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BORJA, FIRENZE BELLISSIMA, AL REAL COME A X-FACTOR

di Redazione FV

Borja Valero, centrocampista della Fiorentina, ha rilasciato una lunga intervista al mensile francese So Foot. Ecco le sue dichiarazioni principali, riportate da gazzetta.it: "Per me il calcio era un divertimento, ma ho smesso di viverlo in modo spensierato nel giorno in cui ho varcato la soglia del centro di formazione del Real Madrid a 11 anni. Se non fossi diventato professionista la mia analisi sarebbe molto più amara. Durante la mia formazione ho convissuto con oltre 300 ragazzi e l’85% di loro non ha sfondato. E’ tutta gente che ha sacrificato l’adolescenza per niente. Quelli scartati li vedevi partire con lo zaino, dall’oggi al domani. E mi dicevo che avrei potuto fare anch’io quella fine. Era stressante perché non dipendeva solo dal campo ma dall’opinione dei formatori, assomigliava a X-Factor solo che non c’era il pubblico per salvarti. Vincere è un'esigenza. E comunque per uno che viene dalla squadra delle riserve è impossibile imporsi in prima squadra. Solo Casillas ce l’ha fatta. Quando mi ritrovai nello spogliatoio del Real non osai neppure rivolgere la parola a Zidane, il mio idolo. Al Real ti danno il miglior stipendio, una casa, una macchina, un orologio di lusso. Vivi su un altro pianeta, sei al vertice, ma non si tratta di calcio vero. La scelta di Firenze? Avevo molte offerte, ma nessuna mi dava la possibilità di vivere in un posto così bello. All’inizio, a fine partite uscivo a piedi dallo stadio e nessuno mi riconosceva. Ma forse oggi la gente mi apprezza perché faccio la spesa al supermercato, metto in ordine io la stanza dei miei figli, faccio il turista in città come tutti. Sono un privilegiato, c’è gente che lavora 12 ore al giorno, noi ci alleniamo tre ore al giorno. Bisognerebbe smettere di considerare i calciatori delle star, il nostro mestiere va demistificato. Renzi è un amico, mi pare stia facendo bene anche se trovo scioccante che sia premier senza che sia stato scelto dagli elettori. Dovrò parlargliene appena lo rivedo. In Italia i campi sono la cosa peggiore, l’erba è alta, secca e può compromettere ogni azione. Ti cambia il rapporto con il pallone. Il calcio italiano è più tattico e non deve perdere le sue radici. Mia moglie e il calcio? Con lei in casa si può guardare solo il suo Real Madrid, quando sono da solo preferisco l’intensità del calcio inglese, ma di calcio non ne guardo molto".