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COMMISSO, In Italia c'è politica vecchia di 50 anni

di Redazione FV

Rocco Commisso, proprietario e presidente della Fiorentina, ha parlato nel corso di una diretta social organizzata dalla pagina ufficiale della Reggina: "Questo è un momento straordinario, mai in vita mia ho visto una cosa così. Noi abbiamo un'azienda grande qui negli USA, con 4500 dipendenti, ma in Italia e in America le aziende non vanno bene e il mondo dello sport è chiuso. Spero che finisca presto, credo debbano essere mandati più soldi alle zone colpite dalle malattie e meno al finanziamento delle guerre. Lippi è uno dei miei eroi, quel giorno (la finale dei Mondiali 2006, ndr) ero a Firenze, a Villa San Michele, vedendomi la partita con altre 50 persone venute dagli USA. Ci siamo visti la partita e ho avvisato che chiunque tifava Francia poteva rimanere fuori, eravamo tutti vestiti di azzurro a tifare per l'Italia. Per me la Reggina è la squadra del mio capoluogo, sono nato a Marina di Gioiosa Jonica e so che quest'anno andava molto bene e c'era possibilità di salire in B. Peccato... Ma spero che torni più velocemente possibile in Serie A".

Qual è il suo sogno, vincere lo Scudetto?
"Dal primo giorno che ho comprato la Fiorentina, abbiamo messo su in pochi mesi l'investimento per il più grande centro sportivo d'Italia e poi 70 milioni nel mercato di gennaio. Abbiamo speso oltre 300 milioni per il futuro: dal primo giorno ho detto che se non si aumentano i ricavi non si possono comprare buoni giocatori per competere in competizioni internazionali. Dieci anni fa la Fiorentina aveva 100 milioni di incassi, la media europea dei top club era di 170 ed eravamo al 21° posto. Ora la media dei primi 20 è di 470, mentre la Fiorentina ne ha 93. Gli altri sono andati avanti, noi indietro. Bisogna vincere sul campo ma chi è avanzato di più è la Juventus, l'Atletico Madrid, il Tottenham e il Manchester City, hanno progredito grazie ad uno stadio nuovo. Non si può andare avanti con stadi di 90 anni fa: le macchine di quel tempo sono nei musei. E i monumenti sono i tifosi, non il cemento. Spero in una legge che ci faccia investire".

Fare impresa in Italia e in USA è differente.
"Non poco, ho lasciato la Calabria da giovane e ho fatto fortuna in America, ma non credo di essere stato il più intelligente d'Italia, ma neanche del mio paese. Il punto è che qui ti danno le opportunità di fare quello per cui sei capace. Io ho un'azienda che fattura 2 miliardi l'anno, negli ultimi 20 anni abbiamo messo 1 milione di chilometri di fibra ottica in 22 stati, con oltre 9 miliardi di dollari di investimenti, e non ho mai dovuto chiedere il permesso a nessun politico. Qui in Italia invece devi chiedere il permesso ai politici, negli USA decidi tutto in autonomia. L'Italia è un grande paese e non può andare avanti con la politica di 50 anni fa, e l'economia che chiede più velocità".