SERIE A, Altro nodo: giocatori inflessibili sui contratti
Fonte: TMW
Mentre la politica del calcio sfoglia la margherita, a poche ore dalla dichiarazione di Spadafora che mette di fronte un muro per la ripartenza. E poi i club che prima vogliono ripartire compatti, poi si sfilacciano e pensano solo a come avere i soldi della terza rata di Sky, perché questo è il problema principale, non tanto ricominciare. La federazione francese che sospende i campionati, di fatto, dà un bell'assist sia al Governo - che così si deresponsabilizza, come sta facendo in qualsiasi settore del paese - sia al calcio italiano che, però, nel frattempo è sotto il pressing di Bundesliga, Premier e Liga: dovessero ripartire tutti e tre l'idea è che la Serie A dovrà ripartire molto sotto a questi campionati.
CAOS CONTRATTI - Il problema vero, però, è un altro. Molti club hanno deciso di decurtare gli stipendi sui mesi non giocati, anche perché la Lega Serie A ha lasciato ampio spazio di manovra alle singole squadre. E in questo senso il problema vero sarà al 30 di giugno. C'è un fronte comune, da parte dei calciatori di non andare oltre a quella scadenza. Per fare un esempio: Dries Mertens avrà scadenza e poi probabilmente se ne andrà, per percepire uno stipendio più elevato all'Inter. Perché un giocatore dovrebbe, dopo essersi decurtato l'ingaggio, unilateralmente scegliere di rimanere al Napoli per altre settimane/mesi? È un nodo di difficilissimo scioglimento.
LE LINEE GUIDA - La FIFA ha cercato di dirimere il caos, ma per ora non ci è riuscita, anche perché i contratti parlano chiaro e, eventualmente, qualcuno dovrebbe "pagare" il disturbo. Sembra però che la flessibilità, da parte di molti calciatori, non ci sia. Nessun nome, nemmeno quello di Mertens, ma anche per i prestiti non ci sarebbe accordo. L'impressione è che, in realtà, nessuno voglia tornare a giocare davvero, se non per esercitare i propri diritti e per non rischiare un decremento esagerato delle entrate. Ed è il filo che continua a tenere in vita la stagione di Serie A.