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"OCCHI PUNTATI SU", C'è un cuore viola che batte...

di Stefano Borgi

La partita del cuore. Non sappiamo se tale definizione sia protetta da copyright (nel qual caso facciamo ammenda) ma la prova che la Fiorentina ha offerto contro la Juve di Del Neri è da vero e proprio "bestseller" dei sentimenti. Volete la riprova? La squadra di Mihajlovic ha disputato gli ultimi 39 minuti della partita (cioè da quando al 56' è uscito Gilardino) senza Frey, Natali, Kroldrup, Montolivo, Zanetti, Mutu e appunto Gilardino, ai quali va aggiunto il lungodegente Jovetic. Se ci aggiungete le squalifiche di Comotto, Felipe (quorum di ammonizioni raggiunto per il primo, espulsione e squalifica per il secondo), e quella di Krodrup (il danese deve scontare ancora una giornata per l'espulsione di San Siro) vedrete che Mihajlovic potrebbe schierare una formazione di gran lunga superiore a quella che domenica giocherà contro il Cagliari. Eppure la squadra viola ha retto, ha ribattuto colpo su colpo, è capitolata solo ad otto minuti dalla fine per un gol di dubbia regolarità e che (forse) è stato favorito dalle precarie condizioni di Boruc. Il portierone polacco, infatti, (prodigioso nella ripresa in due occasioni) è parso non allungare a sufficienza il braccio destro, più per impedimento fisico che per incapacità o lentezza di riflessi. Insomma, dopo mesi nei quali si è detto di tutto (e anche di più) sullo scarso impegno dai giocatori, sulla vita dissoluta fuori dal campo, sulle motivazioni che senza la vetrina europea sarebbero venute meno, oggi possiamo dire che sotto alla scritta "Save the Children"... c'è un cuore viola che batte.

Simbolo primario di questa inversione di tendenza è senza dubbio Marco Donadel. Barba da Robinson Crusoe, sguardo da lottatore, piglio da capitano, fa legna da far invidia a mille conifere, e porge l'esempio ai compagni che sembrano seguirlo ammirati. Non solo Donadel però: Vargas ad esempio. Mihajlovic lo ha "bacchettato" in settimana, lo ha tenuto sulla corda ed il peruviano lo ha ripagato con una prestazione (almeno per un'ora) degna dello splendido esterno che abbiamo ammirato nella scorsa stagione. E poi Gilardino, stretto tra Chiellini e Bonucci, che si immola sulla causa viola per poi cedere ad un subdolo stiramento. Boruc assolutamente miracoloso su Chiellini e Iaquinta, Comotto finalmente senza sbavature, Pasqual che limita Krasic nonostante le diffidenze della vigilia, E ancora Santana: generoso, inesauribile, al quale è mancato di completare l'assolo su quel pallone calciato di sinistro sopra la traversa. Per arrivare a Ljajic, forse più oscuro di altre volte ma comunque autore di una partita (tatticamente) da veterano. E' mancato D'Agostino, alle prese con l'appannamento post-rientro da una lunga assenza, mentre si attende il completo recupero della forma da parte di Gamberini (è comunque sulla buona strada). Insomma, si inizia a vedere la tanto pubblicizzata grinta, il tanto reclamizzato "spirito di gruppo", la tanto attesa cattiveria... eccezion fatta per la zona gol che soffre ancora di un perbenismo sotto rete assolutamente da migliorare.

Abbiamo lasciato per ultimo Michele Camporese. Pisano di Marina di Pisa, classe 92', tifoso della Juventus (chissà se per lui lil risultato di ieri sera è un punto guadagnato o due punti persi...), per lui rivolgiamo una preghiera: abbiamo già sentito riecheggiare da più parti paragoni scomodi ed ingombranti, e sopratutto è riemerso il nomignolo... "il giovane" Camporese. Signori, ricordatevi all'inizio degli anni 90' di un certo Alberto Malusci che subì a lungo il paragone col grande Franco Baresi e venne etichettato come "il giovane Malusci". Con tutto il rispetto per Alberto da Quarrata, auguriamo a Camporese una carriera più fortunata, più ricca di soddisfazioni e (magari con la maglia viola indosso...) vincente.