A CUOR LEGGERO?
Sensazioni sparse, il giorno dopo la fine del campionato. Sensazioni ben lontane, e diverse, da quelle che un po' si tutti si auguravano. Nomi nuovi, figure diverse, e nuove idee. Queste, in sintesi, le speranze del popolo viola che per il momento ADV ha rimandato di altre due settimane. Niente di male a voler operare senza fretta, per carità, ma il prezzo di un cambiamento che, per il momento, nemmeno si vede è come minimo da mettere in conto. E non ci riferiamo certo agli attacchi diretti a chi alla fine ci mette i soldi. Ma ci riferiamo più in generale allo sconforto di chi domenica ha assistito, con fatica, agli ultimi tristi 90 minuti di questa squadra. E anche a chi ha scelto la protesta più silenziosa dell'assenteismo da stadio.
Andrea Della Valle domenica, quando se n'è andato, ha mostrato una stizza più che giustificabile, sia chiaro. Ma se nel calcio taluni attacchi sono all'ordine del giorno (chiedere alle strisciate del nord nelle annate in cui non vincono), è altresì vero che difficilmente in Italia si è visto picconare l'entusiasmo di un ambiente come hanno fatto i dirigenti viola, diesse in pectore incluso, cui va la responsabilità dello stadio di ieri, e quindi anche di talune contestazioni. Fra mercati scellerati, dichiarazioni al vetriolo contro i "traditori", proclami falsati dai risultati sul campo, cartellini viola non concessi e patti non rispettati, può anche starci il malumore. Tanto più nell'anno della rincorsa affannosa alla salvezza, e dello schiaffo a cinque dita bianconere. Non l'offesa, ma il malumore e la delusione sì.
Nel mezzo c'è, però, un presidente che ha detto di voler ancora investire. Un presidente che ha promesso di riportare la Fiorentina a livelli competitivi. Non con i toni dell'altro presidente viola (le "comunicazioni a breve" sono rimaste in sospeso come l'idea che "sarà una grande Fiorentina"), ma pur sempre con la voglia di una famiglia di continuare a credere nella faccia sportiva di Firenze. Nessuno, quindi, si sogna di giudicare l'operato di Della Valle ancora prima che le prime mosse diventino ufficiali, ma al tempo stesso restano le perplessità per un rinnovamento che avrebbe potuto essere operato in tempi non sospetti (Corvino è stato esautorato più di 50 giorni fa) e con diverso anticipo (per avviarsi per tempo alla costruzione di una squadra, qualunque essa sia. Che sia fatta di campioni o di giovani da consegnare al calcio che conta).
Anche perchè, poi, quelle stesse perplessità che da più parti si respirano in città sembrano oggi specchiarsi con i tempi dilatati delle risposte che la stessa Fiorentina attende. Esattamente come sul mercato per i nomi che sembravano già viola, e poi mai arrivati. In altri termini, dopo le difficoltà per arrivare a Sartori, oggi emergono quelle per arrivare ad Oriali. Un dirigente che, per inciso, non sembra voler chiudere del tutto la porta alla Fiorentina, ma che al tempo stesso pretende i giusti tempi per ponderare una decisione pesante. Tramutando l'ottimismo dei giorni scorsi sul suo arrivo, in un pessimismo crescente.
C'è di che capirlo, del resto, Oriali se l'offerta dei Della Valle è di quelle sulle quali non chiudere occhio. Guerini, qualche giorno fa, ha fatto capire che 9 uomini di calcio su 10 verrebbero di corsa a Firenze, allenatori inclusi in attesa che arrivi un diesse. Eppure, con una piazza delusa, un'apatica contestazione diffusa, uno stadio praticamente vuoto, una rosa da costruire e un budget tutto da chiarire (ma indicativamente ristretto, almeno in proporzione a quanto c'è da cambiare e da quali ambizioni siano state rilanciate a parole) chi accetterebbe la sfida di ricostruire questa Fiorentina a occhi chiusi e cuor leggero?