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ODRIOZOLA, Voglio fare bene qui e tornare al Real

di Redazione FV

Alvaro Odriozola, difensore della Fiorentina, si è concesso al quotidiano spagnolo AS per una lunga intervista: “A Firenze sto bene, è una città meravigliosa. Le persone ci trattano alla grande. Penso anche che abbiamo una buona squadra e che sarà un grande anno”.

Ci racconta la sua giornata tipo?
“Vado all'allenamento, che di solito è al mattino o a mezzogiorno, perché qui ci si allena molto a mezzogiorno. Poi mi riposo ed esco a visitare la città”.

Come è stato accolto dal club?
“Molto bene, sono contento. Sono rimasto molto sorpreso perché c'è molta qualità in questo gruppo e le persone hanno molto cuore. La squadra è unita. Viene da un anno difficile e vuole che le cose vadano bene quest'anno e di poter lottare con dignità per l'Europa”.

Cosa le chiede Vincenzo Italiano?
"È un tecnico che ha concetti calcistici meravigliosi. È un allenatore di calcio moderno, diciamo. Nel sistema con cui giochiamo, che è un 4-3-3, quello che mi chiede è attaccare e difendere, ma con meccanismi che si adattano molto bene alle mie caratteristiche. Sto imparando molto sia da lui che dal suo staff. Sto facendo un master avanzato qui perché si lavora molto sulla tattica. Nel mio caso tornerà utile”.

Piano piano sta tornando in forma…
“Sì. All'inizio, dopo il trasferimento, ci ho messo un po' fisicamente, e anche per afferrare i concetti tattici dell'allenatore. Prima che capissi ciò che voleva il mister da me sono passati alcuni giorni, ma ora ho tutto chiaro e posso esprimere il mio gioco. In questo momento sono fisicamente al cento per cento, il che è essenziale nella mia posizione”.

Ci sono stati diversi ex Real a Firenze: ha parlato con qualcuno di loro?
“Sì. C'è una persona che mi ha aiutato molto sia nella firma che nel mio inizio di avventura qui, che è José María Callejón. Non lo scopro adesso come calciatore, perché è un grande, lo è sempre stato e continua ad esserlo, ma come persona vorrei ringraziarlo pubblicamente perché mi ha incoraggiato a venire. Da quando sono arrivato, è stato come mio padre qui”.

Cosa le ha detto Ancelotti per spingerla a partire?
“È stato molto semplice. Dato che sono stato fuori due settimane nel momento più importante del precampionato a causa del COVID, ho parlato con Carlo una settimana prima della chiusura del mercato. Mi ha detto che apprezzava molto la mia qualità, la mia professionalità. Ero molto affezionato ad Ancelotti, che ho sempre ammirato come allenatore e come persona. Mi ha detto che se fossi rimasto non ci sarebbero stati problemi, ma che era chiaro che non avrei fatto 30 partite e che se fossi andato a giocare altrove, mi avrebbe aspettato a giugno. Così ho deciso di venire qui, è stata una mia decisione. Non mi ha mai spinto a prendere questa decisione. Né lui né il Real Madrid. Penso che sarebbe importante per me giocare 30 partite e, soprattutto, crescere come calciatore. Ora spero di vincere in Italia e tornare a Madrid”.

Le manca Madrid?
“Certo. Soprattutto l'impatto e tutto ciò che significa essere un giocatore del Real. È il sogno di ogni calciatore. Quando sei lì ti diverti. Quando lo vedi di più dall'esterno, o sei in prestito a un altro club, capisci davvero cosa significa essere un giocatore del Real Madrid”.

È rimasto in contatto con dei suoi compagni?
“Sì, parlo molto con loro. Facciamo un sacco di battute. Alla fine, nel mondo del calcio, i tuoi compagni di squadra diventano amici. Infatti questo fine settimana affronto una persona che considero un mio amico che è Brahim, che sta facendo molto bene al Milan. Ho voglia di salutarlo in campo”.

È un nuovo Alvaro Odriozola?
“Sì. Perché sto lavorando sull’aspetto tattico, cosa che non avevo mai fatto prima e che invece avevo bisogno fare. Penso che ogni calciatore, se ha la possibilità di giocare in Italia, dovrebbe farlo almeno una volta nella vita. Sono un nuovo Odriozola pur dovendo mantenere le mie solite caratteristiche, infatti non posso perdere la velocità, né la spinta da dietro per creare pericoli. Ma negli aspetti difensivi, uscendo palla al piede da dietro, sto imparando molto. Mi piace tutto questo, sto diventando un calciatore migliore. Questo “Erasmus” calcistico sta dando i suoi frutti”.

Gli infortuni sono ciò che più l’ha limitata al Real?
“Sì. Sono una persona molto critica con me stessa. Non mi piace dare la colpa ad altro. La prima cosa che faccio quando le cose non vanno come vorrei che andassero è guardarmi allo specchio. Forse gli infortuni e la mancanza di continuità non mi hanno aiutato. Ad esempio, se l'ultima stagione fosse durata altri due mesi, sarebbe stato davvero un bene per me. Con Zidane, all'inizio, ho giocato le prime quattro partite, mi sono rotto la clavicola e la stagione è finita. Non ho potuto fare il precampionato... Penso che nei momenti in cui sono riuscito a guadagnarmi il posto e conquistare la fiducia della gente, siano accadute alcune fatalità che hanno fatto sì che non avessi continuità”.

Nel 2020 è passato al Bayern Monaco...
"Penso di aver battuto un record: cinque titoli, due con il Real e tre con il Bayern. Ma è stato agrodolce. In termini di titoli, è stato maestoso, qualcosa di difficile da ripetere. La Champions è il sogno di ogni calciatore, ma mi sarebbe piaciuto giocare un po' di più. Ho avuto un allenatore, Hansi Flick, che sta facendo molto bene. Ho imparato molto dai miei colleghi. È stata un'esperienza molto gratificante, indimenticabile. Ho appreso tanto a livello mentale da una persona in particolare: Joshua Kimmich, con cui ho un ottimo rapporto. È una persona che vive il calcio con una passione indescrivibile. Ho giocato con Lewandowski in Champions League, ma mi sarebbe piaciuto sentirmi più protagonista".