.

MARANGON A FV, DAVIDE, SOLO GRAZIE: ORA C'È UN FILO ROSSO COI VIOLA. LA BUSTINA DI AULIN...

di Andrea Giannattasio

Tre anni fa, in una notte ancora oggi piena di incognite al Là di Moret, se ne andava all’improvviso Davide Astori, uomo, padre, capitano di una Fiorentina che ha segnato un’epoca e raro simbolo di un calcio fatto di sorrisi e buone parole per tutti. A più di mille giorni di distanza dalla data che ha cambiato per sempre il cuore dei tifosi della Fiorentina, Firenzeviola.it ha scelto di ricordare il suo eterno numero 13 attraverso la voce di chi, più di tanti altri, ha condiviso gioie e dolori dello spogliatoio con Davide, ovvero Alberto Marangon, ex team manager viola tra il 2016 al 2020 e oggi alla Sampdoria.

Marangon, qual è oggi il primo pensiero quando ricorda Astori?
“Ci sono due immagini che mi vengono subito alla mente: la prima è legata al 4 marzo, una data che rimarrà scolpita nella mente di tutti noi, sia per chi era presente a Udine che per chi ha vissuto quella tragedia indirettamente. La seconda è la spensieratezza che Davide aveva in tutti i momenti, tranne dopo il fischio finale delle partite: anche quando la Fiorentina giocava bene, lui infatti era sempre molto critico. Ma era davvero questione di pochi minuti, alla fine preferiva sdrammatizzare mostrando sempre una buona parola per i suoi compagni. C’è un episodio che mi viene in mente e che credo di non aver mai raccontato…”

Prego.
“Prima di tutte le partite che giocavamo contro le big, lo prendevo bonariamente in giro perché sapevo che se la sarebbe dovuta vedere con attaccanti molto forti: gli facevo presente che, all’occorrenza, avevo sempre pronto l’Aulin in tasca, nel caso in cui gli fosse venuto un forte mal di testa a forza di marcare gli avversari. Lui ci rideva su ma poi mi mandava a quel paese… e io per tutta risposta tiravo fuori la bustina dalla tasca”.

Quali sono le occasioni nelle quali oggi ripensa a Davide?
“Io come tanti altri ragazzi che hanno fatto parte di quello spogliatoio ho tatuate le sue iniziali sul nostro corpo per cui, in un certo senso, ho sempre sotto gli occhi un suo ricordo. Ogni giorno un pensiero, anche breve, va a lui e a quello che gli è successo. Mi è capitato spesso di parlare di Davide con i protagonisti di quella Fiorentina e loro hanno lo stesso mio spirito. Le faccio un esempio, poco tempo fa mi sono rivisto con Sportiello in occasione del match contro l’Atalanta: non lo vedevo da tempo ma prima di chiederci come stessimo, abbiamo subito pensato all’anniversario di Davide, prima di ogni altra cosa. E il suo ricordo è stato importante anche quando in estate ho lasciato la Fiorentina”.

Come mai?
“Nel momento in cui ho salutato i giocatori, ho fatto un discorso a tutti nello spogliatoio e ho detto una cosa molto chiara: ho spiegato che potranno passare gli anni, tutti noi invecchieremo e andremo in pensione, ma saremo sempre legati da un filo rosso invisibile e da un ricordo di quella giornata a Udine. Per cui ogni volta che ci incontreremo, basterà uno sguardo per ricordarci di quei momenti che, tra mille difficoltà, siamo comunque riusciti a superare tutti insieme. Il legame che si è creato quel giorno è indissolubile e, purtroppo, solo chi era presente quel 4 marzo 2018 può capire cosa abbiamo vissuto”.

Se oggi avesse l’opportunità di parlare per un solo istante con Astori, cosa vorrebbe dirgli?
“Con Davide ho sempre avuto un rapporto diretto e schietto: se c’era qualcosa che non andava bene, lui te le diceva senza problemi, ma sempre con l’obiettivo di migliorare le cose attorno a sé. Per questo gli direi semplicemente “grazie”. Grazie per la serenità che ci trasmetteva tutti i giorni, per la semplicità che ci ha dato anche nei momenti più duri. Quando nel 2016 sono arrivato a Firenze, Davide mi ha dato una grande mano ad inserirmi nello spogliatoio: è stata davvero una figura splendida e spero che sua figlia Vittoria cresca col sorriso e la voglia di essere positivo che aveva sempre lui”.

Cosa è rimasto dei valori di Astori nel calcio di oggi?
“Devo essere onesto, credo che sia cambiato poco da quel 4 marzo. Piuttosto ho una speranza: che vengano ricordate un po’ più spesso le belle manifestazioni che Firenze e tutto il mondo del calcio hanno tributato a Davide. Da quei momenti di grande tristezza, che poi si sono rivelate occasioni di vicinanza, dovremmo prendere più spesso esempio. Anche quando andiamo a far visita ad un ospedale pediatrico facciamo sempre i nostri buoni propositi: per qualche giorno continuiamo a pensarci e a sentirci migliori ma poi finiamo sempre col pensare ad altro. Ecco, Davide e il suo esempio non devono essere mai dimenticati”.

Che effetto le fa vedere giocatori come Pezzella e Badelj che ancora oggi esultano ricordando Davide e il suo numero di maglia?
“Tre anni non sono un periodo breve, specie per chi vive nel mondo del calcio, ha una vita a dir poco frenetica e ha la testa affollata da mille pensieri. Ma vedere German e Milan che ancora oggi, in club diversi e tante avventure già alle spalle, scelgono di esultare con un omaggio del genere, mi fa pensare che Astori abbia lasciato davvero qualcosa di grande dentro di loro”.

Quanto crede che sarebbe importante una figura come quella di Astori nell’attuale spogliatoio della Fiorentina, che non vive certo un momento sereno?
“Non entro nel merito di quello che è il caso della Fiorentina perché, pur essendo un ex, oggi sono un tesserato di un’altra squadra: non mi permetto dunque di giudicare l’andamento della stagione viola. Posso solo dire che giocatori come Astori sarebbero fondamentali per tutti, che si tratti di allenatori o compagni di squadra. Una figura come la sua dentro uno spogliatoio io la vorrei sempre al mio fianco. E non parlo certo dell’aspetto tecnico ma dello spessore umano. Ma in un certo senso, ancora oggi, Davide è sempre con me”.