.

"OCCHI PUNTATI SU..." Fiorentina, è tutta colpa della sfortuna?

di Stefano Borgi
Fonte: www.stefanoborgi.it

Come diceva Don Abbondio... “Il coraggio, uno, non se lo può dare” e, ahimè, la Fiorentina che è uscita sconfitta dal Massimino di Catania (dopo ben 46 anni d'imbattibilità!) è sembrata di carattere molto simile al curato dei “Promessi sposi”. Beninteso, la squadra viola ha disputato tutto sommato una partita discreta, macchiata da un gol (si può dire) subito negli spogliatoi, con un possesso palla marcatamente a suo favore e corroborato da 4 nitide palle gol. Ci vengono in mente quelle di Kroldrup al 15' (respinge il portiere), Santana al 18' (buono l'impatto con la palla, peccato per quei pochi centimetri a lato), Montolivo al 20' (questione di centimetri anche per “Montolo”) fino al tiro della disperazione di Jovetic al 90', parato benissimo da Andujar. Per il resto fraseggi infiniti, cross innocui in mezzo all'area (raramente dal fondo), tiri scentrati dal limite e quella sensazione che mancava sempre qualcosa. Nel dopo gara Corvino ha puntato dritto sulla scarsa precisione, Prandelli sulla sfortuna complessiva e sull'ingenuità nel particolare del gol subito dopo appena 1 minuto (appunto, con la Fiorentina mentalmente ancora negli spogliatoi). Donadel si accoda, imprecando anche lui alla sfortuna ed all'ennesima occasione persa. Insomma... colpe, responsabilità o qualcosa che vagamente gli somigli, non pervenute. E invece mi sa che aveva ragione Don Abbondio, ci voleva un po' più di coraggio, a cominciare dalla panchina per finire al campo dove si è vista una Fiorentina “carina”, “bellina”, “ordinata” ma lenta, compassata, senza uno slancio, senza un guizzo.

Torniamo alla panchina: in mancanza di Vargas e Marchionni, Prandelli si affida ormai da qualche settimana al 4-4-1-1 che vede Gilardino unica punta supportato da Jovetic. Il montenegrino (sono parole di Prandelli) sta imparando ad attaccare la porta ma deve ancora migliorare, e di parecchio. Gilardino (se ne è accorto lui per primo quando col Genoa ha cercato conforto in un rigore che non gli spettava) è stanco, provato, fisicamente e mentalmente e non è in grado di far reparto da solo. Jovetic, lo abbiamo detto, sta imparando a fare il secondo attaccante ma il riccioluto campioncino non è Mutu, non ha la sua forza, il suo carisma, la sua abitudine alla lotta. Jo-Jo quando vede le difese bloccate, fisicamente prestanti gira al largo cercando spazi a centrocampo che (bontà sua) trova regolarmente, ma così facendo si allontana dalla porta e toglie muscoli e rifornimenti a Gilardino che resta lassù abbandonato, in balia dei nerboruti difensori di turno. Ed ecco che la Fiorentina tiene palla, costruisce gioco fino al limite dell'area per poi perdersi, vuoi per l'endemica incapacità dei centrocampisti a prendere la porta, vuoi per la leggerezza dell'attacco viola di cui sopra. Non a caso è andata meglio con l'ingresso di Babacar che, anche a Catania, ha confermato di essere (o meglio, che sarà...) un giocatore importante. Prandelli, quindi, è chiamato ad uno sforzo di fantasia, ad uno scatto in avanti, ad osare un po' di più, anche perchè “vivacchiare” non serve a niente e l'obiettivo è dichiarato: la realtà si chiama Europa League, il sogno si chiama Champions League. Il collante è quel famoso coraggio che (ha ragione Don Abbondio) “uno non se lo può dare...” ma che, con un po' di buona volontà, si può sempre trovare.