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MAGHERINI, Condanna carabinieri: le motivazioni

di Redazione FV

Per la morte dell'ex giocatore della Fiorentina Riccardo Magherini a luglio sono stati condannati in primo grado tre carabinieri (sette mesi per due e otto per il terzo) e assolti quattro operatori sanitari che la notte tra il 2 e il 3 marzo 2014 intervennero in borgo San Frediano. Nelle scorse ore è stata depositata la sentenza con le motivazione della condanna, riconducibile alla negligenza tenuta in 13 minuti, fatali all'uomo. Eccola secondo la ricostruzione della Nazione.

Riccardo Magherini, riassume il giudice, morì per una serie di fattori – intossicazione acuta da cocaina ("componente preponderante") con conseguente delirio allucinatorio, l’immobilizzazione, la posizione in cui fu tenuto – che concorsero tutti a provocare lo stress catecolaminergico, ma la responsabilità dei tre carabinieri è di aver tenuto una condotta colpevolmente negligente per omissione fra le 1,31 e le 1,44 di quella terribile notte. Perché? Perché, argomenta, il loro intervento fu legittimo e giustificato, perché i due calci ricevuti da Magherini non avrebbero inciso sul decesso, perché non ci furono percosse, ma all’arrivo dell’automedica, trascorsi 15 minuti da quando il 40enne si si era calmato, i militari "avrebbero dovuto chiedersi quali fossero le sue condizioni, a fronte di un silenzio che imponeva, anche attraverso gli operatori del 118, questa valutazione". E, soprattutto, perché "ancora alle 1,34, trascorsi cinque minuti da quando aveva smesso di agitarsi, sarebbe stato possibile intervenire anche in presenza di arresto cardiaco". Secondo il giudice, una condotta diligente avrebbe portato a rivolgere qualche domanda all’arrestato, ad accorgersi della sua perdita di conoscenza e quindi, forse, a rimetterlo supino o seduto, magari senza manette per consentire al 118 di monitorarlo. Non trovano riscontro però a parere del giudice le ipotesi di percosse e depistaggi, perno delle tesi sostenute dai legali di parte civile: i segni sul corpo furono causati – si legge nelle motivazioni – "dallo sfregamento del volto sull’asfalto, dall’uso di manette, dall’inginocchiamento in terra volontario e ripetuto e dallo sfondamento di due vetrine con il corpo".