A RIGOR DI LOGICA
Se non è da un rigore che si giudica un giocatore (lo cantava De Gregori) da chi lo calcia si possono intuire molte cose. Ad esempio la gerarchia dei rigoristi spesso condivisa con il tecnico, o la personalità di colui che s’incarica di tirare o infine, almeno nel peggiore dei casi, il grado di anarchia che regna in uno spogliatoio.
Lo sa bene la Fiorentina che negli ultimi anni ha visto accadere un po’ di tutto, tanto che forse anche per questo motivo Pioli ha tenuto a precisare, dopo l’episodio di Benevento, che il rigorista attuale si chiama Cyril Thereau. La richiesta di calciare dagli undici metri da parte di Babacar, d’altronde, non è una novità e la casistica, non solo in casa viola, è ricca di aneddoti.
Andando indietro nel tempo ecco Mihajlovic e Adriano che, ai tempi dell’Inter, si giocavano rigori e punizioni a pari o dispari per arrivare fino alle recenti e milionarie pressioni del PSG, cadute poi nel vuoto, per invitare Cavani a lasciar spazio dal dischetto a Neymar. Storie non troppo lontane da quanto osservato anche al Franchi. Cominciò tutto nell’ultimo anno della gestione Prandelli, quanto Jovetic si trovò per ben due volte costretto ad abdicare di fronte al ruolo di rigorista scelto.
Prima Gilardino contro il Genoa (in una gara finita 3-0 con tanto di primo gol in Serie A di Babacar) poi Vargas contro il Chievo (e in quel caso i viola uscirono sconfitti 2-0) di fatto scipparono il pallone al montenegrino mandando su tutte le furie Prandelli.
La prese con molta più filosofia Vincenzo Montella, recentemente alle prese (tra le altre) con le diatribe rossonere dagli 11 metri tra Niang e Bacca l’anno scorso e tra Ricardo Rodriguez e Kessie quest’anno. A Parma, con un Mario Gomez in evidente crisi, l’Aeroplanino assecondò la scelta del tedesco di prendersi la responsabilità di un rigore fondamentale, ma l’esito fu negativo (finì 1-0 per i ducali nel gennaio 2015) e da allora si tornò all’originario rigorista, ovvero Gonzalo Rodriguez.
Molto meno coinvolto apparve infine Paulo Sousa, soprattutto negli ultimi mesi della sua esperienza fiorentina. In assenza del prescelto Ilicic si erano già presentati sul dischetto sia Kalinic (prima stagione di Sousa, contro la Juve, con parata di Buffon) che Bernardeschi (gennaio 2017, segnando contro l’Udinese) ma con Inter e Sassuolo le discussioni non mancarono.
Contro i nerazzurri furono Bernardeschi e Babacar a contendersi la sfera (vittoria per 5-4 ma rigore fallito dal carrarino) mentre a Sassuolo a mettersi di mezzo fu Kalinic che ebbe la meglio su Bernardeschi per poi sbagliare il penalty (risultato finale 2-2). Altre squadre, altri spogliatoi, altri allenatori, è ovvio, ma sulla logica dei rigori e dei rigoristi, dopo Benevento, è chiara a tutti la visione di Pioli.