BLATTER, No alla moviola in campo
Fonte: Yahoo Eurosport
Negli ultimi venti anni il calcio è cambiato in modo sostanziale. E c'è forse un uomo che più di ogni altro rappresenta il cambiamento del calcio, nel bene come nel male: Sepp Blatter.
Il presidente della Fifa, in carica dal 1998 dopo aver trascorso 16 anni ai vertici della Uefa prima come direttore tecnico e poi come segretario, ha cavalcato l'onda lunga della globalizzazione, della mediaticità del calcio, degli investimenti miliardari, delle assegnazioni coraggiose. Prima veva fortemente sostenuto l'organizzazione di un 'mondiale misto' come quello di Corea-Giappone, poi ha contribuito a forzare il meccanismo delle rotazioni perché l'Africa potesse avere il primo mondiale della sua storia. Una scelta forte, bissata con l'assegnazione dei campionati del 2014 al Brasile.
L'ultima idea è stata quella di stravolgere il senso geografico delle qualificazioni ai mondiali, "trasferendo" l'Australia in Asia, per garantire ai Roos un posto quasi sicuro e, contemporaneamente, offrire almeno una chance alla Nuova Zelanda che affronterà uno spareggio contro il Bahrain per accedere per la seconda volta nella sua storia a una fase finale.
Blatter sotto certi aspetti è un rivoluzionario: ma per altri è un conservatore. Non ha mai accolto la tesi di un'evoluzione tecnologica in appoggio alle decisioni arbitrali ed è un fiero oppositore, come Platini del resto, dell'idea dell'uso della moviola in campo. Con i Mondiali sudafricani sempre più vicini e al via di una stagione decisiva anche per gli equilibri politici ed economici del sistema calcio, Sepp Blatter è stato il primo grande ospite di Eurosport per una lunga intervista.
In attesa di Sudafrica 2010 i motivi di preoccupazione non mancano: se organizzativamente la Confederation Cup è stata valutata con un 7.5 da Blatter, cosa manca ai prossimi mondiali perché siano da 10? "Un Mondiale perfetto è impossibile - risponde Blatter, perché la perfezione non è di questa terra e sicuramente il calcio non potrà mai essere perfetto. Sarei già contento di un bel 9. Il Sud Africa deve migliorare sotto l'aspetto delle infrastrutture: trasporti, parcheggi, alberghi e aeroporti. In questo senso penso che i prossimi mesi dovranno essere fondamentali per finire quello che ancora serve: stiamo parlando di servizi di qualità per almeno mezzo milione di persone, tra tifosi e addetti ai lavori. Si tratta di un indotto enorme che deve trovare risposte adeguate. Anche se mi auguro che questi servizi siano destinati a rendere migliore la vita di chi finito il Mondiale continuerà a vivere in Sud Africa".
Il mondiale come testimonial ha avuto il volto sorridente e conciliante di Nelson Mandela: "Il Presidente Mandela è stato uno strenuo sostenitore di questo mondiale. Quando gli ho portato una copia della coppa del mondo mi ha detto che questi campionati sono il suo sogno che diventa realtà. Spero davvero che possa essere presente alla partita inaugurale di Johannesburg".
Tuttavia molti hanno visto nell'assegnazione al Sud Africa una sorta di forzatura: "L'Africa si era candidata diverse volte ma sono convinto che se non avessimo imposto un concetto di rotazione diversa da quelle consuete, il Mondiale non sarebbe mai arrivato in Sud Africa. I paesi più ricchi hanno il mercato e la leadership e finiscono per influenzare le scelte. Noi ci siamo limitati a creare un'occasione, ora è il paese che deve dimostrare di essere in grado di organizzare l'evento. Per il Brasile vale esattamente lo stesso ragionamento. Il Mondiale non offre solo un'occasione di visibilità a un paese ospitante o una grande opportunità di diffusione e di spettacolo. Il Mondiale lascia un'eredità costituita da stadi, strade, parchi, aeroporti, alberghi, strutture e infrastrutture. Senza contare quello che porta in termini di educazione e di qualità sociale e culturale. I soldi non bastano e non servono: sono semplicemente un mezzo. I mondiali serviranno anche a realizzare altre cose che arriveranno dopo: ospedali e scuole, per avere nuovi medici e altri insegnanti".
Saranno anche i Mondiali di Obama: "L'ho invitato - ammette Blatter, che da tempo sta cercando di coinvolgere l'amministrazione Usa in diversi progetti di divulgazione del calcio sul suolo statunitense - e so che farà di tutto per venire. Obama ama il calcio anche perché entrambe le sue figlie ci giocano". Anche Blatter ha giocato a calcio, ma non ha certo avuto la carriera di Michel Platini che molti individuano come il suo erede designato quando deciderà di lasciare la carica presidenziale: "Sono stato un discreto attaccante delle leve amatoriali. Ho giocato prima nelle squadre giovanili e poi nei campionati dilettantistici svizzeri dal 1948 al 1971. Non ero un granché di testa anche se il mio primo gol l'ho segnato proprio di testa. Forse però sarebbe più giusto dire che lLa palla, da un calcio d'angolo, mi è letteralmente rimbalzata sulla fronte ed è finita in rete. E' stato molti anni fa: oggi gioco ancora quando posso, anche solo per pochi minuti".
Non un calciatore professionista ma estremamente rigido nell'imporre alcune regole a chi fa del calcio la sua professione. Blatter è convinto di sapere quale sia il bene del calcio, e di conseguenza anche quello dei calciatori. E una delle cose delle quali è estremamente convinto, è l'inapplicabilità delle nuove tecnologie alla gestione e alla direzione del gioco... perchè? "Perchè devono essere gli arbitri a giudicare, e il calcio non è uno sport che può prestarsi a pause per valutare davanti a un monitor che cosa è successo o meno su un fallo o un contrasto. Ci sono alcune tecnologie che stiamo valutando e che secondo me sono affidabili e applicabili. Ad esempio per stabilire se la palla è entrata al di là della linea di porta o no. Ma interrompere il gioco di continuo, alimentando discussioni, non è la soluzione: uccideremmo una delle caratteristiche più divertenti del calcio che è il ritmo delle sue azioni. Credo che in molti casi gli arbitri possano risolvere alcune problematiche comunicando meglio e di più tra di loro. Anche oggi, volendo, potremmo mettere a disposizione del quarto uomo un monitor: ma costringere l'arbitro a smentirsi tornando sulle sue decisioni dopo un'informazione che arriva da bordocampo, dopo che magari l'azione è già finita, sarebbe un'assurdità. Non c'è alcun spazio in campo per la moviola..."
Blatter è alla vigilia di una possibile rielezione, sarebbe il suo quarto mandato: Platini non ha fretta di voler prendere il suo posto e il bureau della Fifa sembra essere molto compatto intorno al suo presidente: "Quella di candidarmi non è una decisione che spetta a me. Io sono a disposizione per concludere questo mio terzo mandato e sarò il primo a lasciare l'incarico quando mi sentirò davvero stanco o ad accettare il parere dei delegati quando mi diranno che ne hanno abbastanza di me".