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IL PAZZO E UNA LEZIONE DI STILE ROSSONERA

di Mosca Tze Tze

Quanto rumore facevano i tifosi della Sampdoria, mentre Pazzini pronunciava le sue prime parole da giocatore della Sampdoria. E quanto silenzio è rimasto, a Firenze, dopo la sua partenza. Certo, il calciomercato ha le sue regole, talvolta dolorose, e il bene della Fiorentina viene di sicuro prima dei singoli. Ma quel che lascia l'amaro in bocca è l'addio, quasi una fuga, fra Firenze e il suo giovane pupillo. Uno che, in quattro anni, non ha mai smesso di ricambiare gli attestati di stima che la curva gli ha sempre rivolto con puntalità svizzera. Perchè è sempre stato coerente, corretto, diretto. Nel bene e nel male. Perchè tutti, in Pazzini, c'hanno sempre creduto ciecamente. Poi, in 48 ore, si perfeziona una trattativa, il giocatore se ne va, e arriva un giocatore nuovo. Insomma, niente di strano. Se non fosse per il valore emotivo che questa cessione rappresenta. E se non fosse per come il suo addio alla Fiorentina sia stato così silenzioso, rapido, quasi frettoloso. Senza nemmeno un accenno da parte di quella società che su Pazzini c'aveva fermamente creduto. Eppure, nel giorno della sua partenza, sul sito ufficiale della società gigliata veniva pubblicata persino la probabile conclusione della trattativa. Ma nient'altro. Nessun saluto, nessun scambio di cortesie. Perchè queste domande? Forse perchè altrove, certe scelte, sembrano spesso dovute. Com'è giusto che sia. Anche per Gilardino, in fuga da Milano verso Firenze, del resto fu così. Il 28 maggio, nelle ore in cui il Gila diventava un giocatore viola, il sito ufficiale dei rossoneri titolava così: "Ciao Alberto". Un ringraziamento sentito per un campione che se ne andava, seppure senza lasciare una traccia indelebile. E lui, qualche giorno più tardi, con una lettera, rispondeva salutando tutti i tifosi rossoneri. Questione di stile? Probabilmente sì. E considerato che sabato sera ci sarà proprio il Milan, davanti ai viola, speriamo che la lezione non si debba ripetere.