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LA MAGLIA VIOLA, E QUINDI USCIMMO A RIVEDER LE STELLE

di Redazione FV

Vi ricordate le parrucche di Jovetic vendute al mercato di San Lorenzo? E il famoso furto di Ovrebo contro il Bayern Monaco in Champions League? Tutto questo accadde nella stagione 2009/2010, l’ultima nella quale la Fiorentina ha disputato la Champions League e anche l’ultima con Cesare Prandelli in panchina, la conclusione di un quinquennio pazzesco iniziato nel 2005/2006 con il duo Corvino/Prandelli. 

Ho dei ricordi molto belli e nitidi di quegli anni, i giocatori erano in gran parte miei coetanei e capitava spesso che uscissimo insieme e ci frequentassimo con le rispettive famiglie. Ancora oggi mi sento con Lollo De Silvestri che gioca nel Bologna, Marchionni, Frey, Gilardino e Dainelli che sono al Genoa, di recente ho rivisto Cesarone Natali, sua moglie Katia e suo figlio Andrea che dal Barcellona è passato al Bayer Leverkusen, ovviamente Riccardo Montolivo e sua moglie Cristina che vivono da anni a Milano, Marco Donadel, Manuel Pasqual che vive ancora a Firenze e naturalmente Gianluca Comotto.

Gianluca oltre ad essere un caro amico è colui che a fine partita a Liverpool mi ha regalato quella maglia che nel tempo sarebbe diventata storica.

Ma andiamo con ordine, quella stagione di Champions partì da Lisbona: riuscii a seguire la squadra in tutte le trasferte tranne Debreceni, si c’ero anche a Monaco in quella serata maledetto dove l’arbitro Ovrebo convalidò un goal assolutamente irregolare che poi ci condannò all’eliminazione nonostante l’ottima partita al ritorno a Firenze.

A Lisbona in un bel pomeriggio di agosto pareggiamo, ma grazie ai goal in trasferta, prima funzionava cosi, passiamo il turno, nel girone ritroviamo il Lione, Liverpool e Debreceni: dando per scontato il primo posto del Liverpool ce la giochiamo per il secondo posto con il Lione. Vado anche a Lione e ci lascio una caviglia, letteralmente: il vecchio stadio Gerland infatti era costruito sulla terra con le tribune appoggiate sopra e con scale di ferro nelle quali io mi ci storsi in malo modo la caviglia. Ricordo che sbiancai dal dolore, andai a sciacquarmi il viso in bagno e poi dalla panchina Romeo e Leo, i due magazzinieri, con l’allora massaggiatore Fagorzi furono favolosi, mi lanciarono il ghiaccio perchè il dolore era fortissimo.

Tornando alla partita perdemmo 1-0 con goal di Pjanic, a fine partita ancora dolorante Gianluca Comotto mi disse che era riuscito a prendermi una maglia del Lione. Cenammo in un ristorante del centro della città con il giocatore svedese Kallstrom, in verità all’inizio non l’avevamo nemmeno riconosciuto.

Al ritorno a Firenze la “mia” maglietta del Lione era stata presa da qualcun altro nello spogliatoio (praticamente i giocatori scambiavano le maglie, le mettevano nel borsone destinato alla lavanderia e poi una volta a Firenze, lavata la roba, veniva ridistribuita, ma la mia maglia se la prese qualcun altro…). Gianluca era mortificato perchè sapeva quanto ci tenessi, ma presto si sarebbe fatto perdonare adeguatamente…

Vincemmo 2-0 in casa con il Liverpool, doppietta di Jovetic, vincemmo 4-2 fuori casa e 5-2 in casa con il Debrecen, in casa 1-0 con il Lione e poi ultima partita del girone a Liverpool.

Ovviamente andai anche a Liverpool, tra l’altro essendo seduto in tribuna accanto a Mutu, Zanetti e ad altri giocatori infortunati mi scattarono una foto e fui contattato da un giornalista del “La Stampa” di Torino per chiedermi se il messaggio che Mutu ci stava facendo leggere gli era stato mandato da Felipe Melo per convincerlo a tornare alla Juventus… Ovviamente niente di tutto questo, ma la cosa mi fece molto sorridere.

Ve la faccio breve: vinciamo a sorpresa, la società organizza in fretta e furia una festa nell’hotel della squadra con familiari, amici e parenti e io mi ritrovo seduto al tavolo presidenziale con Diego e Andrea Della Valle, il sindaco di allora Matteo Renzi, Pantaleo Corvino e proprio accanto a me un Mario Cognigni in splendida forma e in vena di fare battute una dopo l’altra.

A fine cena terminati i festeggiamenti viene Gianluca con una busta in mano e mi dice: ”Non sono riuscito a recuperarti la maglia del Lione, ma credo che questa per te valga di più!”, la apro e c’era la maglia appena utilizzata in campo. Immaginatevi il mio stupore e la mia gioia.

Gianluca oggi vive vicina a Perugia è appena diventato padre per la seconda volta di una splendida bambina e l’ho chiamato per ricordare insieme quella fantastica serata: “Guarda ho appena spaventato la bimba perché Christian ha fatto un assist bellissimo e il Milan ha segnato in Youth League”. Christian è il figlio più grande che io ovviamente ho conosciuto quando era piccolino e di recente ho rivisto ad una cena di Natale delle giovanili della Fiorentina, si perchè dopo aver giocato nella Fiorentina da qualche anno gioca nelle giovanili del Milano. “Gianlu se Christian ha fatto un assist vuol dire che per fortuna non ha preso i piedi dal padre… Ahahhaha” “Si esatto lui è molto più forte di me.” Cosa ti ricordi di quella serata di dicembre 2009? “Ti dirò, all’inizio quando arrivammo allo stadio rimanemmo un po’ delusi, ci aspettavamo una cattedrale, un qualcosa di mitologico e invece non era molto accogliente (in verità Anfield è stato in gran parte rifatto qualche anno dopo ndr), ma quando entrammo in campo… Ho ancora i brividi se ripenso alla Cop che canta “I’ll Never Walk Alone”.

Quando hai capito che l’avreste vinta? “Quando ero dietro Vargas e l’ho visto partire sulla fascia, in quel momento ho pensato “stai a vedere se non oggi non vinciamo ad Anfield contro il Liverpool?”.

Conservo gelosamente la maglietta che mi regalasti la sera della festa in hotel “Immagino, ricordo la tua espressione quando te la portai… Ahahahahah è con il numero 25 vero? Scelsi quel numero perchè è il giorno di nascita di Christian”.

Che ricordi hai di quella stagione, di quella squadra? Io ti ricordo uomo spogliatoio e ti riconosco gran parte del merito nell’aver aiutato a integrarsi un giovanissimo Jovetic, una volta venni a casa tua e c’era Jojo che giocava con Christian.

“Jojo è un ragazzo molto intelligente, eravamo compagni di stanza in ritiro, mi sentivo quasi uno zio per lui, giovanissimo zio (ahahah) e mi colpì il fatto che dopo nemmeno un mese parlava già l’italiano molto bene, ovviamente legammo immediatamente e lui è stato sicuramente uno degli artefici di quella stagione pazzesca”.

Cosa fai oggi? Ti avevo lasciato dirigente nel Perugia.

“Adesso faccio l’osservatore e seguo i campionati scandinavi quindi sono sempre in viaggio.”

Mi ha fatto molto piacere risentire Gianluca e ricordare di quelli anni davvero divertenti e ricchi di soddisfazioni. Mi auguro di rivivere presto quelle notti di Champions.


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