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S. BERTI A FV, GRAZIE PEREIRA. VOLEVO COINVOLGERE LA GENTE, MA QUALCUNO NON LA PENSAVA COSÌ. CORVINO...

di Luciana Magistrato

"E' stato molto commovente leggere quelle parole, perché mi ha riportato a quegli anni lì quando credevo fortemente che la Fiorentina potesse realizzare qualcosa di importante e diventare un esempio di calcio in tutto il mondo. Credevo insomma in un nuovo rinascimento fiorentino attraverso lo sport". A dirlo in esclusiva a Firenzeviola.it è Silvia Berti, "storica" responsabile della comunicazione viola dell'era Della Valle dal 2002 al 2009 citata nell'intervista di ieri, allo stesso sito, da Pedro Pereira. L'ormai ex dt viola ha raccontato un aneddoto di tanti anni fa quando, da tifoso, scrisse alla Fiorentina e l'ex addetta stampa gli rispose prontamente. "Rispondevo a chiunque e lo facevamo tutti, in ogni settore. Era un lavoro massacrante perché dovevi essere sempre attenta e impegnava molto tempo ma la linea che avevo sposato era quella di avere questo contatto continuo con la nostra gente perché è l'unica ricchezza, a mio avviso, che un club ha".

Questa idea di comunicazione si è un po' persa nella Fiorentina?
"Non posso dirlo. Per quanto mi riguarda difendevo con le unghie e con i denti quest'idea che proprietà e dirigenti non condividevano in realtà. Ma tenere distante la squadra dal pubblico, negare le interviste o non portarte i giocatori alle cene e agli eventi, ho sempre pensato portasse disamoramento e disaffezione però mi sembra un male comune alle squadre moderne. Tanti ragazzini non conoscono neanche i calciatori perché ormai vivono in una turris eburnea, come dei fenomeni che si manifestano ormai solo tramite i social gestiti personalmente e la Fiorentina non si differenzia certo dalle altre società. Forse solo il Milan è stato sempre più bravo a tenere la sua gente vicina".

Qualche esempio di quando detto sulla società?
"Racconto solo un episodio del 2009, di quando siamo tornati da Lecce, dove il pareggio ottenuto ci permise di conquistare i preliminari di Champions all'ultima giornata. Nella riunione del venerdì feci presente che c'era la possibilità che i tifosi ci accogliessero all'aeroporto in caso di risultato positivo e che si dovesse prendere in considerazione l'ipotesi di aprire lo stadio e di predisporre la sicurezza necessaria ma Cognigni mi disse 'Non si può atterrare a Pisa?'. Io gli risposi male, dicendogli che stava parlando della sua gente. Poi il gol di Jorgensen in effetti portò ai preliminari e i tifosi ci scortarono allo stadio che, a luci spente, non poteva però essere aperto per problemi di sicurezza. Così io e il solo Ripa ci ritrovammo a pregare le cento persone entrate comunque dietro al pullman di uscire perché non potevamo festeggiare con loro come l'anno della rovesciata di Osvaldo".

Perché la comunicazione, dopo di lei, è la nota rinomatametne dolente della Fiorentina?
"Le rispondo con una domanda: quanti fiorentini e tifosi ci sono in società se anche Mencucci è stato allontanato? Come puoi comunicare e difendere un'idea se non la senti dentro? Manca l'identità di essere tifoso. Ok il professionista serio e gelido che fa bene il suo lavoro ma solo un tifoso vero racconta la sua società con le stelle agli occhi. Guardavo i commenti sui social alla trasmissione di Alberto Angela "Stanotte a Firenze" per capire cosa prova un un fiorentino, che ama bearsi e godere della propria storia gloriosa e della bellezza della città. Le dirò di più, quando ho visto quello striscione dedicato all'allenatore sul progetto ("tifosi, giocatori, mister facciamogli un bel dispetto, lottiamo per un sogno nonostante il loro progetto") ho rivisto la mia Fiesole e rivissuto quel sogno che avevamo tutti insieme".

Veniamo all'attualità, cosa pensa del ritorno di Corvino che lei conosce bene?
"Ho un rapporto di sentimenti profondi con lui, ci siamo sempre detti tutto in faccia nel bene e nel male. Per me è una persona importante e sono convinta che abbia preso questa nuova avventura anche con maggior serietà rispetto alla precedente esperienza perché vorrà riscattarsi e togliere delle soddisfazioni. Se è tornato è per vincere e riscrivere la storia della Fiorentina poi è chiaro che per riuscirci devono girare a favore molti altri fattori. Io comunque glielo auguro per il suo bene e per quello della mia Fiorentina".

Aneddoti?
"Ne avrei centinaia perché lui è unico nella generosità, negli eccessi e nella testardaggine. E' impossibile non volergli bene. Mi accusavano di essere prandelliana ma io lo stesso bene lo volevo a Corvino. Se tra di loro potrà tornare il sereno? Si sono voluti bene questo è certo ma la Fiorentina ha creato divisioni e non so se certe cose possono riemarginarsi".

Infine cosa pensa del possibile ritorno di Jorgensen come ambasciatore viola?
"Sono legata a Martin ma sinceramente lo vedo più adatto all'Udinese. Ad esempio ad Udine aveva comprato casa, a Firenze no. Ma io credo che sia assurdo, quando si pensa a chi possa portare il verbo e lo spirito di Firenze e della Fiorentina nel mondo, che non si pensi mai a Giancarlo Antognoni. A mio avviso solo lui esprime il senso dell'amore per la Fiorentina e di una vita dedicata a questa squadra. Nessun altro è all'altezza quindi tanto vale non prendere nessuno per fare da ambasciatore, anche perché io sono contraria al prolificare di figure societarie se non sono davvero essenziali e rappresentative".