LA MAGLIA VIOLA: LA PRIMA VOLTA IN CHAMPIONS LEAGUE, SANDRO COIS E QUELLA CENA CON EDMUNDO
Sarebbe potuta essere la stagione del post scudetto del ’98 e invece fu la stagione del ritorno in Champions League anzi per essere corretti della prima volta in Champions, perchè l’ultima volta la Fiorentina aveva disputato la Coppa dei Campioni dopo aver vinto lo scudetto.
Entusiasmo alle stelle, gli arrivi di Mijatovic dal Real Madrid, Abel Balbo, Enrico Chiesa, Amor dal Barcellona davano la Fiorentina in pole position per la vittoria dello scudetto.
Alla fine fu “solo” settimo posto e qualificazione in Coppa UEFA, ma la stagione regalò grandissime emozioni passate alla storia.
“Considera che in Champions affrontammo Arsenal, Manchester United che vinse la Coppa e il Barcellona, il goal di Bressan al Barcellona, quello di Bati a Wembley contro l’Arsenal, che annata pazzesca” A parlare è Sandro Cois che ho chiamato per farmi raccontare quella stagione.
Partiamo dal Mister, in panchina c’era Trapattoni: “Persona buona che viveva di e per il calcio, fosse stato per lui sarebbe stato in campo dalla mattina alla sera, gli piaceva giocare chiuso, diceva sempre che l’importante era non prendere goal perchè tanto con gli attaccanti che avevamo un goal lo facevamo sicuramente. Se vincevi 1-0 toglieva un attaccante e metteva un difensore e a me ripeteva sempre di non superare la linea di centrocampo. Quando andavamo a giocare con la Juve o a Roma io dovevo seguire Zidane e Totti anche in bagno. Rivedo il Trap in Ranieri. Anche il Mister adesso alla Roma era fissato con il 4-4-2 e non riuscivi a fargli cambiare idea.”
Sandro era uno spogliatoio importante, con tanti leader, basti pensare a Bati, Rui, ma anche ai nuovi Mijatovic, Amor e Chiesa su tutti: “Mijiatovic era di un’umiltà incredibile, aveva appena vinto la Champions con il Real proprio con un suo goal contro la Juve, avrebbe potuto fare il fenomeno e invece si è sempre comportato da gran signore e con grandissimo rispetto. Amor forse pagò un po’ troppo la differenza che al tempo c’era tra il calcio italiano e quello spagnolo, il nostro, a differenza di oggi, era molto più veloce, in Spagna andavano più piano e alla fine non rese quanto invece erano le aspettative su di lui, un po’ come successe a Paul Okon, in difficoltà a livello di velocità di pensiero, fisico e di lettura della manovra di gioco. Con Balbo credo di averci parlato forse 3 volte, lui parlava solo con Bati, c’era Lele Adani che già al tempo era un grande intenditore di calcio, parlava sempre con cognizione di causa e poi c’era forse il giocatore più sottovalutato di tutti: Enrico Chiesa, vero fenomeno che però a causa degli infortuni non ha mai potuto far vedere fino in fondo di che pasta fosse fatto, per me il vero fenomeno di quella squadra, dopo ovviamente i mostri sacri Bati e Rui, era lui.”
Sandro tu sei tra quei giocatori che hanno disputato tutte le competizioni calcistiche europee, ovviamente al tempo non c’era al Conference, ma c’era la Coppa delle Coppe.
“Esatto, tra l’altro ho disputato tutte le competizioni con la Fiorentina e una finale di Coppa Uefa con il Torino contro l’Ajax, quella famosa con il mitico Mister Mondonico in panchina. Conservo ancora gelosamente la maglietta scambiata a fine partita con Bergkamp.”
A proposito di maglie, le collezioni? Eravate critici o apprezzavate le maglie di quegli anni?
“Non mi ci far pensare, non solo non ho le mie, se non qualcuna, ma adesso ho mio figlio che mi infama perchè al tempo non c’era questa tendenza a conservarle. Considera che all’inizio avevano una maglia a partita e solo negli anni successivi ci veniva concessa una seconda maglia in caso di pioggia o maltempo. Ho il grande rammarico di non averne conservate abbastanza. La maglia viola mi è sempre piaciuta tantissimo, non ho ricordi di particolari commenti quando ci venivano presentate, ma ricordo benissimo che Roberto Mancini ci teneva a far sapere la sua, sui colletti, sulla vestibilità ecc, se non sbaglio negli ultimi anni lo ha messo anche come clausola nei suoi contratti, quella di intervenire almeno sugli abiti extra campo.”
Sandro poi un giorno mi racconterai di quella famosa cena che tu e Torricelli, su richiesta del Trap, faceste per convincere Edmundo a non partire per il carnevale l’anno del quasi scudetto… “Certo che te la racconterò, ma tu promettimi che mi aiuterai a recuperare qualche mia maglia degli anni in viola…”
Cavolo questa è una promessa difficile da mantenere Sandro, però ci provo dai!