.

NONNO DIAMANTI, Ero pronto ad andare in Cina...

di Redazione FV

Alessandro Diamanti a Firenze è già un idolo. Estro, colpi da artista e personalità, il mix per incantare la città dell'arte. Suo nonno Rodolfo Becheri ha raccontato così il passato dell'ex Bologna ai microfoni di gianlucadimarzio.com: "Lasciava lo zaino della scuola a casa e correva al di là della strada. Un fulmine… Tutto il pomeriggio potevamo trovarlo lì. Si allenava con tutte le categorie, dalla sua alla prima squadra”. Una voglia matta di arrivare, i libri sulla scrivania ed il pallone nella testa. E poi quel passatempo di ogni giornata, “si metteva alla bandierina e calciava in porta. Non c’era neanche da guardare dove andasse il pallone, trovava sempre la porta”. Alino calciava, ed ogni tiro lo avvicinava ai suoi sogni. La strada in salita, mica erano tutte rose e fiori. Ostacoli e difficoltà dietro ogni angolo. “Aveva grande tenacia, e più pazienza di me. Quando subiva qualche ingiustizia mi diceva: ‘Nonno, stai tranquillo. Arriverà il momento’. Ed io che invece sarei scattato di rabbia…”. Le maglie cambiavano, provini quasi ogni settimana. Prato, Empoli, Fiorentina, Florentia Viola. Poi, “l’Albinoleffe, era un ragazzino ma Gustinetti lo faceva giocare sempre. Cambiò l’allenatore e allora…”. E allora ecco di nuovo le difficoltà. Poco spazio, ma il sogno restava sempre là, lo zaino di scuola ormai solo un ricordo lontano. Il presente ed il futuro si chiama pallone, e allora ecco che un giorno arriva la chiamata che può cambiarti la vita. “Galante lo volle a Livorno, lui mi disse: ‘Nonno, vado subito”. La prima partita la fece contro la Juventus, 7 in pagella. Non dico altro..”. E che vuoi aggiungere, sono i primi veri raggi di sole di un eterno ragazzo che ha assaporato la Serie A tardi rispetto al suo talento. Il resto di fatto è quasi cronaca, che conoscono tutti. Da Brescia a Bologna, poi la Cina. “Mi mancava tanto, avevo già fatto il passaporto per andarlo a trovare. Mia figlia però non ha voluto, là il clima era molto caldo ed alla mia età un viaggio così lungo…”. Non importava, Rodolfo. Passaporto rimasto nel cassetto e Alino di nuovo in Italia. Firenze, ancora una volta la Fiorentina: “da 12,000 a 12 km da casa”.