FELIPE, A Firenze ha fallito
Fonte: repubblica.it
Più che un oggetto misterioso una certezza. In negativo. Da manna caduta dal cielo dopo anni di ricerche a pezzo (poco pregiato) da piazzare sul mercato. Felipe Dias Dalbelo fu accolto, nel gennaio scorso, come il salvatore della patria. Quel difensore centrale di spessore e personalità che da anni mancava alla Fiorentina.
Inseguito a lungo, sogno nemmeno tanto nascosto di Prandelli e Corvino, diventò realtà per 9 milioni di euro. Cifra importante ma che pareva ben spesa. Del resto, se pochi mesi prima "l'Udinese aveva rifiutato 15 milioni" (Corvino dixit) non puoi non pensare al grande affare. Ma il pensiero è un conto, poi viene la realtà.
Un paio di ottime apparizioni (le prime) poi il disastro. Malissimo da centrale, spaesato terzino e infine panchinaro. La storia del brasiliano a Firenze è un concentrato di errori e insicurezze. "Con la maglia viola voglio conquistare la Nazionale". Prandelli ci sta pure pensando, dicono.
Il tonfo di Felipe è tanto rumoroso quanto difficile da analizzare. Raccontano di un carattere timido, poco avvezzo ai grandi stadi e alle eccessive pressioni. Per questo, dopo le prime difficoltà, è piombato nella crisi profonda esplosa nei devastanti tredici minuti di Torino. Due ammonizioni, il rosso, e un'espressione tra il vuoto e il il furioso. Primo accenno di reazione (completamente sbagliata) dopo mesi di niente. Come se tonnellate di rabbia repressa fossero improvvisamente esplose. Sempre calmo e pacato, il brasiliano, a Torino ha perso la testa.
Avesse trasformato quel nervosismo in energia positiva adesso forse staremmo a parlare di giocatore ritrovato, di nuova carta da giocarsi sul tavolo della seconda parte di stagione. E invece no. Sabato sera Felipe ha scritto la parola fine sul suo triste romanzo fiorentino. Se ne andrà, a gennaio. Per volontà della società, ma non che a lui dispiaccia più di tanto.
Sinisa Mihajlovic non lo ha mai visto veramente. Troppo morbido per i suoi gusti, ragazzo troppo educato per il duro di Vukovar. Per marcare gente come Ibra, Borriello, Eto'o e compagnia cantante serve cattiveria. Termine, questo, sostanzialmente assente dal vocabolario del centrale ex Udinese. Un paio di partite, poi la panchina. Meglio Natali e Kroldrup. "Felipe è un centrale". Questa la sentenza di Sinisa. Quindi, o gioca in mezzo (quasi mai) o si accomoda in panca.
Manchester City, Juventus (ma dopo lo spettacolo di sabato magari ci ripensano) e Napoli. Queste le tre società che hanno bussato alla porta di Corvino per il mancino ex Udinese. La pista più concreta porta al San Paolo. Scambio con Santacroce, questa l'idea alla quale lavorano ormai da settimane le parti. Un accordo che starebbe bene a tutti. A Mazzarri, soprattutto, uno che la difesa la schiera a tre. Perché tutto nasce da un equivoco. Felipe a Udine era il terzo in una linea a tre, non uno dei centrali nella difesa a quattro. A Firenze, in pratica, è arrivato per giocare dove e come non aveva mai fatto. E può darsi che una volta riportato nel suo habitat naturale, tornerà ad essere quel difensore che tutta Italia voleva.