"OCCHI PUNTATI SU...", I gol di Gilardino e un acquisto per gennaio: la personalità
Fonte: Stefano Borgi per FV
Era passata poco più di un'ora del derby tra Siena e Fiorentina e per i viola si è spenta la luce. Era un bagliore fioco, senza entusiasmo, ma era un riferimento, un motivo di speranza. Stranamente tutto è coinciso con l'uscita di Adrian Mutu, al minuto 67'. Siamo sinceri, il romeno non aveva fatto mirabilie, non era stato, tanto per capirsi, il Mutu di Palermo, ma abbiamo avuto la sensazione che col "fenomeno" in campo qualcuno in maglia viola si sentisse più sicuro, quasi autorizzato a provarci. Da quel momento in campo c'è stato solo il Siena che al 72' e al 73' ha avuto due occasioni macroscopiche fallite da Frick, subentrato a Calaiò ad inizio ripresa, e poi ha colpito inesorabilmente con Kharjà al 76'. Cosa vogliamo cire con questa premessa. Che senza Mutu la squadra si è sentita nuda davanti all'avversario che, al contrario ha preso coraggio e ci ha provato (riuscendoci) fino alla fine. Qualcuno ha detto... questione di stanchezza, fisica e mentale, le tante partite ravvicinate e roba simile. Noi ci permettiamo di non essere daccordo. E' sopratutto questione di personalità. Il concetto di personalità è molto complesso e si presta a diverse interpretazioni. L'accezione più comune recita che la personalità differenzia l'individuo che la possiede dalla massa, conferendogli caratteristiche proprie, che non si riscontrano in nessun altro soggetto. In altre parole chi ha personalità è riconoscibile sempre e dovunque, in qualsiasi situazione, negativa o positiva che sia, riuscendo ad imporre un proprio stile comportamentale sia esso fisico, sia esso psicologico, sugli altri. Questo concetto è tendenzialmente attribuibile al singolo, alla persona (da qui il termine personalità), ma si può attribuire anche a più individui che messi insieme formano una squadra. La Fiorentina vista ieri a Siena è sembrata, certamente, una squadra formata da un insieme di individui, ma non una squadra formata da individui di personalità che, per la proprietà transitiva, avrebbero dovuto creare, tutti insieme, una personalità di squadra. La prestazione della Fiorentina nella città del Palio è senza dubbio figlia della partita in programma mercoledì prossimo contro il Bayern Monaco al "Franchi" di Firenze. Troppo importante (avranno pensato gli eroi viola) il confronto contro la squadra di Luca Toni per affrontare seriamente undici ragazzoni (volenterosi ma nulla più) in maglia bianconera che hanno come obiettivo massimo la salvezza. Troppo importante proseguire il cammino in Champions League per rischiare un qualsivoglia infortunio in un "normale" impegno di campionato, per di più contro una pletora di pseudo carneadi di provincia. Troppo importante, infine, sfruttare la vetrina del mercoledì europeo per se e per la propria carriera, anteponendo interessi personali a quelli di squadra , per di più impegnati su un palcoscenico infinitamente meno prestigioso di quello europeo.
Ovviamente stiamo estremizzando, provocatoriamente, concetti che solo in parte si sono manifestati ieri nella squadra di Prandelli ma avere personalità nel calcio vuol dire anche questo. Vuol dire affrontare tutti gli impegni al massimo della concentrazione e col massimo rispetto di qualunque avversario. Personalità vuol dire porsi un obiettivo e perseguirlo ricorrendo ad ogni mezzo (lecito) in proprio possesso senza lesinare forze ed energie. Personalità nel calcio (come nella vita) vuol dire umiltà e spirito di sacrificio da contrapporre alla superficialità e alla supponenza purtroppo mostrata a più riprese dalla Fiorentina, ieri, contro il Siena. Snoccioliamo questi principi che sono un misto di vita vissuta e ideale sportivo perchè siamo convinti che siano anche quelli che Cesare Prandelli stia tentando di inculcare con ogni mezzo a tutta la squadra viola. Qualcuno, sabato, nella consueta conferenza stampa della vigilia aveva paventato l'ipotesi che la Fiorentina potesse sottovalutare la squadra di Giampaolo dall'alto di un lignaggio (presuntamente) superiore. Il mister di Orzinuovi rispose che sono proprio queste le occasione che devono indicare la crescita, la maturità di una squadra che vuol diventare grande. Ebbene, per questa volta l'occasione è stata persa e il tutto è rimandato alla prossima. Ci viene in mente un famoso presidente degli anni 70', Angelo Massimino del Catania, che a precisa domanda sulla mancanza di amalgama della sua squadra rispose: "L'amalgama? Ditemi quanto costa che la compro subito..." Fosse così facile. L'amalgama come la personalità non si compra (il nostro invito ad acquistarla al mercato di gennaio, altra provocazione) si acquisisce col lavoro, col sacrificio, con l'impegno quotidiano, e purtroppo, alle volte, tutto questo non basta. Alle volte la personalità o la si ha o non la si ha, e come disse Don Abbondio nei Promessi Sposi: " uno il coraggio non se lo può dare..."
Dedichiamo la chiusura all'incipit del nostro titolo: i gol di Gilardino. La Fiorentina da due partite è a digiuno di gol (Inter e Siena), proprio da quando una giustizia fallace ed ottusa ha tolto Gilardino alla causa viola. Rispetto all'anno scorso i viola hanno segnato, comparando la 10° giornata di campionato, 5 gol in meno e ne hanno subito uno in più. Il centravanti di Biella, insieme ad Adrian Mutu, hanno messo insieme ben 10 dei dodici gol realizzati, con l'eccezione di Kuzmanovic a Verona contro il Chievo e quello su rigore di Pazzini contro la Reggina. Numeri che fanno pensare e che danno l'idea dell'imprescindibilità della presenza della coppia d'attacco titolare nello schieramento viola. A proposito del talento di Pescia vale la regola di Don Abbondio secondo la quale il gol è un istinto innato che si può migliorare ma che non si inventa, non si compra e uno...non se lo può dare. Pazzini ha dimostrato in più occasioni di non averlo e lui stesso ha riconosciuto che non sarà mai un bomber da 30 reti a stagione. A questo punto Alberto Gilardino diventa come un Panda per i viola. Un animale raro e preziosissimo per il quale è severamente vietata l'estinzione. Quindi lunga vita all'Alberto viola e anche al "fenomeno" romeno...ginocchio permettendo.