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A RUOLI INVERTITI

di Tommaso Loreto

In principio c'era la sala stampa. Anche quasi tutti i giorni. Un po' tutti i giocatori si sedevano davanti al microfono e fornivano la loro versione. Scontata o meno, banale che fosse come le tante parole di questo mondo pallonaro, la dichiarazione media del calciatore di turno finiva poi sui giornali e diventava di pubblica opinione. Poi è calata "l'austerity". In linea con gli allenamenti chiusi e blindati, anche i giocatori hanno smesso di parlare. Qualche battuta nel dopo gara (spesso e volentieri per commentare risultati deludenti, per non dire deprimenti) e poc'altro.

Certo, a pensare quale e quanta banalità si portano dietro (di solito) i calciatori, ci sarebbe di che rallegrarsi dopo le uscite di Behrami e Natali. Il problema è che, al di là di dichiarazioni finalmente sincere e poco mediate, trattasi di uscite che sembrano di competenza di tutti, fuorchè di coloro che dovrebbero solo pensare ad andare in campo. Sia nel caso di Behrami su Corvino, che in quello di Natali, addirittura in versione cronista del futuro viola. Senza contare che dai giocatori è lecito attendersi di vederli correre, possibilmente provare a vincere, e soprattutto evitare figure dello spessore di quelle ammirate negli ultimi due campionati.

Non risulta, infatti, che la Fiorentina, la squadra e i suoi interpreti in particolare, sia reduce da due annate straordinarie. Anzi. E se è vero (come da tempo andiamo scrivendo su queste pagine) che gran parte delle colpe ricadono sulla società, sui dirigenti e sulle loro scelte (Corvino incluso), è altresì vero che in campo, da due stagioni, ci va questa squadra. Con o senza interventi negli spogliatoi. Anche perchè, di confronti negli spogliatoi, questo gruppo ne ha avuti parecchi, senza che tuttavia qualcosa cambiasse negli atteggiamenti in campo, tantomeno nella preparazione alle partite che (Behrami dixit) cominciava soltanto dal venerdì.

Vien da pensare, allora, che se Natali e Behrami hanno deciso di rompere gli argini delle parole, forse, prima di sparare su un dirigente già messo alla porta, o di raccontare i futuri scenari dirigenziali, avrebbero potuto entrambe scusarsi, di nuovo, per uno 0-5 che nessuno dimenticherà mai, o per un altro campionato, questo, in cui la lotta per la salvezza è diventata ben presto la realtà con la quale convivere. Soprattutto questi, del resto, sono gli argomenti che competono a loro, e non quelli legati ai dirigenti o ai futuri assetti del club,