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"ACCADDE OGGI", Gol e lacrime... gioia o dolore?

di Stefano Borgi

Non ce ne voglia Roberto Pruzzo, ma il dubbio è legittimo. Lo osservammo bene "O Rey de' Crocefieschi" dopo quel gol decisivo... non ci fu esultanza, nè disperazione, solo un gesto di compiacimento che, per quanto ci riguarda, poteva nascondere anche delle lacrime. Lacrime sincere che, per una volta, non sarebbero state di coccodrillo. Roberto Pruzzo, dopo 10 anni nella Capitale, dopo 240 presenze e 106 reti in serie A con la Roma (fu tre volte capocannoniere, quando fare gol era un mestiere difficile...) dopo essere stato l'idolo incontrastato della curva sud, salta su un pallone innocuo e realizza il gol che elimina la "sua" Roma dalla corsa Uefa. E' la bellezza del calcio, è la crudeltà del calcio. Ma andiamo con ordine. E' la stagione '88-'89, e per circa 24 giornate fu una grande Fiorentina. In panchina sedeva Sven Goran Eriksson, in campo faceva meraviglie la favolosa B2, Baggio-Borgonovo. Inter e Juve battute al 90', vittorie roboanti come il 3-0 nel derby col Pisa, il 3-0 con la Lazio, un 4-1 in rimonta al Cesena, il 2-1 esterno contro una già fortissima Sampdoria. Gol e spettacolo a go-go. Fino al calo, inevitabile, con la rimonta, ineluttabile, di una Roma griffata Nils Liedholm. All'ultima giornata la classifica recita: Fiorentina e Roma settime classificate a pari merito con 34 punti... è spareggio, ed è giusto così.

Si gioca il 30 giugno 1989 sul neutro di Perugia e la Fiorentina parte a razzo. Fa un caldo bestiale, capace di spezzare le gambe a chiunque provi a sfidarlo. Per la Fiorentina è la 45° partita stagionale ed il serbatoio segna rosso fisso. Non sarà questo, però, a spezzare le gambe di Roberto Pruzzo, o per meglio dire il cuore, fino a pochi mesi prima giallorosso. Andiamo in cronaca: sono passati appena 7 minuti, affondo di Di Chiara (anche lui nato a Roma, cresciuto nella Roma...) tiro radente respinto da Tancredi in calcio d'angolo. Dalla bandierina scambio stretto tra Alberto e Roberto Baggio, cross tagliato del "divin codino" e Tancredi, come dicevano gli antichi, "esce a farfalle". Da quelle parti, quasi disinteressato, si aggirava Roberto Pruzzo che (non ce ne voglia ancora una volta) avrebbe voluto essere ovunque tranne che a saltare su quel pallone. Stacco neanche troppo convinto, impatto vincente e pallone che rotola in rete. Fiorentina-Roma 1-0. Quello sarà anche il risultato finale, dopo che i giallorossi, nei seguenti 83', avrebbero strameritato il pareggio e forse la vittoria. Ci pensò Marco Landucci, portiere poco più che normale per una volta miracoloso, ci pensarono le ultime stille di sudore di Roberto Baggio, ci pensò (appunto) Roberto Pruzzo che quel giorno disputava la sua settima partita stagionale da titolare. Sette su 45, una presenza quasi impalpabile, favorita quel giorno dall'assenza di Stefano Borgonovo, già rientrato alla casa madre Milan per fine prestito. Impalpabile certo, ma non quella volta. Quella volta, davanti a 20.000 tifosi viola giunti a Perugia con ogni mezzo, la "Dea Eupalla" aveva deciso di rovinargli la festa, il destino rio e beffardo gli aveva regalato l'ultima gioia e l'ultimo dolore...allo stesso tempo, per quella che era l'ultima partita di una splendida carriera. Caro "O Rey..." porta pazienza, del resto anche Martin per un solo punto perse la cappa...


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