PETRICCIONE A FV, IN CAMPO MA SOLO CON 0 CONTAGI. BRIVIDI AL FRANCHI. SE L'ACF MI RICHIAMA...
Fonte: Esclusiva su Instagram di Firenzeviola.it (@firenzeviola_it)
In Salento ormai lo hanno già ribattezzato tutti “Modriccione”, in virtù della somiglianza con la capigliatura del fuoriclasse del Real Luka Modric e di quella fascetta che tanto ama portare sulla testa come il pallone d’oro croato. Ma a Jacopo Petriccione (protagonista della diretta Instagram di oggi sul canale di Firenzeviola.it) piace essere più semplicemente se stesso: idolo dei tifosi del Lecce (con cui ha ottenuto la promozione in A lo scorso anno assieme a Venuti), punto di riferimento di mister Liverani, che lo ha avuto con sé sia già a Terni, ma soprattutto adesso padre della piccola Ginevra, venuta al mondo lo scorso gennaio: la gioia più bella in questo periodo di quarantena per il centrocampista giallorosso e mamma Mariateresa: “È davvero strano stare a casa tutto il giorno e tutti i giorni ma dobbiamo farlo finché questo periodo non sarà passato”.
Ci dica la verità: è stato più facile marcare Brozovic alla sua prima in A o cambiare i pannolini a Ginevra?
“Eh… una bella lotta, sono sincero. Però ho fatto dei progressi, sono diventato veloce a cambiare il pannolino. Per fortuna in questo momento c’è mia figlia che mi aiuta a passare le giornate, tutte le mie attenzioni sono rivolte a lei. Spero di portarla al mare molto presto: chi mi conosce sa quanta passione abbia per il mare e voglio condividere questa gioia con lei”.
Quanto è cambiata la sua vita dopo che è diventato padre?
“Essere genitori è un qualcosa che ti stravolge, non è facile raccontarlo: cambiano le abitudini, io e la mia compagna viviamo in funzione di Ginevra. Ma per fortuna facciamo qualsiasi cosa con il sorriso sulle labbra”.
Eppure la sua famiglia a Gorizia le mancherà…
“Tra Lecce e il Friuli ci sono mille km ma di solito non ci faccio caso: adesso invece è clamoroso. Pensi, i miei genitori sono diventati nonni per la prima volta e vorrebbero stare vicini a mia figlia ma non possono. Solo con le videochiamate possono vedere come stiamo noi tre. Lo stesso vale per la mia compagna, che ha i genitori a Bari, a 100 km da qui. Eppure la distanza sembra infinita”.
Come passa le sue giornate in casa?
“Per fortuna riesco ad allenarmi con l’ausilio del tapis-roulant che avevo già in casa, poi dedico tutte le mie attenzioni a mia figlia. Ogni tanto posso uscire per portare il cane fuori, due volte al giorno massimo: il tempo dei "bisognini" e via. Non mi allontano da casa, al massimo faccio 100 metri”.
Cosa le manca di più della vita di campo?
“Il pallone, ormai è quasi un mese che non ne tocco uno. È la mia prima passione da quando sono nato, è normale che sia così. Ma anche i miei compagni mi mancano, la quotidianità, l’entrare nello spogliatoio e fare le battute. Spero di tornare a vivere tutto questo quanto prima”.
Ci spiega dopo due anni che tipo di rapporto è nato con la città di Lecce?
“Ho un feeling particolare con questa città: mi sento suo figlio ormai. La gente, specie dopo la promozione di un anno fa, mi ferma per strada e mi abbraccia. Devo tanto a questo club e sarò sempre legato al popolo salentino”.
Ormai tutti l’hanno ribattezzata Modriccione: ci dice da dove nasce questo soprannome?
“È successo tutto l’anno scorso, per caso: il primo anno a Lecce utilizzato spesso la fascetta per capelli e il resto è venuto automatico. Per il ruolo in campo e per i lineamenti del volto, sono stato accostato a Modric. Quando giravo per la città mi sentivo chiamare: “Modric, Modric” e mi voltavo. Con le dovute proporzioni, sia chiaro…”
Cos’ha provato ad agosto quando ha esordito in Serie A a San Siro contro l’Inter?
