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L. FOSCHI A FV, DALLE CHIAMATE DI ANGELONI A FIRENZE: VI RACCONTO IL BIMBO MALEH

di Dimitri Conti

La notizia è ufficiale da qualche ora: Youssef Maleh è un nuovo giocatore della Fiorentina. Il centrocampista, che arriva dal Venezia, rimarrà però in laguna fino al termine della stagione, dove sarà reintegrato in rosa. Per conoscere meglio punti di forza e debolezze del neo-gigliato, noi di FirenzeViola.it abbiamo contattato in esclusiva Luciano Foschi, suo ex allenatore ai tempi del Ravenna: "Complimenti alla Fiorentina, io l'ho conosciuto che era un bimbo a Ravenna. In quel momento Angeloni (oggi responsabile del settore giovanile viola, ndr) era ds del Venezia e mi ha chiamato per delucidazioni su questo ragazzo: gli dissi che per me era importante ma ancora molto giovane. Gli ho detto di tenerlo in considerazione perché ne valeva la pena: egoisticamente avevo paura che me lo portasse via, ma un mese dopo mi ha richiamato, stava crescendo in modo esponenziale e giocava solo perché era più forte degli altri, non per le quote.

Fu una bella stagione per voi...
"Facemmo un gran campionato, uscimmo ai playoff senza perdere neanche una partita. Felice che Valentino poi mi abbia ascoltato, l'anno dopo a Venezia, in B, ha dimostrato di non subire la categoria: anzi, l'ha aggredita. La sua grande forza è la voglia di emergere e sono convinto che farà la stessa cosa in Serie A, andrà a mangiarsela. Maleh l'opportunità se la divora".

Ci racconta pro e contro?
"Punti di forza ne ha diversi, intanto sa fare le due fasi che per noi allenatori è la cosa più importante. Partecipa costantemente, in quella difensiva non lo perdi: gioca per la squadra, è attento tatticamente e ha un bel piede mancino... Il piede destro è invece il suo tallone d'Achille. Nelle gambe ha molta forza, e riesce a raspare, è bravo nell'uno-contro-uno, anche difensivo. Grinta ne ha da vendere, poi ovviamente ha anche l'ingenuità del giovane che esce in aggressione senza pensare che a volte è meglio temporeggiare, ma fa pari con la quantità. Non molla mai, è un determinato: è anche molto curioso, ricordo tutte le cose che mi chiedeva. Quando succede vuol dire che si ha voglia di migliorarsi, non è uno di quelli che pensano di sapere tutto. Ancora oggi mi scrive, e potrebbe essere mio figlio: sono cose che mi fanno riconoscere, oltre all'educazione per cui c'è da complimentarsi coi genitori, le sue doti. Quando uno lo vede si innamora, perché è uno che non molla mai e per questo piace molto alla gente. Non mi stupirebbe vederlo titolare inamovibile dopo dieci partite: la sua vera, grande forza è nella settimana, che in allenamento sembra sempre che siano finali di Champions. Non sono stupito che sia arrivato così in fretta in Serie A".

Cosa gli consiglia per Firenze?
"Di non sentirsi arrivato, di vedere questa opportunità come un punto di partenza. Capisco che quando subentrano tanti soldi ci sono molti discorsi... Non gli voglio dare consigli tecnici: le uniche cose che gli ho spiegato io gli hanno permesso di salire, ora è giusto che ascolti chi ha certe esigenze. Deve prendere Firenze come un punto di partenza, perché per me può diventare anche da Nazionale: mi hanno sempre insegnato che è giusto ambire al massimo e deve farlo pure lui".