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TRAPATTONI A FV, Bati e quella ferita aperta...

di Marco Sarti

1 febbraio 1969. Una giornata particolare per i tifosi viola. Quel giorno di quarantatré anni fa nasceva, a Reconquista, Gabriel Omar Batistuta, Batigol se preferite. Un giocatore simbolo, l'emblema di un pezzo di storia viola. E chiunque sia tifoso della Fiorentina non si può non ricordare delle sue mitraglie, di "Irina te amo", delle sue corse alla bandierina e di ciò che è stato negli anni novanta. Una Fiorentina, quella, in grado di vincere una Coppa Italia e non solo. E poi, nel '98-'99, anche da terzo posto con tanto di Scudetto sfumato solo per un guaio muscolare proprio del Bati. Allenatore di quella squadra era un altro grandissimo del nostro calcio: Giovanni Trapattoni, adesso coach dell'Irlanda.

Trapattoni, oggi è il compleanno di Gabriel Omar Batistuta. Lei lo ha allenato nel momento forse migliore della sua carriera, ci regala un ricordo di quegli anni?

"Bati era un campione, uno dei più grandi con cui ho avuto il piacere di lavorare. Ne ho avuti parecchi, ma il Bati di quella stagione a Firenze era da stropicciarsi gli occhi. Le sue caratteristiche lo rendevano unico: forte di testa, potente muscolarmente, grande volontà e soprattutto fame di arrivare. Ed è questa la sua qualità che più mi colpì: quando arrivai, lui era già un campione affermato eppure aveva ancora voglia di imparare, migliorarsi e, magari, vincere"

A proposito: sono famosi gli aneddoti di Batistuta che si fermava, a fine allenamento, a tirare di sinistro…

"Verissimo. A quei tempi ero un po' più atleta di oggi e mi mettevo a contrastarlo dicendogli di andare sul sinistro. Lui col mancino non ci montava nemmeno sul tram e si arrabbiava, sbuffava, imprecava. A forza di provarci, però, riuscì a migliorare anche quel difetto, l'unico probabilmente che aveva. In molti gli contestavano il fatto che fosse troppo generoso confondendo la sua voglia di correre con l'anarchia tattica. Non era vero: lui cercava di aiutare solo la squadra, voleva vincere con la Fiorentina e avrebbe dato tutto per vincere lo Scudetto con la maglia viola".

E ci arrivò pure vicino. Nel '98-'99 lei guidò una Fiorentina straordinaria che solo per delle "coincidenze" sfortunate non riuscì a vincerlo quel campionato.

"E' una ferita ancora aperta. Si vede che il destino ha voluto che a Firenze non vincessi niente. Ho vinto in tante piazze e quell'anno lo ricordo con un misto di dolore e allegria. Venivamo da un grande girone d'andata, eravamo forti, consapevoli della nostra forza, avevamo una squadra piena di campioni, i vari Rui Costa, Heinrich, Repka, Edmundo erano giocatori fenomenali di cui il Bati era il leader. Poi un partita, una corsa in mezzo al campo e quel muscolo che si ruppe in un modo inverosimile. Non ho mai visto una rottura così netta del muscolo. A quel punto tutto fu in salita, e il Milan ci recuperò. Un peccato, per non dire altro..."

Passiamo ai giorni nostri. La segue la Fiorentina di oggi?

"Mi sembra che sia una squadra capace di tutto. Tecnicamente ben assortita. Delio Rossi sta costruendo una buona squadra. Mi sembra però che sia ancora diciamo 'leggera'. Mi spiego (e questa è una cosa che dico sempre anche ai miei giocatori): per essere forti bisogna essere consapevoli della propria forza ma non basta crederci, devi esserne convinto intimamente, devi credere in ciò che fai e non devi porti limiti. La Fiorentina di oggi mi sembra ancora un po' limitata da questo punto di vista, probabilmente anche per tutte le vicissitudini che ha passato in questi mesi".

Forse la rosa gigliata manca di esperienza, tanti giovani e poche stagioni di Serie A sulle spalle.

"No. Non è una questione di esperienza o di età, è una questione di consapevolezza della propria forza: quando una squadra sa di essere competitiva una partita persa non distrugge niente; quando invece la squadra non è consapevole di ciò che sa fare una sconfitta può distruggere ogni certezza. La Fiorentina deve trovare una solidità di società e squadra prima che di risultati. Sono convinto però che siamo sulla strada giusta…"

Per concludere, onoriamo anche il motivo di questa chiacchierata: gli auguri al Bati…

"Tanti auguri Bati per il tuo compleanno… e peccato per quella stagione, quel muscolo e quel campionato perso non so ancora per quale cattiva stella".


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