DIEGO IL MAGNIFICO, E' lui il padrone di Firenze
Fonte: Il Tirreno
A Firenze è già febbre alta per la corsa a sindaco. In realtà il sindaco (pur se virtuale) c’è già: Diego Della Valle, signore delle Tod’s, presente nei salotti buoni della finanza e dell’industria nostrana (da Rcs ai treni, da Bnl a Piaggio), nonché patron della Fiorentina. Per rendersene conto bastava essere al Four Seasons, albergo a 5 stelle dei fratelli Marcello e Corrado Fratini (per una notte si spende dai 500 ai 12.500 euro), venerdì 18 settembre, giorno in cui Diego ha presentato il progetto della cittadella viola firmato dal noto architetto Fuksas il progetto, che dovrebbe svilupparsi su un’area di 60-70 mila ettari, prevede uno stadio coperto da 50mila posti, un museo di arte contemporanea, un parco giochi, negozi, hotel. C’è chi azzarda che potrebbe fruttare ai Della Valle 20-30 milioni l’anno da investire nella Fiorentina. La cittadella dovrebbe essere costruita in zona Castello, un’area tra Firenze e Prato, là dove nel 1989 una telefonata dell’allora segretario del Pci Occhetto bloccò la cosidetta variante Fondiaria. Accordo bipartisan.
Vent’anni dopo ci riprova mister Tod’s. Tempi? «Noi siamo pronti a fare tutto in tre anni. Ora la parola passa ai politici», ha spiegato Diego. E i politici? Erano tutti lì, in prima fila, al Four Seasons: il sindaco in scadenza Leonardo Domenici, i candidati a sostituirlo, i vertici della Provincia e della Regione. Tutti in religioso e ossequioso silenzio. «E’ l’occasione per rimettere mano alla pianificazione strategica dell’area metropolitana », ha spiegato il sindaco Domenici, tirando quasi un sospiro di sollievo: finalmente qualcuno che in tre anni risolve i problemi ventennali di un’area bloccata dai veti incrociati. Anche il governatore Claudio Martini, gran tifoso viola, si è affrettato a far sapere ai Della Valle la disponibilità della Regione a rinunciare al progetto di traslocare nell’area di Castello i palazzi regionali. Anche la destra ha applaudito al progetto: «Sarà il nostro primo punto del programma elettorale», ha dichiarato Achille Totaro (An). Gozzini fuori dal coro.
Tra tanti inchini e genuflessioni, una sola voce fuori dal coro: l’assessore alla cultura di Firenze Giovanni Gozzini, figlio di Mario, il padre dell’omonima legge di riforma carceraria, che in una trasmissione di “Controradio”, nella quale è solito duettare con lo scrittore Giorgio Van Straten, ha detto: «La mia opinione molto sfumata è che i Della Valle possono arrotolare il loro progetto e ficcarselo su per le trombe del così detto...». In 24 ore crisi risolta. Apriti cielo! Nella città dei guelfi e ghibellini per una volta tutti d’accordo: al rogo il reprobo Gozzini. Che 24 ore dopo si è presentato davanti al sindaco, suo grande amico (trascorrono spesso anche le vacanze insieme), e prima ancora che il Leonardo furioso aprisse bocca, il Giamburrasca fiorentino lo ha anticipato: «Ti tolgo di imbarazzo: mi dimetto». Domenici non ha battuto ciglio e 24 ore dopo ha nominato il successore, quando per sostituire il predecessore di Gozzini ci aveva impiegato 6 mesi.
La new entry si chiama Eugenio Giani, ex socialista, ora Pd, fa l’assessore allo sport ed è amico dei Della Valle. Fiorentina e non solo. Mister Tod’s sindaco ombra di Firenze? Chi lo conosce bene giura che il suo cuore si divide tra Casette d’Ete, il paese marchigiano dove i Della Valle sono nati e hanno la loro fabbrica di scarpe, Milano e Roma. Ma Firenze è una tappa fondamentale dello sviluppo dei Della Valle per almeno due ragioni. Una è legata alla Fiorentina, l’altra agli affari che possono presentarsi a Firenze e in Toscana, come lo sviluppo nell’area molto appetibile di Castello. Della Valle o Valle Verde? La storia fiorentina dei Della Valle comincia il 2 agosto del 2002 quando Diego telefonò al sindaco per acquistare la Florentia, società nata sulle ceneri del fallimento della Fiorentina. Domenici fa un giro di telefonate a Roma, sicuramente a Massimo D’Alema, suo grande amico, per saperne di più sui Della Valle mentre Giani (lo ha rivelato lui stesso in un libro) scambia il padrone della Tod’s per quello della Valle Verde e, chiarito l’equivoco, smanetta su Google per raccogliere informazioni sui Della Valle.
Perché la Fiorentina. Al Tirreno risulta che Diego da tempo aveva in animo di acquistare una squadra di calcio. Non l’Inter, di cui è stato consigliere, ma una squadra medio- grande. Negli ultimi tempi aveva puntato gli occhi su Bologna, la città della sua laurea, e Firenze, dove invece si era laureata la moglie. Nell’infuocato luglio 2002 Della Valle sul tavolo di lavoro aveva anche una mazzetta di giornali sportivi. «Diego, ma che sei diventato tifoso? Che cosa stai rimuginando », gli domandò il fratello Andrea. «Vedrai, vedrai...», rispose un po’ misterioso Diego. Stava pensando alla Fiorentina. A chi un giorno chiese perché avesse acquistato la Fiorentina, Diego rispose: «Io faccio un’attività internazionale, dal Giappone agli Usa, e quando faccio il mio curriculum poter mettere anche Firenze e la Fiorentina è un bel biglietto da visita». Da allora - a parte Calciopoli - per i Della Valle è stata una cavalcata trionfale: dalla C2 alla Champions, dal Sassuolo al Bayern di Monaco. Affari toscani.
Firenze e la Toscana - realtà un po’ sonnecchiose - possono rappresentare per i marchigiani Della Valle anche terra di possibili affari. La Tod’s ha già uno stabilimento a Bagno a Ripoli e presto ne avrà un altro a Pontassieve. A Incisa Valdarno poi i Della Valle hanno acquistato 130 ettari per costruirci un centro sportivo con campi da gioco, piscine, centri commerciali. A Firenze inoltre hanno acquistato una parte di palazzo Tornabuoni dalla Singen dei Fratini (ex Rifle, oggi immobiliaristi, che sono anche nella cordata Alitalia) con i quali coltivano ottimi rapporti. E affari. Della Valle (con Abete) si è unito ai Fratini per l’acquisto a Roma di Edilparco, un’area di 60 ettari. Poi c’è la Cittadella. Della Valle è stato chiaro, quasi brutale, con i politici: «Per la Fiorentina finora abbiamo fatto più di quanto era nelle nostre possibilità. Questo è il piano per continuare a competere. Si scelga se si vuole essere grandi o vivacchiare». Quasi un ultimatum ai futuri padroni politici della città. Da sindaco «ombra ». Da Diego il Magnifico...