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ORSATO, L'arbitro si prenda la responsabilità di ciò che fa

di Redazione FV

"In campo l'arbitro che decide deve prendersi la responsabilità di quello che fa" è il pensiero dell'ormai ex arbitro Daniele Orsato, che in serie A ha chiuso la sua carriera nel recupero di Atalanta-Fiorentina della scorsa stagione, mentre la sua ultima gara in assoluto è stata il 6 luglio, Inghilterra-Svizzera, quarto di finale del campionato europeo.

"Il campo mi manca - ha raccontato durante il suo intervento al Festival dello Sport a Trento - Mi mancano i miei compagni di squadra: non solo i miei assistenti ma mi manca la CAN, il mio gruppo. Mi manca la possibilità di dare consigli a loro. Arrivato alla fine mi piaceva tanto farlo. Ma soprattutto mi manca il campo"

E ancora "Anche oggi continuo a girare nelle sezioni per trasmettere la passione. Non voglio che i giovani arbitrino "alla Orsato". Ma devono avere la mia abnegazione. Cosa vuol dire arbitrare "alla Orsato"? Scommettere su sé stesso, rischiare, sbagliare con la propria testa. Capire i propri limiti e quello in cui serve migliorare. L'insulto peggiore in campo? "Sei scarso". Ne ho ricevuti tantissimi in campo, negli anni, e anche ora ne ricevo. Quando sbagliavo io, allora passava il messaggio che gli arbitri italiani fossero scarsi. Lo ricordo sempre a Massa, Guida e Mariani. A me i calciatori non hanno mai detto "sei scarso"; se me lo avessero detto li avrei buttati fuori". 

"Un arbitro non può andare in campo senza conoscere le squadre - ha spiegato -come difendono, quali sono i giocatori che fanno blocco sulle punizioni, la loro attitudine, e poi chi ha più tendenza a cadere per terra" e infine "A fine partita agli allenatori, come a Gasperini, ho detto in alcune occasioni: "Inutile stringere la mano a me. Abbiate pazienza e rispetto degli arbitri giovani".