MUTU, Non c'è? Allora ci pensa il gemello
Fonte: Il Tirreno
Finalmente un gol-vittoria. Ancora Gilardino, autore di un fenomenale inizio di stagione. A segno secontro lo Slavia, nell’andata del preliminare di Champions. A bersaglio contro la Juve, quando la partita sembrava ormai perduta. Due reti al Lione, punendo le marcature blande dei francesi. E, ieri, ecco un’altra capocciata. Finamente decisiva, stavolta: scacciati gli incubi, ecco la prima vittoria in campionato.
Gilardino c’è, gioca e convince: gli applausi che accompagnano la sua uscita dal Franchi, dopo oltre un’ora di giocate concrete, mai fini a sé stesse, consacrano un grande centravanti. Chissà se anche il Milan, a questo punto, non si penta di essersene privato, la scorsa estate. Gilardino è il re dell’area piccola: nessun difensore gioca tranquillo, sapendolo alle sue spalle. Prendete la dinamica del gol di ieri, contro il Bologna: Antonioli che sbaglia il tempo dell’uscita, non trovando la palla. Gilardino che è lì, sulla mattonella prediletta. Un gol ad occhi chiusi: di importanza capitale perché permette al mondo viola di preparare in letizia i prossimi, importanti appuntamenti, nostrani ed internazionali. La trasferta contro la Lazio, dopodomani. La sfida contro lo Steaua, la prossima settimana, perché - se vinta - potrebbe anche regalare ai viola il primo posto nel girone di Champions.
Merito di Prandelli averlo saputo ricostruire psicologicamente. Non erano stati facili i suoi anni passati al Milan. Lì devi convincere soprattutto quando giochi: le prove di appello sono rare. Si rischia l’oblio, giocando ad intermittenza, perché la concorrenza è spietata e spasmodiche sono le attese dell’ambiente.
A Firenze è diverso: forse grazie soprattutto a Prandelli, il vero garante della crescita viola. E poi Gilardino è sempre stato uno dei pupilli di Prandelli, sin da quando lo lanciò a Parma regalandogli per la prima volta l’etichetta di baby-fenomeno. A Milano (forse) si era perso, anche se per la verità i suoi gol li ha sempre segnati, anche in maglia rossonera. Magari non decisivi, ma comunque con medie che avevano poco da invidiare ad altri assi brasiliani che adesso stentano.
Gilardino comunque non finirà mai di benedire il giorno in cui ha deciso di andare a Firenze. Come a Parma è pronto a non tradire il suo allenatore. Magari prendendo a segnare a raffica.