"OCCHI PUNTATI SU..." Cesare Prandelli e gli equivoci (tattici) in casa viola
Fonte: Stefano Borgi per FV
Ce n'è per tutti i gusti. Vargas per la difesa, Montolivo e Felipe melo per il centrocampo, Pazzini e Osvaldo in attacco con la sublimazione assoluta nella persona di Stevan Jovetic. La Fiorentina di questo periodo somiglia molto all'opera di William Shakespeare, "La commedia degli equivoci" (o altrimenti detta "...degli errori" ma non fa differenza nel nostro caso, anzi...), nella quale viene trattato il tema del "doppio". I protagonisti dipinti dal drammaturgo inglese, infatti, soffrono per la perdita della propria identità, ed è quello che sta succedendo ad alcuni giocatori della Fiorentina finiti in questo vortice psicologico. Iniziamo con Juan Manuel Vargas, (terzino?) peruviano nato a Lima 25 anni fa, pagato la consistente cifra di 12 mln. di euro nell'ultimo mercato estivo. Sparare su di lui in questo momento sarebbe esercizio fin troppo scontato e per questo ne rimaniamo fuori. Vogliamo, invece, soffermarci sull'identità tattica di Vargas, che nasce terzino sinistro nel Catania di Silvio Baldini (la prima parte del campionato scorso) e muore (metaforicamente) esterno alto di sinistra con Zenga, subentrato al tecnico di Canevara nella seconda parte. Prandelli, davanti a media e giornali, ha candidamente ammesso che il "ragazzo" deve migliorare in difesa ed avere più entusiasmo in avanti. Tradotto in soldoni, significa che il Vargas di adesso è un problema vero per la Fiorentina, e per lui servirebbe un cambio di modulo, magari un 3-5-2 che ne esalti la corsa e le proiezioni offensive, ma per il mister viola la difesa a quattro è una sorta di dogma e questo basta e avanza a chiudere il discorso.
A centrocampo abbiamo il "caso umano" Riccardo Montolivo, che probabilmente fa fatica anche a riconoscersi allo specchio (nasce rifinitore, studia da Pirlo, vuol diventare come Seedorf, per ora è solo Montolivo...), e Felipe Melo, ex mezzala nell'Almeria in Spagna, e riadattato nel nuovo ruolo di mediano incontrista. Fu lui stesso, in una recente conferenza stampa, a chiedere tempo poichè stava affrontando una vera e propria rivoluzione tattica, avendo arretrato il suo raggio d'azione di almeno 30 metri. A chi gli chiede spiegazioni sul perchè non abbia ancora segnato un gol (ricordiamo che l'anno scorso nella Liga è stato il centrocampista più prolifico con 6 reti), lui sgrana gli occhi e ti dice..."Amigo aspettami, ho cambiato ruolo, mi devo abituare...". Quindi, Felipe Melo più mezzala o mediano? E sopratutto, per cosa è stato comprato, per costruire o distruggere il gioco avversario? Ai posteri...
Andiamo all'attacco. "Da Toni ad Osvaldo", questo il titolo di un noto quotidiano sportivo che, all'indomani dell'acquisto dell'italo argentino, fece infuriare il ds viola Pantaleo Corvino che si sentiva accerchiato da calunniatori e malelingue mediatiche. Pablo Daniel Osvaldo lo ha detto a chiare lettere e in più occasioni: "Io sono un centravanti" salvo poi ritrattare quando si è accorto come questo sia un nervo scoperto della dirigenza viola. Corvino, infatti, lo "vende" come esterno, Prandelli lo liquida come attaccante (definizione generica) ed il buon Pablo si trova in mezzo a due fuochi cavandosela con una battuta: "Io sono quello che l'allenatore vuole. Se il mister vuole che faccia il portiere, io faccio il portiere..." Giampaolo Pazzini, invece, sta vivendo un anno sabbatico dopo aver sprecato un'intera stagione, la scorsa, e perso la maglia da titolare giocando da prima punta. Sembravano crederci tutti, da Prandelli a Corvino a Della Valle salvo poi spendere 16 mln. di euro per Alberto Gilardino, confutando convinzioni che apparivano incontrovertibili.
Chiudiamo con Stevan Jovetic. Per lui vale il discorso contrario poichè nessuno sa ancora quale sia il suo vero ruolo. Trequartista, esterno, punta centrale, seconda punta...Ancora Prandelli, a domanda precisa, ha risposto: "Un giocatore a 18 anni può fare tutto, l'importante è non disperdere il talento ed inquadrarlo tatticamente" Ecco, sta proprio qui il problema perchè, con tutto il bene e la stima che si possa volere a Cesare Prandelli, abbiamo l'impressione di una certa confusione tattica nelle sue idee, oppure (più probabilmente) egli sta cercando di mettere una toppa all'ennesimo "misunderstanding" (malinteso) fra lui ed il direttore Corvino. Lungi da noi l'idea di prendere le parti di chicchessia, ma la partita di ieri sera ha detto che il tempo degli equivoci è durato fin troppo.