LEO-PRANDELLI-ZAC, La colpa è anche vostra
Fonte: TMW
La volata per lo scudetto e le semifinali di Champions League ci stanno distraendo, anche troppo, da quello che resta l'appuntamento più importante dell'anno, anzi, degli ultimi quattro anni: il Mondiale in Sudafrica. I Campioni del Mondo devono difendersi dagli attacchi di Argentina, Brasile, Spagna e Inghilterra, giusto per fare qualche nome, e Marcello Lippi ha sciolto, quasi del tutto, le riserve. Il nostro Commissario Tecnico la scorsa settimana è stato a Milano per partecipare all'evento organizzato dalla Gazzetta dello Sport, per ricordare a Stefano Borgonovo che in questa lunga battaglia non è solo. Lippi ne ha approfittato per fare incontri illustri: dal C.T. del Giappone a Max Allegri, come preannunciato in esclusiva, con dovizia di particolari, da Tuttomercatoweb. Lippi, la prossima stagione, non farà parte dell'organigramma del Milan e non sarà allenatore di nessun club. La decisione l'ha confidata ad amici e parenti un po' di settimane fa. Non avrebbe il tempo materiale per allestire la squadra e non se la sentirebbe di rientrare subito nel giro, dopo la parentesi azzurra. Qualche notizia ve la possiamo, comunque, dare. Lippi ha già in mente i convocati e ha sciolto le riserve anche su due big che spesso hanno diviso l'opinione pubblica: Francesco Totti e Amauri. Sia il capitano della Roma che l'attaccante brasiliano della Juventus, fresco di passaporto italiano, non saranno convocati da Lippi per il prossimo Mondiale. Il Ct ha deciso, il no a Totti ed Amauri è categorico. Quindi oltre a Cassano e Del Piero anche loro non vestiranno la maglia della Nazionale. La comunicazione ai diretti interessati dovrebbe avvenire la prossima settimana. Attenzione al reparto offensivo perché il nostro selezionatore ha ancora due grossi dubbi: Giampaolo Pazzini e Marco Borriello. Lippi è indeciso, scioglierà le riserve solo tra 15 giorni. Pazzini ha il vantaggio di giocare in una squadra ancora in corsa per un obiettivo, Borriello si potrebbe considerare in vacanza. Il resto dei convocati, ormai, è arcinoto.
Nel frattempo ci siamo lasciati alle spalle la quartultima domenica del campionato. Il caso Balotelli che non si sgonfia, l'Inter che viaggia su tre binari (mai nessuno nella storia del calcio italiano ha vinto scudetto, Coppa Campioni e Coppa Italia. Fu proprio l'Inter a sfiorare il grande tris nella stagione 1964-65 ma perse la finale di Coppa Italia), il Milan con la testa sotto l'ombrellone e la Juventus affannata in cerca del quarto posto. La domenica degli allenatori: Leonardo saluta Milano nel peggiore dei modi: a testa bassa e con una squadra scarica. Dopo una carriera, da calciatore e da dirigente, vissuta al top ha rovinato la sua esperienza italiana accettando una panchina bollente con un progetto senza basi: questa è la sua colpa principale. Sarà la stessa di Filippo Galli. Andare in guerra con le pistole ad acqua è inutile; la battaglia la perdi ancor prima di cominciare. Un appello a Mauro Tassotti: se davvero, come sembra, gli affiancheranno un'altra volta un "primo" allenatore è giusto che rifletta su queste decisioni del Cavaliere. Se non c'è stima è inutile andare avanti come eterno secondo. Le esigenze familiari e le scelte personali impongono a Tasso di restare a Milano ma lontano dal club rossonero, che tanto ama, avrebbe potuto fare ben altra carriera. E' addio tra Prandelli e Firenze. Peccato che stia finendo poco alla volta e sempre peggio. Non mettendo in dubbio le qualità professionali di Cesare, siamo costretti a dubitare sulle sue motivazioni che non riesce più a trasmettere alla squadra. La sintonia con Corvino è ai minimi storici, con Diego Della Valle anche. Il problema di chi gioca su due tavoli, e con due mazzi di carte diversi, è di perdere sia dall'una che dall'altra parte. Niente Juve e niente Fiorentina la prossima stagione per Prandelli, resta la Nazionale italiana che forse potrebbe essere la soluzione migliore per tutti.
Alberto Zaccheroni ce la sta mettendo tutta per raggiungere il quarto posto con la Juventus, forse non ce la farà perché davanti c'è chi corre di più dei bianconeri. Comunque vada a finire, l'impresa di risollevare la Juve, dalle ceneri della gestione Ferrara, non gli è riuscita. Sarebbe stato un miracolo ma al buon Zac non è stato consentito di ricucire tra squadra e società. Resta, comunque, il meno colpevole di un progetto fallimentare.