GATTUSO, Fermo un anno scelta mia. E Mendes...
Senza mai nominare direttamente la Fiorentina, Gennaro Gattuso si è presentato ai tifosi del Valencia e ai giornalisti in conferenza stampa: "Oggi è la prima volta che vedo Valencia e il Mestalla - un estratto delle sue parole riportate da TMW. E' un orgoglio e un onore allenatore questa squadra ed essere in questo club. Grazie al presidente Peter Lim, alla dirigenza che mi ha dato questa possibilità. Spero che lavoreremo bene. Abbiamo un compito difficile, ma io e il mio staff non abbiamo paura. Per me la squadra non è 24-25 giocatori, ma 55-60 persone che lavorano insieme a noi, tutti insieme. Abbiamo rispetto per tutti, questa è la mia mentalità, ma paura di nessuno. Per me oggi è meglio parlare in italiano perché so che ci saranno molte domande difficile e devo rispondere correttamente. Chiedo perdono per questo, ma è meglio parlare in italiano per il momento".
Ha parlato con i leader della squadra?
"Non ho chiamato ancora nessuno perché mi sembrava corretto fare prima la presentazione. Oggi ho visto due calciatori, in questi giorni sicuramente andrò a chiamarne altri, vederli uno ad uno e vedere che voglia e che sensazioni hanno".
C'è stato il Gattuso calciatore e ora c'è il Gattuso allenatore: che differenza c'è?
"Basta vedere che calcio propongo e i miei dati. Se facciamo questo paragone c'è una differenza incredibile. Quando giocavo sudavo sempre la maglia, ero sempre a correre. Oggi invece vedo il calcio in maniera diversa. Mi piace che la squadra giochi, mi piacciono calciatori pensanti che sappiano fare molte. Oggi Gattuso allenatore e Gattuso calciatore sono molto diversi. Però nel calcio c'è bisogno del fuoco dentro, la passione, la voglia di soffrire. Come nella vita quotidiana, la differenza la fa chi si allena bene. Io l'ho vissuta per tanti anni così la mia professione. Quando giocavo tante volte sembravo presuntuoso in campo, ma la presunzione me la dava il mio lavoro quotidiano. Ero forte perché non lasciavo nulla al caso. E voglio vedere questo nel mio spogliatoio. Nelle squadre che ho allenato finora a volte mi è riuscito, spero di riuscirci anche qui".
Com'è arrivato qui? Che sensazioni ha?
"Quest'anno io non ho voluto lavorare perché non avevo la voglia giusta, la cattiveria giusta. E' stata una mia scelta. Prima del Valencia ho parlato con 7-8 squadre, ma sono qua perché sono consapevole che questo è un gran club. La mia storia dice una cosa: sono stato uno dei primi italiani ad andare a giocare in Inghilterra a 17 anni e mezzo, sono stato il primo campione del mondo a lavorare in situazioni complicate. Quando mi ha chiamato il Valencia l'ho scelto subito perché giocare in uno stadio così, con una tifoseria così, ne vale la pena. Sarà complicato, ma se faremo un buon lavoro sarà bello".
Dopo Milan e Napoli, ecco il Valencia.
"Al Napoli e al Milan è stato facile, bisogna tornare più indietro, quando allenavo Sion o Creta. Lì si che le situazioni erano difficili, ma qui no. Sono stato nella Ciutat Esportiva e ho visto che sono in un gran club, dove si può vivere bene. Bisogna cominciare dal senso di appartenenza. Suona bene: Napoli, Milan e il Valencia è collocato nella stessa fascia. E' una società di un fascino e una storia incredibili, anche se ora è in difficoltà. Dobbiamo pedalare, ma ne vale la pena".
Può chiarire la sua relazione con Jorge Mendes?
"Ho cominciato otto anni fa la mia carriera da allenatore. Nella mia vita non ho mai preso un calciatore di Jorge Mendes. Sono nel calcio da 27 anni e ho un rispetto incredibile per Mendes, un uomo di calcio e un amico. Ma non ho mai fatto un'operazione con lui, né al Milan né al Napoli. Poi se essere amico di Jorge Mendes e rispettare Jorge Mendes è un problema, il problema è vostro, non mio. Io non ho fatto nessuna trattativa con Mendes. Anzi, la prima persona con cui ho parlato quando si è saputo del Valencia è stato l'ex presidente Amir. Poi dopo io ho chiamato Mendes per dirglielo".