PALERMO, Così la Mafia intimoriva Zamparini
Fonte: gazzetta.it
Mafia e Palermo. Un connubio che è sempre difficile da allontanare e da sconfiggere. Stavolta però si parla, anche, di calcio. Il clan Lo Piccolo (i boss Salvatore e Sandro, padre e figlio, sono in carcere da alcuni mesi) aveva nel mirino il Palermo calcio e voleva sfruttare, per arricchirsi, i progetti di Zamparini riguardanti il nuovo stadio e un centro commerciale da costruire nella stessa zona. Per riuscirci, secondo le dichiarazioni del pentito Bonaccorso, non aveva esitato a ricorrere al classico avvertimento della testa di capretto mozzato (l'aveva ricevuta l'ex d.s. Rino Foschi a Natale 2006).
CAVALLI DI TROIA - Per arrivare al friulano e ai suoi affari, i Lo Piccolo avrebbero utilizzato due persone da sempre molto vicine all'ambiente rosanero: Giovanni Pecoraro, 47 anni, e Marcello Trapani, 39 anni, arrestati questa mattina con l'accusa, rispettivamente, di concorso esterno in associazione mafiosa (ed estorsione aggravata) e associazione mafiosa nell'ambito dell'inchiesta "Face off". Il nome di Pecoraro non è nuovo negli ambienti giudiziari in quanto era presente (accanto a quello del mafioso Totuccio Milano, altro tifoso del Palermo che aveva molta influenza nell'ambiente rosanero) nei "pizzini" ritrovati nel covo di Lo Piccolo senior al momento del suo arresto. Proprio a causa di quel coinvolgimento Pecoraro si autosospese da dirigente del settore giovanile del Palermo.
CONTATTI - I contatti però non erano comunque stati tagliati del tutto visto che Pecoraro è diventato procuratore di giovani calciatori palermitani, stesso lavoro che faceva l'avvocato Trapani, legale dei due boss. Tra gli assistiti di quest'ultimo molti giovani rosanero, alcuni dei quali, Cossentino e Carbonaro (ora in prestito in B), hanno esordito l'anno scorso in serie A con Colantuono in panchina. Da questa storia il Palermo e Zamparini ne uscirebbero comunque puliti. Dalle intercettazioni telefoniche tra i due arrestati emerge infatti che il presidente rosanero voleva fare pulizia ed allontanare entrambi (e con loro Foschi) dall'ambiente Palermo. E gli stessi investigatori hanno sottolineato che "Zamparini non si è mai piegato alle intimidazioni". Il presidente Maurizio Zamparini, a poche ore da Napoli-Palermo, replica così: "Sono contento che da questa vicenda emerge che il Palermo è una società pulita e gestita da persone per bene. So dai giornalisti che è stato arrestato un personaggio (Pecoraro, ndr) che avevamo già allontanato l'anno scorso". Sereno il commento del dirigente romagnolo: "Il Palermo di Foschi e Zamparini esce a testa alta da questa inchiesta, non abbiamo mai avuto a che fare con la criminalità".