.

"OCCHI PUNTATI SU..." Adrian Mutu, un 'male' necessario per Prandelli

di Stefano Borgi
Fonte: Stefano Borgi per FV

Quando al 72' di Fiorentina-Siena, Adrian Mutu è intervenuto sul cross di Gobbi, teso, invitante, addomesticando il pallone e battendo a colpo sicuro, abbiamo capito come il "fenomeno" sia un "male" necessario per la squadra di Prandelli e nella giornata dell'infortunio a Gilardino, dell'ennesimo "miracolo" del Genoa e della convocazione di Pazzini in nazionale, il suo gol è parso a dir poco provvidenziale. Fino a quel momento la partita del romeno era stata irritante, a tratti disarmante, tale era stata la flemma, quasi la noncuranza con la quale il n° 10 di Calinesti aveva approcciato l'impegno. Giocoforza tutta la manovra viola ne risentiva, affogata nelle pastoie della ragnatela bianconera, abbuiata dalla vena inconcludente del suo uomo di maggior classe. Mutu è, infatti, l'unico in questo periodo di vacche magre (magrissime) per la Fiorentina che può accendere la luce, alzare un faro sul cammino viola che, altrimenti, sarebbe lastricato di difficoltà insormontabili. Detto fatto, Mutu si è fatto trovare puntuale all'appuntamento con la storia di questa partita e l'ha decisa da par suo.

 

Facciamo un passo indietro. In una conferenza stampa di qualche giorno fa, Mutu dichiarò di non essere soddisfatto di se stesso, ammise che doveva fare di più. Prandelli lo seguì a ruota dichiarando che le "lune" di Mutu condizionavano in tutto e per tutto la squadra e che il romeno avrebbe dovuto fare un passo verso i compagni sotto il profilo del gioco (leggi altruismo) e del comportamento (basta richiami plateali, più tolleranza per l'errore altrui.) Sulla seconda c'è ancora parecchio da lavorare, ed anche ieri sul finire del primo tempo sono volate parole grosse con Kuzmanovic reo di avergli appoggiato male un pallone. Sulla prima (non ce ne voglia il mister) rimane qualche dubbio sull'opportunità di tale invito in quanto la grandezza di Mutu sta nel lampo di genio, nell'estemporaneità del gesto, nell'immediatezza dell'intuizione che non può essere schematizzata, nè tanto meno inscatolata in un'eretica razionalità. Sono i compagni che devono, semmai, rendersi indipendenti, beneficiando certo della "vena" del compagno meglio dotato ma capaci, al tempo stesso, di camminare con le proprie gambe. E purtroppo sta proprio quì la virtù bifronte del romeno: decisivo sempre e comunque, nel bene e nel male. Mutu fa il "fenomeno", la Fiorentina vince e si accende, Mutu gioca male, la Fiorentina si appassisce, si spegne. E' il destino dei grandi e di quelli che dai grandi dipendono, succedeva lo stesso con Batistuta, con Antognoni... per rimanere nell'era dopo Cristo.

 

Ma facciamo ancora alcuni passi indietro e separiamo il Mutu benigno dal Mutu maligno, simulando una lavagna scolastica con su scritti i "buoni" ed i "cattivi": ad agosto Corvino lo cede alla Roma per 20 mln. di euro, Prandelli si mette di traverso, ne impedisce la cessione ed è voce ricorrente che molti equivoci della stagione viola siano nati proprio in quel momento: Mutu nel male. In città si sparge del malumore per il comportamento di Adrian e del suo procuratore, Alessandro Moggi. Tira una brutta aria, ma il 12 agosto, per l'andata del preliminare di Champions, dopo 2 minuti Mutu abbatte i cecoslovacchi dello Slavia Praga con una mirabile punizione e qualifica, di fatto, i viola alla Champions League vera e propria: Mutu nel bene. L'inizio di campionato è contraddittorio, il gomito gli fa male, entra ed esce, entra ed esce ne condiziona il rendimento e la Fiorentina non è la stessa, fino alla serata di Palermo dove Mutu torna "fenomeno", realizza una doppietta e trascina la squadra viola alla vittoria più bella (per ora) della stagione. Intanto in coppa le cose non vanno bene e stavolta sono i legamenti del ginocchio a preoccupare: 4 settimane di stop e poi una striscia formidabile con gli acuti di Torino e Bologna che chiudono un 2008 comunque eccellente per la Fiorentina ed il suo "pigmalione": Mutu che meglio non si può. Nel 2009 la musica cambia di nuovo; con il Lecce alla ripresa del campionato ennesimo infortunio e la Fiorentina crolla con tre sconfitte consecutive. Nel mezzo anche l'uscita dalla coppa Italia, e il romeno fa la sua trionfale "rantree" a Bologna il 1 febbraio realizzando una fantastica doppietta, viatico per il 3-1 finale. Sette giorni dopo la partita con la Lazio decisa da Gilardino che riprende un tiro di Mutu respinto dal portiere, quindi la tripletta, ormai storica, di Genova ed il gol al 95' col Chievo: Mutu in questo periodo benissimo, è lui l'anima della Fiorentina. E siamo ai giorni nostri, male a Reggio Calabria, male col Palermo in casa, malissimo a Milano con l'Inter e "benino" ieri nel derby.

 

Come vediamo un'alternanza che avrebbe abbattuto un bisonte, figuriamoci una pletora di buoni giocatori, ahimè in molti casi senza personalità, sbattuti al vento dell'umoralità instabile di un "fenomeno". Concludiamo dicendo che la Fiorentina, con Mutu, ha fatto tredici come i suoi gol in campionato (più i due in Champions League) e tredici sono anche i punti che Adrian ha portato con le sue prodezze sui 49 attuali (quasi un quarto del totale). Viola, quindi, schiavi del loro destino e del loro n° 10... "fenomeno" sempre e comunque.
 


www.stefanoborgi.it