.

ALLA FACCIA DELLA TECNOLOGIA

di Tommaso Loreto

Era stata invocata come unica salvatrice della patria, adesso la moviola si è ufficialmente allargata prendendosi l’intero palcoscenico della Serie A. Il VAR la fa sempre più da padrone, stravolgendo usi e costumi, ribaltando gerarchi e sostanzialmente facendo andare fuori di testa praticamente tutti. Ultimo in ordine temporale Luciano Spalletti, che non ha per niente digerito il rigore concesso dopo oltre 100 minuti per presunto fallo di mano di D’Ambrosio. Prima c’era già stato un altro rigore concesso all’Inter (stavolta il VAR aveva illuminato il tocco di mano di Edimilson), un gol annullato a Biraghi (fallo di Muriel in precedenza) e almeno un paio di review sugli eventuali off-side in occasione dei primi due gol. 

Insomma ieri sera per l’arbitro in campo, Abisso, e per quello al VAR, Fabbri, non è mancato il lavoro, con tanto di scenette surreali come quelle viste sul finale di gara: da un lato tutte e due le squadre dietro all’arbitro a dare la propria opinione sulla mano (o il petto) di D’Ambrosio e Gagliardini che uscendo dal campo mostra ad Abisso le immagini sul telefono. Il calcio ai tempi del VAR, la tecnologia ovunque, le immagini che dovrebbero chiarire e il protocollo che fa sempre e comunque discutere. Sembra che lo sport più amato dagli italiani non sia più lo stesso, ma siamo sicuri che sia davvero tutta colpa del VAR. 

In fondo non sono le immagini a decidere se e quando devon esser prese in considerazione, bensì gli arbitri che si trovano di fronte al bivio: ascoltare cosa suggeriscono gli addetti alla moviola o fare di testa propria. I casi in questione, soprattutto quest’anno, si sprecano e là dove si è cercato d’inserire oggettività (i falli di mano) è ancora spesso e volentieri discutibile il ricorrere o meno al VAR. Un po’ come la testardaggine di Abisso che ieri sera, dopo 100 e passa minuti, ha voluto proseguire sulla strada del rigore che aveva concesso a velocità normale. Aspetti che riportano sempre e comunque gran parte del potere alla discrezionalità dell’arbitro. Che con tutte le conseguenze del caso, alla faccia della tecnologia, continua a influenzare parecchi risultati. E a prescindere che la Fiorentina ne esca favorita o penalizzata, c’è ben poco di cui dirsi soddisfatti