“Quando ero nel tunnel e ho visto tutti quei campioni ho realizzato dove mi trovassi. Quel giorno poi lo stadio era tutto pieno perché era la “prima” di Conte ed è stato pazzesco. Al fischio d’inizio l’emozione è passata ma i brividi provati quella sera non li scorderò mai”.
Quanto le dispiace non aver ancora segnato un gol in A?
“Be’ è ancora il sogno di quando ero bambino: quest’anno ho avuto delle chances ma non ho saputo sfruttarle. Sono certo però che prima o poi arriverà e quando sarà il momento dedicherò quella rete a mia figlia. Qualcosa di particolare per l’esultanza me la dovrò inventare però…”
Che annata stava vivendo il Lecce prima dello stop?
“Siamo partiti male ma penso che il tutto fosse dovuto all’ambientamento con la nuova categoria, poi siamo andati in crescendo. Abbiamo fatto prestazioni importanti che forse nessuno si aspettava: le vittorie a Firenze e Napoli oltre ai pareggi con Juventus e Inter lo testimoniano. Peccato adesso essere in zona retrocessione ma abbiamo ancora tante giornata davanti a noi”.
Crede che sia giusto che la Serie A riparta?
“Non voglio entrare nel merito di quelle che saranno le decisioni sul tema, dico solo che non è giusto che si torni a giocare finché questa pandemia non sarà finita del tutto. Finché ci sarà l’1% delle possibilità che il virus continui a diffondersi è giusto stare fermi. Io ho una famiglia e adesso una figlia. La salute è molto più importante del calcio”.
Le faccio due nomi di suoi compagni di squadra a Lecce che hanno a che fare con Firenze: Saponara e Babacar. Che ci dice?
“Riccardo è un ragazzo straordinario, gentile e disponibile: si è calato nella mentalità della salvezza facendo anche il terzino. Ha delle qualità indiscutibili. Conosco Baba da tanti anni, è un giocatore fortissimo ed ha tutto per dire la sua: purtroppo quest’anno nei momenti importanti della stagione gli è mancato qualcosa per emergere ma ci darà sicuramente una mano a salvarci”.
Chiudiamo parlando di Firenze: quanto le dispiace non aver continuato il suo percorso in viola?
“Ero giovane, avevo appena 18 anni quando me ne sono andato e mi dispiacque. Ci rimasi male in modo particolare quando mi dissero che mi avevano ceduto a titolo definitivo. La mia speranza iniziale era quella di fare com Venuti e Castrovilli, cioè di fare qualche esperienza in prestito e poi tornare a Firenze, la mia casa madre. Però come spesso ripeto forse quella fu la mia fortuna: adesso sono in A con il Lecce e sono felice così, non desidero altro”.
Come ha vissuto la gara al Franchi lo scorso novembre?
“Non vedevo l’ora di giocarla, quando ho visto il calendario ho subito cerchiato la data di quella gara con il pennarello perché sapevo che sarebbe stato un appuntamento speciale. Quella notte fu un’emozione incredibile, acuita dal fatto che abbiamo vinto. Peccato che per i viola fosse una partita salvezza…”
Ecco, si aspettava a tal proposito una Fiorentina così in basso quest’anno?
“Quando pensi alla Fiorentina non puoi non mettere il club viola tra i primi otto della Serie A per storia e tifoseria. Certo, il ko di Ribery ha inciso moltissimo però anche nel girone d’andata mi aspettavo di vedere una Viola più in alto in classifica, sono sincero”.
Sbagliato dire che il suo sogno nel cassetto è quello di tornare un giorno a Firenze?
“Quando da ragazzino entravo al Franchi sognavo un giorno di poter giocare con la maglia viola. Firenze è una piazza alla quale tanti aspirano e la bellezza della città è impareggiabile. Adesso però sto benissimo al Lecce e non penso ad altro che a far bene qui. Certo, se arrivasse chiamata dalla Fiorentina mi metterebbe in difficoltà. Ma metterebbe in difficoltà tanti…“