Giannattasio
Da Mutu a Baggio, da Robbiati fino a Kurt Hamrin. Proprio il mitico "Uccellino" è il giocatore a cui più di tutti Gudmundsson è stato accostato in queste ultime 48 ore dopo la doppietta su rigore di domenica contro la Lazio. Il figlio del calciatore svedese, tifoso viola e domenica allo stadio insieme alla moglie, durante la sfida con i capitolini ha avuto un brivido nel vedere quel biondo toccare con naturalezza il pallone in mezzo al campo come il padre. Ai microfoni di FirenzeViola.it Piero Hamrin si è espresso così sul confronto tra l'islandese e il padre: "Credo che ad Albert debba far piacere un paragone del genere, così come ha fatto felice me. È un paragone importante non sono due rigori che possono stabilire se farà quello che deve fare papà a Firenze. Spero per la Fiorentina che possa avere altre domeniche così. Quando Gudmundsson è entrato io e mia moglie non ci siamo detti nulla ma entrambi abbiamo avuto la stessa sensazione. E cioè che ci fosse una qualche somiglianza tra Albert e papà. Mi riferisco ai movimenti in campo, semplici e senza finte, e alla conformazione fisica. Mio padre aveva un bel “sederotto“ e cosce scolpite come quelle dell’islandese, tratti fisici che non gli hanno mai impedito di muoversi in velocità. Dai movimenti si vede che questo è un calciatore, lo si vede immediatamente".
Anche i calzettoni abbassati e i tratti nordici lo fanno somigliare a suo padre
"Chissà che quel look non se lo sia studiato. Mi ha sorpreso questa scelta: non si usa più portare i calzettoni abbassati, è un qualcosa di anacronistico. Barak li portava un po' così e Nico Gonzalez. Lo rende molto somigliante effettivamente. Anche il movimento, ho rivisto dei filmati di papà e mi sembra anche lui una persona alla vecchia maniera. Molto semplice nel gioco e questo lo rende molto somigliante.Ma in effetti anche quello era un tratto tipico che rendeva speciale il grande Kurt".
Il ruolo li differenzia?
"Lui gioca con il numero di Giancarlo ma è molto differente da Antognoni. Papà era un'ala destra. Sicuramente non è una mezzala classica, è qualcosa nel mezzo tra la prima punta e il centrocampista. Ha il senso del gol, un pochino come Rivera che, dei tempi di mio padre, era una mezzala che segnava. Comunque è un ruolo che ultimamente è un pochino scomparso".
Sul rigore suo padre come si sarebbe comportato?
"Non credo che fosse la sua specialità. Se li doveva tirare li batteva sicuramente. Palladino lo avrà definito rigorista e lui ha dimostrato di essere una persona decisa. Poi ovviamente poteva farlo tirare anche a Kean che aveva fatto una gran gara. Ovvio che Kean con un rigore poteva far crescere la sua autostima".
Il soprannome "Uccellino può essere adattato anche a Gudmundsson?
"Spero che resti un nomignolo unico nella storia viola. Quella di ribattezzarlo così fu un’intuizione di un giornalista, Pegolotti, che intravide in papà un modo di correre simile al volo d’uccello. Confido che Albert possa guadagnarsene un altro altrettanto famoso. Chi non è preso in causa magari potrebbe valutare meglio la cosa. Ieri ha dimostrato grandi qualità e prontezza di riflessi. Ha caratteristiche di rapidità anche di cervello. Non saprei che nomignolo dargli ma sarebbe strano se ci fossero due uccellini".
Si spera che possa far godere Firenze anche solo la metà di suo padre
"Le bandiere non esistono più e il fatto che Albert sia del ’97 mi fa pensare che sarà dura che riesca a stare nove anni in viola come papà. Però mai dire mai: spero che faccia almeno quattro anni al top e ci faccia rimpiangere di essere arrivato con un po’ di ritardo".