"VERSO PALERMO", Tra mercato e crisi di nervi...
Quella tra Palermo e Fiorentina, in tempi recenti, è stata tutt'altro che una partita di calcio. Sarà per la rivalità che nasce dal "target" tutto sommato simile, sarà per i continui (e isterici) incroci di mercato, sarà (più probabilmente) per le "lune" di Francesco Guidolin. Tutto nasce nel 2005 quando Guidolin era il primo candidato per la panchina viola. Poi arrivò Prandelli e tutto passò in secondo piano. Raccontano le cronache che dietro ci fosse una sorta di promessa poi non mantenuta e Guidolin restò, così, con un palmo di naso "giurandola" per sempre ai Della Valle. I prodromi della vendetta si notano per la prima volta in un Fiorentina-Palermo del 29 ottobre 2006. Scocca il 90', Amauri si "beve" Dainelli e batte Frey con un preciso rasoterra. E' il gol decisivo, è il 3-2 finale, e il "nostro" sublima la vendetta covata da anni in una corsa sfrenata sotto il "formaggino" occupato dai tifosi palermitani, saltabeccando come un grillo proteso verso l'agognata foglia d'insalata. Guidolin parte 2°: nel ritorno del 18 aprile 2007 corre il 33' e Guana, centrocampista del Palermo, frana a terra nel tentativo di contrastare Mutu. Il romeno non se ne dà per inteso, arpiona il pallone e si produce in una discesa irresistibile culminata con la rete dell'1-0. Apriti cielo, spalancati terra! Con Guana ancora al tappeto l'ineffabile Guidolin si scaglia contro Cesare Prandelli reo, a suo dire, di non aver fermato l'azione del proprio giocatore. Il melodramma raggiunge il suo apice, Guidolin abbandona il campo in preda ad un raptus irrefrenabile, e pretende dal tecnico di Orzinuovi le scuse pubbliche. Prandelli lo ignora, mostrando classe e signorilità.
Non si vive di solo Guidolin: il 26 ottobre 2008 tocca alla Fiorentina prendere una topica colossale. Nessun atteggiamento plateale, nessuna concessione all'isteria, solo un gesto, istintivo, quello compiuto dal suo centravanti Alberto Gilardino. Si gioca in notturna al Renzo Barbera, e al 19', su un invitante cross di Santana il "Gila", nonostante Raggi lo spinga irregolarmente da dietro (sarebbe rigore), anticipa tutti e mette in rete...di mano. Lo abbiamo detto, è un gesto puramente dettato dall'istinto, ma Alberto esulta davanti a tifosi e telecamere, non ammette la palese irregolarità. Ma non basta. Negli spogliatoi non c'è l'auspicato "mea culpa" e Gilardino si becca due giornate di squalifica con persecuzione postuma di tutta la classe arbitrale. Quello che successe nelle settimane (e negli anni) successivi testimonia che la "mano de Dios" è stata una sola (quella di Maradona, nell'86', contro l'Inghilterra) e che quella di Gilardino è solamente la mano figlia di un Dio minore. Oggi si replica e mi raccomando... state buoni se potete.