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"OCCHI PUNTATI SU...", Il male oscuro viola, Gilardino e la 'sindrome' di Lulù Oliveira

di Stefano Borgi
Fonte: Stefano Borgi per FV

Facciamo "outing" e diciamo subito che non ce lo aspettavamo. Nessuno di noi (e ne siamo certi, nemmeno Prandelli) pensava di assistere ad una prestazione così incolore e priva di personalità da parte della Fiorentina contro il Cagliari. Proprio quella personalità invocata, quasi implorata a più riprese dal mister viola, che ieri, ironia della sorte, si è intravista a tratti solo nel giocatore più accusato e più al centro delle critiche di quest'ultimo periodo, Riccardo Montolivo. Il "talento di Caravaggio" ci ha provato da ogni posizione, impegnando seriamente due volte il portiere avversario, lottando, sovente senza grande costrutto, è vero, ma cercando di cantare e portare la croce in una squadra che al Sant'Elia si è resa riconoscibile solo per la propria indolenza. Ormai è un fatto acclarato, i viola lontani dal "Franchi" si trasformano, purtroppo in negativo, alla stregua di un cucciolo strappato al grembo materno piuttosto che un bambino allontanato dallo sguardo rassicurante della madre.

 

E allora, come spesso ci è capitato, facciamo ricorso ai numeri per dipanare un argomento delicato, apparentemente senza soluzione, che sta compromettendo il cammino in campionato dei ragazzi di Cesare Prandelli. Prendiamo un riferimento, storico e (forse) irripetibile: la vittoria sulla Juventus a Torino per 3-2 del 2 marzo scorso. La Fiorentina trionfa contro gli"odiati" nemici bianconeri e si appresta ad un finale di stagione, nelle premesse, esaltante. Niente di più sbagliato, poichè da quel momento, anzi, si spegne la luce, quantomeno fuori casa. Nelle 12 partite che restavano da disputare, infatti, la Fiorentina totalizzerà 6 vittorie, 1 pareggio e ben cinque sconfitte mettendo così a rischio la meritata qualificazione in Champions League. L'unico pareggio di quelle 12 partite fu ottenuto in casa con la Sampdoria (gol di Gastaldello al 94'), le vittorie furono tutte conquistate al "Franchi", ad eccezione dell'ultima, a Torino contro i granata. Quindi le cinque sconfitte esterne consecutive, contro Siena, Napoli, Udinese, Inter e Cagliari. Quest'anno si ricomincia con lo stesso trend, la sconfitta di Napoli alla 2°, a Roma con la Lazio, poi due squarci di luce a Verona contro il Chievo ed a Palermo (due vittorie convincenti e, ahimè, illusorie) prima di ricadere nei soliti errori nel derby col Siena e ieri, a Cagliari. Lo score totale è impietoso: nelle ultime 12 trasferte, la Fiorentina ha totalizzato 3 vittorie e ben 9 sconfitte, corredate da prestazione talvolta imbarazzanti.

 

Che succede? Cosa accade nella testa dei calciatori viola fuori dalle mura amiche? Perchè l'atteggiamento in campo cambia diametralmente facendo apparire la squadra viola timida, insicura, quasi indisponente nel suo "traccheggiare", nel suo "Ti-tic, ti-toc", primeggiando nella percentuale del possesso palla, ma regolarmente sterile e fine a se stesso? In una parola, perchè a distanza di sette giorni assistiamo a due squadre diverse (Atalanta in casa e Cagliari fuori) nonostante gli attori siano gli stessi e per di più, questa settimana, senza la zavorra dell'impegno infrasettimanale? Mancava Adrian Mutu, potrebbe essere la risposta più immediata. No, mettiamoci d'accordo, perchè chi dice questo è lo stesso che dice (lodandola sperticatamente) che la Fiorentina non è Mutu-dipendente. Noi siamo fra questi e poi, idem come sopra, i numeri parlano chiaro; questa è la prima sconfitta stagionale senza il romeno in campo mentre le altre volte che il "fenomeno" è stato presente la Fiorentina ha totalizzato tre vittorie e tre pareggi ok, ma anche 4 sconfitte, fra le quali forse la più imbarazzante della stagione, quella di Roma con la Lazio. No, il problema non può essere Adrian Mutu, nè in negativo, nè in positivo.

 

La verità sta spesso nel mezzo, e, si sa, il calcio è fatto di episodi. A parti invertite, rigore su Gilardino concesso alla Fiorentina, rigore su Acquafresca negato ai sardi, il risultato sarebbe stato di 1-0 per i viola e classifica che ora reciterebbe 23 punti, quindi 4° posto alla pari col Napoli a soli 4 punti dalla vetta. Non è nostro costume aggrapparsi all'alibi arbitrale ma abbiamo l'impressione che Gilardino soffra (suo malgrado) della sindrome di Lulù Oliveira che proprio contro la Fiorentina, in un 4-0 per il Cagliari del maggio 97', inganno platealmente l'arbitro Pairetto ottenendo (in maglia rossoblù) un rigore inesistente e pagandone poi le conseguenze (con la maglia viola) negli anni a seguire. Aggiungiamo a questa malcelata lamentela per gli arbitraggi, l'atavica mancanza di personalità che priva la Fiorentina di quella continuità di risultati, elemento fondamentale di crescita e maturazione. E' un'altalena di alti e bassi quella della squadra viola, figlia degli umori del momento che, per ora, porta a grandi prestazioni mischiate a prove sconcertanti come quella del Sant'Elia. Non resta che aspettare che, quanto prima, questo processo di crescita abbia inizio, il timore è che l'oggetto del desiderio (la famosa personalità) non faccia parte del DNA di questa squadra e che l'attesa sia vana. Intanto sabato arriva l'Udinese e martedì il Lione in Champions League, per un match da dentro o fuori. L'unica consolazione è che entrambe le partite si disputeranno al "Franchi" ed i viola, nell'occasione, avranno addosso lo sguardo rassicurante della torre di Maratona e saranno portati per mano dall'immenso pubblico viola.


www.stefanoborgi.it
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