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5 LUGLIO 1982, GILA E PABLITO... È NATA UNA STELLA

di Stefano Borgi

Lo hanno definito un predestinato, l'erede di Paolo Rossi (e come Paolo Rossi è diventato campione del mondo). Da allora il 5 luglio 1982 è il suo giorno, e non solo perchè è la sua data di nascita. Alberto Gilardino nasce di lunedì, alle 7 e 30 del mattino, e subito si dirà: "quel ragazzo sarà un gran lavoratore". In un certo senso, chi lo disse, non si sbagliava. Certo, definire il gioco del calcio un lavoro è dura, sopratutto in questo momento di crisi. Ma tant'è... questo il destino ha riservato ad Alberto, e lui ce l'ha messa tutta. Si, Alberto è un gran lavoratore...del pallone. Poche ore più tardi si consumava la degna prosecuzione di Italia-Germania 4-3, ovvero Italia-Brasile 3-2. Si gioca il mondiale di Spagna, e al Sarrià di Barcellona fa molto caldo. In campo gli azzurri di Bearzot (per i viola giocano Antognoni e Graziani), di fronte Junior, Falcao, Cerezo, Socrates, Zico, Eder... dobbiamo andare avanti? Un'impresa disperata si disse, ma si sa... quando c'è da fare il miracolo l'italiano medio non ha eguali. Ed anche quella volta non si smentì. Intanto a Biella si festeggia (anzi a Cossato, dov'era la maternità), è nato il primogenito, si chiama Alberto. Da grande farà il centravanti, anche se nessuno ancora se lo immagina. O forse si, forse papà Gianfranco ha un presentimento e per non sbagliare, abbandona per qualche ora la famiglia allargata, e fugge a Biella per vedere Italia-Brasile. Sono le 17 e 15, e pochi minuti nasce la stella di Paolo Rossi. Poche ore prima era nata la stella di Alberto Gilardino. Un giorno i due si incontreranno, con al collo la medaglia di campioni del mondo, e ne avranno di cose da raccontarsi. Gilardino come Paolo Rossi (si pronuncia per nome e cognome, come se fosse una parola sola) si è detto spesso, per caratteristiche, per il fiuto in zona gol, per la comune abilità in area di rigore. Perchè sono due persone per bene. Perchè entrambi sono "nati" il 5 luglio 1982.

P.S. Scusate ma non possiamo tacere, non possiamo dimenticare... Italia-Brasile è anche la partita di Giancarlo Antognoni. Nel bene e nel male. Giancarlo, in quei 90', risulterà il migliore in campo (fin qui tutto bene), poi l'arbitro israeliano Klein, a pochi minuti dalla fine, annulla il gol del 4-2 per l'Italia. Un gol regolare, bellissimo (un tap-in da sottomisura, di controbalzo) il gol di Giancarlo Antognoni. Qualche giorno dopo il "capitano" viola disputa la semifinale contro la Polonia: obiettivo, segnare a tutti i costi. Per lasciare un'impronta, per giocare la finalissima di Madrid. La voglia di strafare lo tradisce e, dopo 20' condotti ad altissimo livello, nel tentativo disperato di arrivare su un pallone per scagliarlo verso la porta avversaria, incoccia i tacchetti di tal Matysik, difensore polacco, che gli procura una ferita lacero-contusa al collo del piede destro. Niente da fare, "Antonio" salta la finale, sfuma l'occasione della vita. A pochi chilometri di distanza, una stella bella come e più delle altre, smette di brillare... Ma questa è un'altra storia.