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BERNA, Viola a vita? Ci penso. La numero 10...

di Redazione FV

Ospite della Domenica Sportiva su Rai 2, ha parlato Federico Bernardeschi, numero 10 della Fiorentina:

"Restare a vita? Penso al presente, ed è giusto così. Sto bene alla Fiorentina e il mio lavoro mi porta a pensare al presente. Martedì giochiamo e sono concentrato su quello. Ho sempre detto che quando si fa una competizione come gli Europei è difficile trovare subito le energie mentali e fisiche da trasmettere al resto della squadra. Inizio in confusione? Rientrare subito mi è risultato più difficile. Credo che il mister quando mi disse che avevo "confusione" intendesse quello. Poi ci ho riparlato anche a quattr'occhi, e non c'è nessun probelma. Penso a dare il massimo. Ruolo? Mi sono sempre adattato a ciò che mi chiedevano gli allenatori, se devo scegliere una posizione questa mi piace. Ho sempre messo passione e fatto sacrifici per questo sport, di cui sono follemente innamorato. Shevcenko o Totti? Entrambi. Ho sempre tifato entrambi. Ed ero sorpreso per le persone che erano, anche fuori dal campo. Li ho presi come modelli per questo. Viola a vita come Antognoni? Il pensiero c'è e non lo nascondo. Questa società mi ha dato tantissimo, e ci sono legato. C'è un pensiero, vedremo insieme di costruirlo. Sousa? Ci sono dei momenti di difficoltà durante una stagione. Momenti in cui non veniamo capiti o non ci capiscono, dal punto di vista dello spogliatoio siamo rimasti legatissimi. Il mister ci ha dato fiducia e tranquillità, e noi abbiamo dato tuttto. Non sono arrivati risultati e prestazioni ottime ma con l'allenatore è andato tutto bene, e il mister era presente con noi. Meglio stare più avanti in campo? Più giochi in certi ruoli più certe cose ti vengono. Fascia e centrale sono due mondi diversi. Se giochi in un ruolo fai tuo quel che richiede. Ho avuto qualche difficoltà nel trovare la contiuità, giocando in più ruoli. Da quando sono nel ruolo di ora ho fatto sempre buone prestazioni. Ci vuole e devo fare ancora tanto. È normale trovare difficoltà quando sei fuori dal tuo ruolo, sono dei piccoli accorgimenti che in campo fanno tutta la differenza. Roma o Juve? La Juve ha qualcosa in più, è una spanna sopra. La Roma ha giocatori fortissimi, se c'è qualcuno che può dar fastidio ai bianconeri sono loro e il Napoli. La gara contro la Juve? L'impostazione era di andare ad aggredirli alti subito, per metterli in difficoltà. Se fai giocare una squadra come la Juventus diventa difficile. I giovani italiani? Finalmente se ne parla, perché negli scorsi anni non era così. È una bella sentire anche i giocatori che conoscevi nelle giovanili under, e ritrovarsi in Serie A. Un nome? Cataldi, Benassi, Romagnoli, Rugani, Gagliardini, Caldara... ce ne sono tanti. Milioni cinesi? A ventidue anni bisogna pensare a cosa si vuole lasciare a questo calcio più che sul resto. Il calcio europeo ti fa vincere ed emozionare. Ad una certa età, vinto qualcosa di importante, si può andare. Peso della maglia numero 10? Un po' ci ho pensato ma devo dire che non volevo far passare il messaggio di presuntuoso, ma il mio messaggio: avere uno stimolo in più, concentrazione in più, indossando quella maglia vestita dai grandi campione. Ci vuole ogni giorno determinazione in più nel portarla. Siccome ero giovane ho chiesto ai senatori se la vedevano come un gesto di presunzione, ma mi hanno detto di no".