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"CATTIVI PENSIERI" Ciclo finito? Forse...ma si riparte da Prandelli (senza Mutu)

di Stefano Borgi
Fonte: Stefano Borgi per FV

La voce è ormai ricorrente e sta facendo proseliti. Il ciclo della Fiorentina di Prandelli è finito e come si suol dire..."Vox populi, vox Dei." Da questa tribuna abbiamo espresso più volte il nostro apprezzamento per l'equilibrio e la maturità mostrata dalla tifoseria viola. Stavolta non possiamo fare altrettanto anzi, giudichiamo eccessivo questo pessimismo latente al confine con l'autolesionismo. Ci poniamo una domanda: qualcuno ha individuato un degno sostituto del tecnico di Orzinuovi? Qualcuno capace, come lui, di saper coniugare spettacolo, equilibrio tattico e continuità di risultati? Qualcuno che (ancora come lui!) saprebbe portare per tre anni consecutivi (incrociamo le dita per il quarto) una buona squadra, a tratti buonissima, ma non eccezionale, a qualificarsi in Champions League? E qualcuno a cui intitolerebbero una strada, che verrebbe accettato in toto da una città diffidente come Firenze, che riuscirebbe in maniera trionfale ad entrare nei cuori di tutti i Fiorentini? C'è tutto questo e anche di più in Cesare Prandelli: valore tecnico, risultati e totale empatia con l'ambiente. No, non è lui il problema: "Rimarrò sulla panchina viola fino a quando ci saranno i Della Valle" Prandelli dixit, e noi ci crediamo.

 

Semmai riteniamo corretto dire che finisce il ciclo di alcuni giocatori e, citiamo in ordine sparso, Mutu, Jorgensen, Donadel, Dainelli, Pasqual... Sono cinque dei giocatori storici della Fiorentina gestione Della Valle (il sesto, Pazzini, se n'è andato a gennaio). Addirittura Martino, Marco ed il capitano sono elementi della prima ora, risalenti alla stagione dei cattivi pensieri (il 2004-2005), mentre Pasqual arrivò l'anno dopo e Mutu nel 2006. Cinque storie diverse, cinque addii praticamente scontati con un unico comun denominatore: quello di aver composto lo zoccolo duro di Prandelli, quello dal quale il mister è stato tradito, quello che ha fatto nascere i famigerati "orticelli." Seguiamo l'ordine crescente e partiamo da Manuel Pasqual; la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la tribuna di domenica nel derby contro il Siena. Manuel era reduce da buone prestazioni, dopo due anni anonimi ancorchè deludenti si è riproposto ai suoi livelli ma i 12 mln. di euro spesi per Vargas reclamano il loro spazio e l'ex-aretino è costretto da tempo all'ascensore tra campo e panchina. Questo fino alla sopracitata tribuna, inflitta forse per sollevare il peruviano da una presenza ingombrante a bordo campo. Fatto sta che Pasqual è arrivato al limite e non sembrano esserci i margini per ricucire. Il caso di Dainelli è legato alle sue condizioni fisiche, spesso precarie, ed è noto che la Fiorentina stia cercando come il pane un forte difensore centrale da schierare accanto a Gamberini. Corvino lo aveva in mano, si chiamava Andrea Barzagli, ma i soldi del Wolfsburg glielo hanno portato via. Quest'anno si replica e quello del centrale sarà il primo acquisto di giugno. Donadel lo possiamo definire il promotore della contestazione. Messo in discussione e poi accantonato per far posto a Felipe Melo, è uno di quelli che ha dato il sangue per arrivare in Champions League e che, ahilui, l'ha vista quasi totalmente in panchina. Passi, ha pensato Donadel, per Felipe (obiettivamente superiore) ma non per Almiron che gli è stato spesso preferito da Prandelli anche a partita in corso. Comportamento censurabile anche se in parte comprensibile ma a Prandelli ha dato molto fastidio. Come nel caso di Dainelli, Corvino è sulle tracce di un sostituto e tutte le strade portano a Palombo. Quello del centrocampista sarà il secondo acquisto di giugno. A Firenze c'è un processo di beatificazione in corso per Martin Jorgensen, vero e proprio pupillo delle curve e di Prandelli. Su di lui pesa come una "Spada di Damocle" l'anagrafe inclemente e le regole di Corvino non transigono. 35 anni sono troppi per indulgere e la trattativa per il rinnovo del contratto sembra complicarsi ogni giorno di più. Ed arriviamo al piatto forte, Adrian Mutu. I soliti rumors lo danno in partenza per Madrid, sponda Real. Costo dell'operazione 14 mln. di euro (l'anno scorso la Roma ne aveva offerti venti...) e il sostituto è stato individuato nel macedone Goran Pandev, talentuoso mancino della Lazio. Mutu ha fatto il suo tempo, nello spogliatoio e (sopratutto) in campo lo sopportano in pochi. Il fastidio per la querelle estiva, le incomprensioni prima con Pazzini (con Giampaolo costretto ad andarsene), poi con Gamberini (tutto rientrato ma fino a quando?), l'anarchia tattica che dapprima ha penalizzato Pasqual poi Semioli (vi siete mai chiesti come mai Prandelli, dopo l'infortunio a Santana, non sia mai tornato al fedele 4-3-3?) Tutti elementi che portano il "fenomeno" lontano da Firenze. Anche Prandelli sembra essersene fatta una ragione e, del resto, Cesare è un'aziendalista modello, capisce le esigenze della società, basta che non gli vendano il suo miglior giocatore a soli 10 giorni dal preliminare di Champions League, proprio come accadeva l'anno scorso. E poi Adrian, è evidente, ha perso stimoli, non sta più bene a Firenze, vuoi per i traguardi limitati, vuoi per l'ingaggio (il 7 maggio c'è il primo grado della sentenza del TAS per la vertenza Chelsea con una richiesta di risarcimento da parte degli inglesi di 17 mln. di euro...da qualche parte il romeno li dovrà pur trovare), vuoi per l'età non più verde ed il crepuscolo di una carriera che gli impone scelte drastiche.

 

Insomma, sta per nascere una Fiorentina senza i senatori, ma che riparte da Prandelli, sempre più in sella al purosangue Fiorentina. E poi fateci caso: un ciclo si dice finito quando sono stati raggiunti dei traguardi, quando la bacheca si arricchisce di qualche trofeo. Cos'ha vinto la Fiorentina di Prandelli? Niente, se non l'affetto incondizionato della gente. Per questo diciamo che il ciclo del "mago di Orz" è appena all'inizio e per una volta ad andarsene saranno i giocatori e non l'allenatore. Anche questa è Firenze...


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