ROMA, COLEI CHE TUTTO PUOTE...
Siamo alle solite. Il campionato di serie A è diviso in due blocchi. Ci sono le squadre di alta e bassa classifica, chi può concorrere per ogni traguardo chi per nessuno, chi prende tanti soldi dalle tv chi pochi, chi viene tutelato dagli arbitri chi no. Nel caso che andiamo ad affrontare c'è anche chi può indebitarsi fino al collo e chi no, ma non è questo il momento. Il problema più grave è che c’è soprattutto chi deve fare i conti con la giustizia sportiva e chi no. Il secondo problema più grave è che quasi sempre coloro che appartengono alla categoria del ‘no’ sono tutti concentrati dalle stesse parti. Così Roma è davvero caput mundi, talmente tanto che viene ritenuto opportuno non sanzionare alcun reato grave che avvenga nei dintorni dello stadio Olimpico. Terra franca per delinquenti e tifosi esagitati, spesso a scapito della maggioranza di onesti appassionati di calcio che punterebbero alla semplice visione della partita. A tutela di questi erano e sono nati organi ed osservatori appositi, in grado di valutare gara per gare entità e necessità dei provvedimenti da prendere. Non sufficientemente allertati da infiniti derby conditi da scontri, violenze e accoltellamenti vari (c’è scappata anche un interruzione, con tanto di invasione in campo per una falsa notizia riguardo la morte di un bambino) Roma Lazio di domenica si è disputata senza limitazioni. Risultato, prevedibile, consueta guerriglia nei dintorni dello stadio. Risultato, altrettanto tristemente prevedibile, nel giorno del giudice sportivo 40 mila euro di multa alle società (25 mila la Roma 15 mila la Lazio) e nessuna forma di squalifica o punizione che avesse ripercussioni su squadra, classifica o campo di gioco. La rabbia c’è, ma la cosa più inquietante è che di frequente questa lascia spazio alla rassegnazione, alla consapevolezza che non per tutti è uguale. Gli scontri e i disordini a Roma si pagano con qualche richiamo ed una multa; da altre parti con carcere, daspo, segnalazioni e allontanamento dagli stadi. Una bella disparità ma nell’ingiustizia della situazione non si può che rallegrarsi di essere nella seconda schiera.