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RIMPIANTO PAZZINI, Il parere delle grandi firme a FV

di Samuele Brandi

Dopo la cessione di Pazzini alla Sampdoria, avvenuta nella scorsa sessione di mercato invernale, sono state spese molte parole dagli addetti ai lavori pro e contro la scelta fatta dalla società gigliata. In questi due mesi scarsi Pazzini ha dimostrato di avere delle grosse qualità in fase realizzativa segnando ben 8 goal in 10 partite ufficiali il tutto coronato da ottime prestazioni in campionato e dalla prima convocazione in azzurro. Firenzeviola.it ha cercato di capire come mai a Firenze il “Pazzo” non riuscisse ad esprimersi a questi livelli e se la cessione operata a Gennaio dalla società gigliata fosse davvero cosi indispensabile. Ecco le parole rilasciate da due firme del giornalismo nazionale, Alfredo Pedullà, opinionista di Sportitalia, e Marco Bucciantini de L'Unità.


Secondo lei la cessione di Pazzini è stata più dettata dalla necessità di monetizzare da parte della squadra gigliata oppure la richiesta di cessione fatta dal giocatore ha avuto più importanza?
PEDULLA' - "Credo che abbia più influito la volontà del ragazzo. Su Pazzini non c’è plusvalenza che valga perché vendendo un talento come lui, monetizzi nell’immediato, ma alla lunga perdi tecnicamente un giocatore molto importante per la tua squadra. Pazzini andava gestito meglio dall’estate in avanti, cosa intendo per gestito meglio, gli andava fatto capire che comunque il calcio è cambiato e che se gli fosse stato chiesto inizialmente di andare in panchina, questa scelta non avrebbe voluto dire che sarebbe finito nel dimenticatoio. Poi uno può accettare o meno certe scelte dell’allenatore, ma io avrei fatto di più, se fossi stato nella società gigliata, per trattenerlo”.

BUCCIANTINI - "Io credo che il colpevole primo sia Pazzini stesso. In panchina non si può crescere, a Firenze c'era uno più bravo, perchè Gila è un Pazzini più forte fisicamente; quando ricomincerà a segnare lui nessuno rimpiangerà più Pazzini".
 

Può darsi che sia mancato un po' di dialogo fra l'allenatore e il giocatore dalla scorsa estate fino a gennaio?
PEDULLA' - “Penso che sia mancata un po’ di comunicazione tra Prandelli e Pazzini, l’allenatore gigliato ha il culto del campo e del lavoro sul campo, ho visto che in qualche circostanza pur avendo un gruppo tutto dalla sua parte che gestisce e coltiva bene, quando si tratta di spiegare e comunicare qualcosa, evidentemente, lui pensa che non si debba spiegare nulla a chi sta fuori. Io penso che in linea generale Prandelli abbia ragione però in certi casi giocatori come Pazzini qualche volta hanno bisogno di chiarimenti e forse talvolta sarebbe meglio coccolarli di più.  A Pazzini avrei fatto capire che il futuro sarebbe stato il suo, ma anche che in quel suo momento negativo ci sarebbe stato poco spazio in squadra per lui”.

BUCCIANTINI - "Prandelli non parla molto, allena molto i giocatori, in modo maniacale. Mazzarri è più logorroico, Pradelli si limita ad allenarli, non è un confessore. Prandelli non l'ha gestito male, gli ha dato tutti gli spazi possibili: sia quando c'era Toni sia quando ha pensato a lui quando è stato venduto Toni. Poi, con Gila, Pazzini non ha ritrovato la serenità di prima, perchè non voleva più aspettare. Bisogna anche separarsi per essere tutti felici, io sono felice di quello che sta facendo Pazzini".
 


Quanto ha pesato sul rendimento di Pazzini il modulo tattico della Fiorentina?
PEDULLA' - “Il tridente Pazzini-Mutu-Gilardino non penso fosse un’ atteggiamento tattico proponibile se non per piccoli scampoli di partita. Secondo me nei periodi in cui Mutu è stato infortunato sarebbe stato più giusto dare magari una chance in più a Pazzini anziché ad Osvaldo. Gilardino ha avuto un inizio di campionato strepitoso quindi era impensabile un turn-over tra lui e Pazzini, probabilmente fossi stato in Prandelli avrei sovvertito le gerarchie dando fiducia all’ ex giocatore gigliato, in mancanza di Mutu, magari anche in un ruolo non propriamente suo senza sconvolgimenti di modulo ma proprio per fargli capire che l' ambiente e tutto lo staff credeva ancora in lui e nelle sue capacità”.

BUCCIANTINI - "Pazzini si doveva sacrificare perchè c'era Mutu, Cassano ha l'incredibile capacità di giocare per il prossimo mentre Mutu gioca più per sè. Mutu fa 17 gol a stagione, Cassano 8-9, ma ne fa fare anche molti. Il contorno a Genova lo esalta come uomo gol, tutto quello che fa Pazzini è d'oro, mentre prima la sua generosità passava più inosservata".


Quali sono le differenze principali tra giocare affianco a Mutu oppure a Cassano?
PEDULLA' - “L’ anarchia di Cassano è un pregio, quella di Mutu una gabbia. Cassano si incarta meno adesso sui personalismi e gioca più al servizio della squadra, è maturato molto sotto questo aspetto. L' ex giocatore del Bari è allo stato attuale un vero uomo squadra, Mutu non lo è sempre secondo me, Adrian è un grande talento, è anarchico più di Cassano ed è più predisposto ai personalismi fantastici ma purtroppo è più discontinuo. Cassano affianco a Pazzini si completa perché sono due giocatori che hanno lo stesso DNA, ho letto che l’ex giocatore viola fosse stato troppo sopravvalutato, in realtà i fatti dimostrano il contrario, a Firenze Pazzini è stato sottovalutato. Io fossi stato un Ds di una società importante di Serie A a Gennaio avrei preso al volo Pazzini a quelle condizioni perché a quelle cifre oggi non ci compri neanche un giocatore di una squadra minore, ed in questo caso i meriti vanno solo alla Sampdoria che ha dimostrato prima con Cassano ed adesso con Pazzini di saper gestire oculatamente le proprie campagne acquisti”.

BUCCIANTINI - "Cassano è straordinario nellla visione di gioco negli ultimi 30 metri, ma manca di concretezza; Mutu è invece assente nell'assist ma è più determinante, fa più gol pesanti, come quello contro il Siena. E' Mutu più capace di viaggiare bene in certi ambienti. Cassano rende quando è assorbito dall'ambiente, l'abbiamo visto a Madrid, dove lo crocefiggevano appena mangiava una patatina. Io mi tengo Gila e tengo Mutu, son convinto che Pazzini anche se restava 10 anni non iniziava a segnare".


Firenze è la città che lo ha amato, lo ha sostenuto e poi criticato: quanto influisce la pressione dei tifosi e della città?
PEDULLA' - “Non si può parlare di pressione quando una città come Firenze è innamorata della propria squadra di calcio e lo dimostra ogni domenica andando a seguire le partite con 30-40 mila spettatori. Io condivido lo sfogo fatto da Prandelli qualche settimana fa però a Firenze bisogna essere sinceri nel dire che il pubblico è sempre molto vicino alla squadra e la sostiene sia nei momenti negativi che in quelli positivi”.

BUCCIANTINI - "Tantissimo, in generale un giocatore giovane di carriera ha bisogno di sapere che può sbagliare 4 gol e che può stare anche due mesi senza segnare e a Firenze non te lo puoi permettere. Firenze e Genova sono diverse, i tifosi della Fiorentina sono caldi e splendidi, ma anche esigenti".