"OCCHI PUNTATI SU..." Alberto Gilardino e la sindrome di San Siro
Fonte: www.stefanoborgi.it
Il pallone muore sul petto, docile, complice uno stop da cesellatore. Piroetta circense con giravolta, fuga per...il gol che sembrava oramai cosa fatta. Anzi no, Samuel si aggrappa disperato rischiando rigore ed espulsione, un colpo da biliardo l'esterno destro che pare sublimare un gol che andrebbe a braccetto con la storia. Poi...puff! Il sogno svanisce, il rumore sordo del palo spegne le luci a San Siro. Niente da fare per Alberto Gilardino, tutto troppo bello per essere vero. Un gol così a 10 minuti dalla fine, in uno dei templi del calcio, a casa dei campioni d'Italia sarebbe stata (come si dice in gergo)... tanta roba. "Quest'anno non siamo fortunati con gli episodi..." ha chiosato Prandelli a fine partita. Il mister si riferisce alla sconfitta col Parma di 9 giorni fa, a quella di Genova, al pareggio con la Juventus... Noi aggiungiamo che è anche una semplice questione di centimetri. Quelli che beffarono Gilardino all'80' di Fiorentina-Lazio del 4 ottobre scorso quando la cecità dell'arbitro Brighi e degli assistenti scipparono la Fiorentina di due punti sacrosanti. Quelli che ieri al "Meazza" hanno beffato (ancora una volta) il bomber viola scaraventando sul palo il pallone della probabile vittoria. Del resto il "gila" se lo doveva aspettare. Quello stadio non gli ha mai portato bene, non è mai stata casa sua, quei colori gli sono sempre stati avversi, prima nel Milan ora nella Fiorentina. E così è arrivata, ineluttabile, l'ottava sconfitta consecutiva a San Siro, sponda nerazzurra, la quinta (su cinque anni di serie A) dell'era Della Valle, la quarta (su quattro anni di panchina) della gestione Prandelli, con il "panda" del gol di Luca Toni, realizzato nell'1-3 del gennaio 2007, rimasto ormai da solo a difendere la stirpe. Poi più niente, 9 gol subiti e quel palo che grida ancora vendetta.
La sindrome di San Siro dicevamo... Il centravanti di Biella, dopo annate esaltanti al Parma (guarda caso con Prandelli allenatore) nel 2005 tenta il salto della vita alla corte di Berlusconi. Fu un trasferimento record (25 milioni di euro) ma il "gila", campione d'Europa under 21, una sorta di astro nascente del calcio italiano, quei soldi sembrava valerli tutti. Le cose, però, spesso non vanno come vorremmo e per Alberto cominciano le difficoltà. Dopo un primo anno tutto sommato positivo, la concorrenza di Inzaghi iniziò a farsi sentire, pesante, e quel passo sembrò più lungo della gamba. Gilardino giocava e San Siro fischiava, Gilardino segnava e San Siro "bubava", Gilardino lottava con le unghie e con i denti e San Siro sembrava non accorgersene, fino alla panchine scaldate nell'ultimo anno e l'opzione Firenze all'orizzonte. L'esperienza rossonera finirà con lo score di 36 gol in 94 partite e l'unica isola felice (o quasi) di quel periodo fu il mondiale di Germania 2006 vinto con l'Italia di Lippi. Però anche là... una buona partenza, il gol agli Stati Uniti, il violino che suona e poi, piano piano, il posto da titolare che scivola via. Il resto è storia nota, il Gila rinasce, riconquista la maglia azzurra, diventa il magnifico messere di Firenze. Merito della tranquillità ritrovata si è detto, un pò la stessa storia, a parti invertite, di Pazzini, infelice in riva all'Arno, devastante alla Sampdoria. Fino all'episodio di oggi, fino a quel maledetto palo che (per ora) ha chiuso a doppia mandata la porta della gloria viola. Le prossime partite (Atalanta, Chievo fuori e Milan) si specchiano in un sogno che si chiama Anfield Road. Ecco l'occasione per vendicarsi della mala sorte che quando scorge Gilardino sotto le torri di San Siro preme il piede sull'acceleratore e va veloce...