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"OCCHI PUNTATI SU" Prandelli e Fiorentina ad un bivio: rinnovo immediato oppure...

di Stefano Borgi
Fonte: www.stefanoborgi.it

Un crollo inspiegabile, o forse... spiegabile, spiegabilissimo. Cesare Prandelli appare lontano anni luce dal progetto Della Valle - Corvino e allora auspichiamo una decisione immediata, per il bene di tutti: rinnovo del contratto o separazione, senza ulteriori spargimenti di sangue. Sia chiaro, lo chiediamo con la morte nel cuore perchè Cesare Prandelli è uno di noi, è il miglior allenatore sulla piazza (non solo italiana), è il giusto collante tra l'entusiasmo sfrenato e l'incontrollabile catastrofismo, tipici della Firenze tifosa. Allo stesso tempo, però, è abbastanza evidente come la squadra viola non regga questo clima di incertezza che si è venuto a creare, questo senso di precarietà latente, dentro e fuori lo spogliatoio, e affonda, sprofonda sempre più giù, spinta dalla sua stessa fragilità, da una mancanza di personalità che è ormai un dato di fatto. Le cessioni di Dainelli e Jorgensen hanno messo il carico da undici e la tegola Mutu ha completato l'opera. Prandelli e la Fiorentina quindi, sono arrivati ad un bivio e l'indice di un Cesare distante dal progetto Fiorentina è il suo atteggiamento, le sue dichiarazioni, quelle mezze frasi che non hanno un fondamento concreto. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: 5 sconfitte nelle ultime sei partite con un solo, tenue bagliore... il 2-2 di Cagliari e gli obiettivi d'inizio stagione che piano piano scompaiono. Dal 4° posto (al momento impensabile), alla finale di coppa Italia (ad oggi improbabile) fino all'ultimo traguardo, affascinante, intrigante, la Champions League (quello si che sarebbe un miracolo!) L'ottavo di finale col Bayern rappresenta una sorta di ultima spiaggia: o la squadra reagisce mostrando orgoglio e voglia di stare col proprio allenatore oppure è la fine e la frase (a nostro parere delirante) pronunciata da Prandelli nel dopo partita con la Samp... "Il mio primo obiettivo è la salvezza..." denota una contraddizione in termini preoccupante. Non era forse lui che sosteneva di potersi giocare fino in fondo la qualificazione alla Champions, e che fino ad una settimana fa (confortato dall'ottima prestazione contro la Roma) auspicava un grande finale di stagione? Ed ora invece, dopo 90' (invero deludenti) ma che sono solamente 90', ammonisce di guardarsi le spalle?

Cesare Prandelli in confusione totale quindi, e l'unica spiegazione circa il crollo di cui sopra si riconduce ai mille dubbi che lo devastano. Restare in viola, abbracciare la nazionale, oppure tradire Firenze andando alla Juventus? Serve chiarezza, serve una decisione immediata, serve sedersi ad un tavolo e mettere nero su bianco, altrimenti è meglio lasciarsi subito, senza mezze misure, per rispetto verso i tifosi, verso la storia di questa società. Anche perchè non convince l'assunto di partenza: perchè ridiscutere oggi un contratto che scade nel 2011 (cioè tra ben 17 mesi)? Non ricordiamo esserci una sorta di legge Bosman per gli allenatori piuttosto che un rischio svincolo e conseguente spauracchio del parametro zero. E allora, cui prodest? Certamente non a Prandelli che naviga in un "mare magnum" sconfinato,  tattico e gestionale. Certamente non alla squadra, in debito di ossigeno ed entusiasmo, incapace di risollevarsi senza la guida sicura, autoritaria del suo pigmalione. Certamente non ai Della Valle, che nel giochino della torre hanno già scelto Corvino (forse giova a lui?), ma che vedono scivolare una stagione che rischia di essere buttata via. E allora, parafrasando un altro celebre film... la primavera può attendere. Troppo lontana la stagione della paventata riconciliazione, troppi giorni separano quello che è il peggior momento della gestione Prandelli da un ipotetico incontro di Teano. Nel mezzo ballano una decina di partite di campionato, l'ottavo in Champions League, una semifinale di ritorno di coppa Italia, una parte destra della classifica che grida vendetta (non parliamo però di retrocessione, per carità...) Eppure basterebbe così poco... una stretta di mano, la firma sul nuovo contratto e poi via, a rincollare un giocattolo che non si è rotto ancora del tutto.