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"VIOLAZZURRO", Montolivo eroe dei due mondi...

di Stefano Borgi

Riccardo Montolivo come Giuseppe Garibaldi. A prima vista il paragone può sembrare blasfemo, antistorico, irrispettoso per chi, come Giuseppe da Nizza (città che al tempo facente parte della Repubblica di Genova), la storia l'ha fatta davvero. Montolivo come Garibaldi a pochi giorni dai festeggiamenti per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia, con il primo, buon giocatore in attesa di diventare campione (fermiamoci quì perchè i fuoriclasse sono altri), che si cimenta nell'arduo compito di unire due mondi opposti e contrari come il viola e l'azzurro. Il secondo beh... ha unito l'Italia e questo basta e avanza. Lo spunto ce lo offre il crescendo della stagione di Riccardo Montolivo, culminato con quel quarto d'ora da capitano della nazionale. E' il 76' di Ucraina-Italia, entra Bonucci al posto di Gilardino e la fascia passa dal gila a montolo, 80° ed 81° capitano dell'Italia pallonara. Due alfieri viola che si passano il testimone di capitano della nazionale di calcio quattro volte campione del mondo... non capita tutti i giorni. E non capita tutti i giorni nemmeno vedere un Montolivo così positivo, partecipe alla manovra, presente a se stesso e negli schemi di Prandelli.

Ma andiamo con ordine: Riccardo ha cominciato venerdì scorso contro la Slovenia terzo di centrocampo, con Thiago Motta centrale ed Aquilani sull'altro lato. Per il capitano (stavolta solo viola) 88' fatti di interdizione, proposizione, inserimenti, ricerca della profondità che lo hanno portato al tiro ed al cross dal fondo (entrambi di sinistro). Ieri contro l'Ucraina si replica. Montolivo viene schierato come playmaker (non c'è niente da fare, quello è il suo ruolo) in mezzo a Nocerino e Marchisio, con Aquilani spostato in avanti. Riccardo è lucido, cuce la manovra giocando spesso "di prima", recupera palloni su palloni (come lui Marchisio), non va mai in affanno. Fino a quell'ultimo quarto d'ora con la fascia al braccio, in 10 contro 11 (Astori, nel frattempo, aveva pensato bene di farsi espellere all'esordio con la maglia azzurra...), combattivo, pugnace, insomma... giocatore vero. E l'Italia di Prandelli vince, l'Italia di Montolivo va. Non ci nascondiamo ed ammettiamo di non essere mai stati teneri con Montolivo: colpa un pò sua, un pò nostra. Colpa della sua incompiutezza, della sua indolenza, di quell'aria un pò così, quell'espressione un pò così, che spesso ce lo lasciavano a metà del guado, tra l'anonimato e la stella da celebrare. Colpa del nostro pretendere da lui sempre qualcosa di più, di meglio, qualcosa che giustificasse quel talento latente che traspariva senza mai manifestarsi appieno. Colpa anche dei continui cambi di ruolo, di posizioni in campo, dell'obbligo di saper fare tutto (e tutto bene) a metà campo, da sempre la zona più difficile da coprire. Insomma, il destino dei grandi dal quale Montolivo è stato spesso schiacciato. Da qualche tempo però Riccardo sembra aver imboccato la strada giusta, anche con la Fiorentina. Un finale di stagione in crescendo, abbiamo detto, che raramente arriva al sette ma che si attesta su un rassicurante 6,5. Eppure l'inizio era stato balbettante con il sofferto ritorno dal mondiale sudafricano, la preparazione incompleta, le difficoltà acclarate della squadra, l'errore marchiano di Lecce alla seconda giornata che dette la stura ai "calci nel sedere" di Mihajlovic. Fino all'operazione alla caviglia del 9 novembre ed i due mesi di stop forzato. Adesso per il "talento di Caravaggio" il vento è cambiato: condizione fisica e posizione in campo sono quelle giuste (finalmente giostra da centrocampista centrale anche in maglia viola), il rendimento è costante, tendente verso l'alto. Ed i risultati si vedono, individuali e di squadra.

Ultime due considerazioni: 1) Montolivo è un classe '85, a 26 anni è nel pieno della maturazione. Difficile vederlo l'anno prossimo in maglia viola. Ci sembra il remake di Berti, Massaro, Roberto Baggio... storie che credevamo di aver superato, con la gestione Della Valle che investiva e non (s)vendeva, che "aggrediva" il mercato e non "vivacchiava". 2) I giochi non sono ancora fatti, e finchè c'è contratto c'è speranza. In un articolo di qualche giorno fa dicemmo che... "bastava poco", riferito ad una possibile  Fiorentina da scudetto. Adesso diciamo..."basta poco" per la firma del nuovo contratto di Montolivo. Basta mettersi a sedere (Montolivo e Andrea della Valle, nessun altro, a buon intenditor...), con una penna ed un pò di buona volontà. Noi ci riproviamo, basta poco...