PROF. DI PERRI, Castrovilli non si discuta. Il Covid...
Fonte: Radio Bruno Toscana
Il professor Giovanni Di Perri, direttore del reparto di malattie infettive dell'ospedale Amedeo di Savoia, ha parlato così della situazione italiana: "Grazie al cielo io sto bene, non mi lamento. In merito alla curva del contagio, va detto che l'unica misura che ha dimostrato di avere grande effetto è stato il lockdown, purtroppo. Ed è stato anche duraturo, ci è servito per qualche mese fino a quando la curva si è impennata di nuovo. Va detto che onestamente una ricetta non ce l'aveva nessuno, l'unica cosa era vedere paesi come la Corea partiti un mese prima di noi. Il provvedimento in sé può essere evaso da chiunque, il problema era creare nella mentalità del cittadino l'idea di proteggerci. Che potere avranno i provvedimenti presi dal Governo? Difficile dirlo. Spero che al di là del provvedimento, tutti capiscano che bisogna proteggerci. Uno non si sente a rischio ma potrebbe prenderla e passarla a qualcuno che è a rischio. La sollecitazione ai nostri ospedali è al limite".
I tempi per qualche cura?
"Non credo si possa parlare di una distribuzione del vaccino prima di dicembre, siamo ancora in fase di sperimentazione. Per ora è acclarato che funzioni, però bisogna capire se sarà protettivo. Penso che lo sarà, perché solo un quinto della popolazione va effettivamente protetto. Ci sono già evidenze che ciò accada, ma sono indizi, pur convincenti. Non ci serve chissà quale prodotto, ma basta che ci protegga un minimo".
Un commento sulla Fiorentina?
"Chiesa alla fine purtroppo è partito. Mi spiace perché è il secondo prodotto del nostro vivaio che andrà a vivacchiare nella Juventus invece che diventare uomini di Firenze. Gente come Antognoni e Batistuta fanno innamorare del calcio, come è ora sembra un po' all'acqua di rose, stile NBA americana. Il calcio ci serve come era, non come sarà. Probabilmente avrei fatto la stessa cosa di Chiesa, lo capisco, però ho paura che per il calcio italiano non abbia fatto una grande cosa. Ora spero che quelli che abbiamo ce li teniamo. Castrovilli? Non si discuta: è un numero 10".