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"OCCHI PUNTATI SU..." Prandelli e le sue colpe

di Stefano Borgi
Fonte: www.stefanoborgi.it

E ora ci mancavano anche i gol di Pazzini. Non sono bastate le due pugnalate del Chievo, il rigore sbagliato da Vargas, i tre infortuni in 35' (probabilmente un record mondiale) e, dulcis in fundo, la prima contestazione della sua gestione...dura, violenta, legittima. Cesare Prandelli ha dovuto ingoiare anche quelli, che suonano come una vendetta, contro chi non ha creduto in lui, contro chi non lo ha saputo aspettare. Insomma... "le disgrazie non vengono mai da sole" disse qualcuno, e ora il "Pazzo" vola in Champions League mentre noi attraversiamo la strada e andiamo ai campini. Ma tant'è... Il mago di Orz ha vissuto ieri un giorno di ordinaria follia nel quale ha mostrato tutti i suoi limiti di uomo e di tecnico, in evidente difficoltà, in palese confusione, nell'eterna indecisione sul suo domani, suo e della Fiorentina. Partiamo dal peccato originale: Prandelli è il pigmalione di questa Fiorentina, il padre putativo di molti dei giocatori, il "deus ex-machina" del famoso progetto, colui che ha costruito questa creatura e colui che la può distruggere, più dei Della valle, più di Corvino. E allora Cesare Prandelli deve (e sottolineo deve) prendere al più presto una decisione: o rinnova o se ne va. O dà un segnale forte a tutto il gruppo, oppure è meglio dare un colpo di spugna e passare la mano. Senza aspettare un secondo di più. Lo richiede il rispetto che lui prova per la gente di Firenze, ma anche la gratitudine e l'affetto che i fiorentini provano per lui. Firenze lo ha adottato, lo ha eletto cittadino onorario, lo ha proclamato magnifico messere, in una parola.... lo considera uno di noi, e sappiamo quanto questa terra sia diffidente, quanto i fiorentini soppesino chiunque voglia accedere alle segrete stanze del loro cuore. Per Prandelli è stato steso un tappeto rosso, è stata creata un'autostrada per portarlo il più vicino possibile all'anima di Firenze e per questo non si può più aspettare. O rinnova o se ne va. A meno che lo stesso Prandelli non ritenga davvero che il contratto di un anno serva da stimolo, aiuti a rimettersi in gioco ed a ritrovare motivazioni ormai perdute. No, non ci crediamo, riteniamo Cesare Prandelli uomo troppo intelligente, navigato, esperto del mondo del calcio per credere alle favole, perchè in questo caso di favola si tratta. Fateci caso, la Fiorentina è la squadra dei dimissionari, degli ex... La Fiorentina ha un ex-presidente, un ex-patron, un ex-portiere (Frey), un ex-terzino (Vargas), ed in questo momento anche un ex-allenatore, che sta cercando di capire cosa vuol fare da grande.

Le colpe di Prandelli non si fermano quì. Ce ne sono altre, magari più piccole, certamente più immediate. Come l'ostinazione a puntare sempre e solo sugli stessi uomini. Lo dice lui stesso, siamo in emergenza, abbiamo chiesto un sacrificio a giocatori usurati e paghiamo, paghiamo per intensità ed agonismo. Facciamo tre nomi: Seculin (portiere dell'under 21), Ljiaic e Babacar. Perchè non provarli, perchè non dargli fiducia, perchè non buttarli nella mischia? Avrebbero fatto peggio di un Frey irriconoscibile? Di un Vargas convalescente e distratto? Di un Gilardino a rischio mondiali? (a proposito, Pazzini sta diventando ingombrante oltre che per Prandelli anche per il Gila...) E poi: come la mettiamo con la rosa corta? Nel dopo partita Corvino ha ammesso l'errore di essersi disfatto di alternative che stanno facendo bene altrove (chiaro riferimento, oltre che a Pazzini, anche a Dainelli, Kuzmanovic, addirittura Balzaretti...), e allora non sarebbe il momento di rivedere la gestione dei rapporti personali, magari smussando certi angoli del proprio carattere che in molti casi è una forza ma in altri è un limite?

Chiudo con un'ultima osservazione: siamo stanchi di queste scene da..."il pallone è mio e gioca chi dico io..." Se il rigorista designato è Jovetic, il rigore lo batte Jovetic. Il Prandelli che timidamente cerca di convincere Vargas a tornare indietro e cedere il dischetto al montenegrino, ha fatto sinceramente tenerezza. Quello non è il Prandelli che conosciamo, che abbiamo imparato ad apprezzare... quello è un replicante che non ci crede più, che non ha stimoli, stanco, demotivato, la controfigura del condottiero che ci ha fatto sognare in questi 5 anni. Spiacenti ma a noi una figura simile non serve, noi vogliamo l'originale e chissà se siamo ancora in tempo a ritrovarlo.