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FREY DAY: Fiorentina squadra...di n°1, 'Seba' con i "grandi" della storia viola

di Stefano Borgi
Fonte: www.stefanoborgi.it

Fare paragoni è sempre difficile, forse sbagliato. Un celebre adagio del calcio recita: “ad ogni tempo i suoi campioni, ad ogni epoca il suo mito”. Se, però, diciamo che Sebastien Frey è un eroe trasversale che attraversa campioni e miti di ogni tempo ed epoca, crediamo di non sbagliare. Per non lasciare dubbi sulle nostre preferenze diciamo che “Seba” sale di diritto sul podio dei più grandi portieri della storia viola. Non vogliamo fare classifiche (anche perchè sarebbe difficile farne), preferiamo, invece, indicare Giuliano Sarti, Enrico Albertosi e appunto Sebastien Frey alla pari sull'ambito primo gradino del podio. Subito a ruota  “Francescone” Toldo e Giovanni Galli, appena staccati. Non c'è che dire, un vero e proprio “parterre de roi”. La caratteristica migliore di “Super seba” è senza dubbio la reattività, l'esplosività che gli permette di arrivare su palloni all'apparenza impossibili e di balzare da palo a palo come un gatto. In questo ricorda Enrico Albertosi, vice campione del mondo con la nazionale di Valcareggi a Mexico 70' e campione d'Italia con Cagliari e Milan (rispettivamente nel 69' e nel 79'). Il popolare Ricky era capace di andare a terra e rialzarsi nello spazio di un secondo, pratica che abbiamo visto svolgere più volte anche a Frey. Allo stesso tempo Albertosi era un guascone (come Frey), un dissacratore (come Frey), un protagonista dentro e fuori dal campo (proprio come Frey). Albertosi non portava le mutande sotto i pantaloncini e giocava forte ai cavalli...(non sappiamo se anche Frey abbia queste abitudini. Sappiamo che è Buddista e già questo lo rende unico nel suo genere.) Giuliano Sarti, invece, appartiene ad una tipologia ed una generazione un po' diversa. Tralasciamo il suo palmares (particolarmente quello relativo all'Inter di Herrera) altrimenti, come si dice a Firenze, “si fa buio”. Ricordiamo, invece, che Giuliano ha difeso i pali della Fiorentina del primo scudetto (55'-56') ed è stato l'alfiere di un nuovo modo di interpretare il ruolo, quello geometrico. Sarti stazionava al limite dell'area di rigore per prevenire l'azione avversaria e rifuggiva la “parata per la parata”, cioè fine a se stessa. Lui era un calcolatore, uno concreto, essenziale. Tutto quello che, obiettivamente, non è Frey, più incline al “guizzo” spettacolare, all'intervento strappa applausi. Una cosa, però li accomuna: la costanza di rendimento, tanto che il buon Giuliano (oltre a parlarne benissimo come persona) definisce il francese un "portiere da campionato", affidabile nell'arco delle 34 partite.

Come a tutti i poeti, anche a Frey manca un verso, vale a dire le uscite. Recentemente abbiamo visto “Seba” uscire al limite dell'area con i pugni, mettere tutti d'accordo con la sua fisicità, il suo coraggio. Ma in area, segnatamente in quella piccola,  cosidetta del portiere, non ce la fà e forse gli vogliamo bene anche per questo. Nessuno è perfetto. Sebastien Frey, però, ci va molto vicino.