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SANTINI A FV, CHE GIOIA IL GOL NELLO STADIO DI BATI. VIOLA IMPAURITA SUL 2-1. IL PASSATO...

di Andrea Giannattasio

Chissà quante volte l’aveva sognata una notte così, Claudio Santini. Certo, magari con un epilogo diverso e il suo Padova avanti in Coppa Italia, eppure una rete in rovesciata al Franchi è un qualcosa che difficilmente potrà scordare. Lui, originario di Signa ma fiorentino fino al midollo, a segno in quello che un giorno sarebbe potuto essere il suo stadio. Ci ha sperato a lungo l’attaccante, che prima di lasciare la Fiorentina nel 2010 ha fatto tutta la trafila del settore giovanile viola, stringendo amicizia con quella generazione di classe ’92’/93 che ha portato in alto numerosi talenti: da Piccini a Matos, passando per Camporese, Iemmello e Babacar. Per arrivare ad affermarsi però Santini ha dovuto aspettare a lungo il suo momento, girando prima per tutta la Toscana (Borgo a Buggiano, Gavorrano, Lucchese, Prato, Montecatini, Pontedera e Siena) e poi trovando la sua stabilità nelle grandi piazze di provincia: da Alessandria ad Ascoli fino ad arrivare al Padova. Nel mezzo, anche una laurea in scienze motorie, che non gli ha certo tolto il vizio per il gol: chiedere per informazioni a Terracciano. Firenzeviola.it, tramite la piattaforma Zoom e alla collaborazione del Padova, ha incontrato Claudio.

Santini, riavvolgiamo prima il nastro: cosa vi è passato per la testa in quel prepartita così anomalo?
“Sicuramente siamo in un periodo storico difficile e la partita di ieri per noi è stata quanto mai particolare: fin dalla mattina abbiamo avuto problemi a livello di tamponi, abbiamo dovuto rifare i test e alcuni risultati sono arrivati solo dopo il fischio d’inizio. Con alcuni miei compagni, che eravamo assegnati alla panchina, siamo stati costretti a vedere i primi minuti della partita da un telefonino nel garage del Franchi: non è stato facile. Poi siamo entrati in campo al 25’ e ci siamo messi a fare il tifo da bordo campo. Peccato per il risultato ma la prestazione c’è stata”.

Che stato d’animo c’era tra di voi?
“C’era in effetti la paura di poter essere stati contagiati ed essere positivi. Nelle trasferte siamo tutti a stretto contatto per cui il rischio c’è. Forse è per questo che le energie mentali sono state poche nel primo tempo. Nella ripresa però ho visto cose molto buone: ho avuto fino all'ultimo la sensazione che non ci fossero due categorie tra noi e la Fiorentina. Siamo stati sfortunati, potevamo pareggiare la gara ma siamo contenti di quello che è stato fatto”.

Si è fatto sentire nessuno da Firenze in queste ultime ore dopo il suo gol in rovesciata?
“Mi sono arrivati tantissimi messaggi, sia da gente che conosco di persona sia da estranei: la cosa mi ha fatto molto piacere, è stato un attestato di stima davvero molto importante. Segnare al Franchi è stato bellissimo, non riesco ancora a descriverlo con le parole giuste. Peccato soltanto che lo stadio fosse a porte chiuse. Segnare dove ha esultato tantissime volta Batistuta non ha prezzo: io ho iniziato a giocare a calcio guardando e sognando di ripercorrere le orme proprio del Re Leone”.

Come si spiega il fatto che non è riuscito a seguire le orme di alcuni suoi compagni, che sono arrivati in prima squadra?
“Ho fatto tutte le giovanili a Firenze ed è stato un bellissimo periodo: ho imparato davvero tanto. Non mi è stata data l’opportunità perché in quegli anni il vivaio viola era molto forte e prendeva giocatori da tutta Italia e non solo. Eravamo tra i migliori settori giovanili di sempre e ho giocato con compagni fortissimi, che a loro volta hanno fatto percorsi importanti. Io in ogni caso resto orgoglioso di quello che ho fatto: magari con un po’ di fortuna e, mi lasci aggiungere, di fiducia in più avrei potuto fare qualcosa di bello anche a Firenze. Sarebbe stato il sogno della mia vita”.

Qual è oggi il suo rapporto con Firenze?
“Io sono originario di Signa, però anche se sono della periferia reputo Firenze la mia città: mi piace molto, la adoro”.

I viola nelle ultime settimane sembrano diventati esperti in rimonte: ha visto una Viola impaurita?
“Ho notato che dopo il mio gol qualcosa nella loro mente si è bloccato: c’è stato un corto circuito a livello di testa, perché non dimentichiamo che stiamo parlando di una squadra con qualità importanti, con giocatori di personalità e molto forti. Forse i viola non si aspettavano di subire gol da una squadra di due categorie inferiori, e in parte posso capirlo. Giocare con squadre di altre serie a volte è più difficile che disputare 90’ contro un gruppo di pari livello. Sono cose che capitano, ma sono convinto che i viola siano molto forti e faranno un grande campionato: faccio il tifo per loro”.

A Firenze l’abbiamo lasciata da esterno, al Padova la ritroviamo punta, ruolo dove si sta consacrando: c’è una persona alla quale si sente di dire grazie per la svolta tattica?
“Assolutamente sì e si tratta di Giovanni Maneschi: è lui che mi ha portato ad essere una seconda punta, quando giocavo nel Montecatini. È il ruolo che ho sempre saputo far meglio in carriera perché mi permette di dar sfogo a tutte le mie caratteristiche. È vero, da quando ho cambiato zolla la mia carriera è andata in crescendo sempre. Per questo ringrazierò mister Maneschi sempre, anche perché si tratta di una grande persona”.

Nella foto in basso, Claudio Santini collegato via Zoom con Andrea Giannattasio: