FIORENTINA, L'importanza di Cristiano Zanetti
Fonte: Calciomercato.com
Non parlate ad un qualsiasi giocatore dell'attuale Juventus della partenza in estate di Cristiano Zanetti. Dall'ex compagno di squadra che lo ha avuto fianco a fianco per stagioni intere, fino a chi se lo è visto come partner nelle partitelle del ritiro di Pinzolo per qualche giorno, tutti si mangiano ancora le mani per la partenza del centrocampista di Massa che, secondo Fabio Capello, c.t. dell’Inghilterra e soprattutto suo ex allenatore alla Roma, 'è il miglior centrocampista a tutto campo del calcio italiano'. Proprio Capello, quando l’Inter lo riscattò da una comproprietà l'anno successivo allo scudetto giallorosso (2000-2001), andò su tutte le furie per la partenza di quell'uomo di centrocampo che era indispensabile negli equilibri della sua Roma tricolore.
Il ritorno di Cristiano Zanetti a Firenze, blitz di cui è stato complice il suo procuratore (da sempre tifoso viola), con la complicità di Marchionni, l’abilità di Corvino di fiutare il colpo e la forte volontà del giocatore di tornare a vestire in maglia viola, era stato accolto con scetticismo dai supporters gigliati che, una volta partito Felipe Melo, si aspettavano al posto del brasiliano un centrocampista dal nome ad effetto, che lasciasse a bocca aperta. I commenti iniziali al ritorno del 32enne toscano, già in maglia viola fra il '94 ed il '96 dopo un settore giovanile trascorso con la Fiorentina, furono critici fin dal ritiro estivo per quell'ex juventino, celebre soprattutto per la sua fragilità fisica.
Zitto zitto invece Cristiano Zanetti si è inserito alla perfezione in uno spogliatoio che lo ha accolto a braccia aperte, e che ancora brindava a champagne per la dipartita verso Torino di Felipe Melo, elemento di valore, ma troppo sopra le righe nella vita extracalcistica. Con il forte carisma, la personalità di chi sa farsi apprezzare anche con poche parole ma soprattutto con gesti concreti, il numero quindici gigliato ha iniziato ad essere il direttore d'orchestra del gioco di Prandelli. Un uomo che non solo guida la squadra in campo - ed i benefici su Montolivo sono già evidenti, basta guardare il match contro il Liverpool e quello di ieri contro la Lazio - ma che ha saputo imporsi anche nelle quattro mura dello spogliatoio, dove sembra uno dei 'vecchi' del gruppo viola, cui chiedere consiglio.
Prezioso con i suoi lanci lunghi, come negli appoggi e negli assist (vero Jovetic?). Un uomo vero, come cercava la società viola, come ha fortemente voluto il direttore sportivo Corvino, un atleta cui consegnare il mazzo di chiavi dell’auto 'Fiorentina', e di cui Cesare Prandelli ha già capito che è difficile fare a meno. Anche ieri, contro la Lazio, ha 'cantato e portato la croce', recuperando oltre quarantacinque palloni, servendo una decina di assist che poi si sono tramutati in azioni pericolose, ed un numero incalcolabile di cambi di campo e sovrapposizioni. Fondamentale anche nel dopo gara, quando ha calmato i compagni inviperiti con l’arbitro Brighi per la non convalida del goal di Gilardino, riportando quella calma e quella ragione di cui c'era bisogno in quel delicato post partita.
In un paese, l’Italia, in cui c’è penuria di calciatori che sappiano dettare i tempi, avere carattere e soprattutto che sappiano mettersi a sacrificio per il bene della squadra, stupisce che Marcello Lippi, c.t. della Nazionale, non lo abbia chiamato per le ultime due gare di qualificazioni ai prossimi Mondiali in Sudafrica. Poco male: se Cristiano continuerà su questi livelli, per il bene suo e della Fiorentina, il tecnico azzurro difficilmente si farà pregare per una chiamata in giugno del ragazzo di Massa. Un dolce ritorno in Nazionale per un ragazzo che fa la fortuna di qualsiasi allenatore che lo ha in rosa. Quella fortuna che spesso non ha avuto a livello fisico, e che gli ha impedito negli anni di carriera di affermarsi a pieno a livello nazionale ed internazionale.